Volantino distribuito alla manifestazione contro la veglia omofoba a Livorno il 27 settembre
Dopo che lo scorso anno centinaia di persone erano scese in piazza a Livorno contro la manifestazione omofoba promossa da un’associazione per la difesa della famiglia tradizionale e sostenuta dalla gerarchia clericale, dalla destra più retriva e dai fascisti, questi provocatori tornano a farsi vedere con una nuova manifestazione.
La cosiddetta famiglia tradizionale è basata su una rigida gerarchia e sulla subalternità della donna, che sopperisce alle esigenze della riproduzione sociale. L’attacco economico e politico portato avanti in questi anni ai servizi sociali, all’assistenza, alla sanità, alla scuola, riporta all’interno della famiglia quei servizi che dovrebbero essere a carico della società, rafforzando ancora di più il ruolo dell’istituzione familiare tradizionale e l’ingiustizia sociale che essa rappresenta, basata sul sessismo e sulla gerarchia dei generi ben definiti nei loro ruoli. Ecco dunque che qualsiasi volontà di creare legami di affetto e di solidarietà che sfuggano all’impianto della famiglia tradizionale o che non siano riconducibili alla identificazione rigida dei ruoli legati al genere rappresenta qualcosa di incontrollabile, che sfugge al dominio e che va represso. Per questo motivo dietro alle campagne per la difesa della famiglia tradizionale troviamo razzismo, omofobia, fascismo.
Un ruolo particolare, nella difesa della famiglia tradizionale, è svolto da sempre dalla Chiesa cattolica, struttura gerarchica, retriva ed oscurantista, ostile a qualsiasi istanza di autodeterminazione. Da qualche tempo anche a Livorno assistiamo alla volontà della curia vescovile di dar voce alle istanze più tradizionaliste e retrive, spesso contigue ad ambienti neofascisti. A Livorno, con il consenso e la protezione del vescovo si svolgono cerimonie dei cattolici tradizionalisti fortemente politicizzate, nei giorni scorsi si è tenuto un pellegrinaggio accompagnato da un convegno intitolato “la follia gender”, ma ricordiamo ricordiamo anche la processione a Montenero del 2009, che fu propagandata anche da Forza Nuova; nelle scuole pubbliche, per volontà della curia, è stata ripristinata la presenza dei preti per l’insegnamento della religione; gli interventi del vescovo sulla politica cittadina e internazionale sono caratterizzati da toni aggressivi, mentre nelle gerarchie religiose assume sempre più potere Comunione e Liberazione, di cui un noto esponente si è candidato alle elezioni amministrative dello scorso anno sostenendo Nogarin al ballottaggio.
Quindi, se gli omofobi una volta l’anno decidono di fare una comparsata a Livorno, se la questura, come lo scorso anno, limita e impedisce manifestazioni di protesta contro una presenza che è un’evidente provocazione questo può avvenire perchè nella nostra città c’è un terreno favorevole alle forze oscurantiste e reazionarie. E’ dunque quotidianamente che va svolta la battaglia contro la restrizione di qualsiasi espressione di dissenso, contro i blocchi di potere più o meno evidenti, per l’affermazione della libertà e dell’autodeterminazione, nelle relazioni sociali come in quelle personali, che devono essere libere da vincoli legali e da pregiudizi, per la costruzione di una società nuova, dove non sia presente nessuna forma di oppressione, economica, politica o religiosa.
Né dio, né stato, né famiglia!
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