La fame. Dedicata a te.

L’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile è un programma d’azione per le persone, il pianeta e la prosperità sottoscritto nel settembre 2015 dai governi dei 193 Paesi membri dell’ONU. Dal 2015 ad oggi la condizione delle classi sfruttate e dei ceti popolari è peggiorata.

L’obiettivo 2 dell’Agenda impegna i governi firmatari a sconfiggere la fame: porre fine alla fame, garantire la sicurezza alimentare, migliorare la nutrizione e promuovere un’agricoltura sostenibile. In Europa e in Italia i governi non hanno fatto niente per raggiungere questo obiettivo

Secondo Eurostat, l’ufficio di statistica dell’Unione Europea, nel 2021 quasi un cittadino europeo su dieci era in condizione di povertà assoluta, mentre uno su cinque era a rischio povertà riguardo ad uno degli indici usati per calcolare la povertà, cioè la possibilità di consumare carne, pesce o vegetali equivalenti almeno una volta ogni due giorni. E con la pandemia la situazione è peggiorata.

La soglia del rischio di povertà è definita quando il reddito disponibile non raggiunge il 60% del reddito medio procapite dello stato considerato. Per quanto riguarda l’Italia, il reddito medio (2020) è stato calcolato in quasi 34 mila euro, quindi la soglia di povertà si aggirerebbe attorno ai 20mila euro procapite.

Secondo quanto afferma l’alleanza italiana per lo sviluppo sostenibile l’Istat conferma l’impatto della pandemia sulla povertà, impatto che si riflette anche nel peggioramento delle condizioni di accesso al cibo e, come logica conseguenza, nel ricorso a diete alimentari non sufficienti o squilibrate nelle componenti nutrizionali.

Da tutto ciò l’Alleanza deduce il rischio concreto di una capacità ancora minore, da parte dell’Italia, di sostenere lo sviluppo dei Paesi meno avanzati.

I dati Istat, fermi comunque al 2021, ci forniscono un quadro desolante: le persone che si trovano in condizione di povertà assoluta è quasi triplicato, passando da circa un milione e 900mila a cinque milioni e 600mila, compreso un milione e 400mila minori.

In realtà chi è povero riesce comunque a procurarsi un pasto, ma la qualità è pessima. Si calcola che chi ha un reddito e un livello d’istruzione più basso mangia peggio; le donne hanno il 90 per cento e gli uomini il 50 per cento di probabilità in più di essere obesi se si trovano nella fascia di reddito più bassa, e questo in Europa, come mostra il rapporto “Il fardello dell’obesità” curato dall’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico. I bambini sono le prime vittime di un’alimentazione sbagliata: abbiamo visto che in Italia nel 2021 un milione e 400 mila minori sono in condizioni di povertà assoluta e non dispongono di una alimentazione adeguata, mentre il 37 per cento dei bambini di 9 anni è obeso, secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità: chi è obeso da piccolo è più esposto a malattie cardiovascolari e metaboliche da grande.

Questa estate il ministro dell’agricoltura ha affermato che chi è povero mangia meglio “perché compra dal produttore e a basso costo prodotti di qualità”. Queste parole sono il segno dell’indifferenza, quando non del compiacimento con cui questo governo guarda al peggioramento delle condizioni di vita della maggior parte della popolazione.

Un governo che ha dichiarato guerra ai poveri, come dimostrano le misure, tutte nell’ottica del risparmio rispetto alle precedenti, adottate in questo anno. La monetarizzazione dell’assistenza sociale è l’ennesima presa in giro: nei primi otto mesi di quest’anno i prezzi dei prodotti alimentari sono aumentati del 9,3 per cento. Un governo che mette al primo posto lo sviluppo economico, cioè l’accumulazione capitalistica, e la guerra e l’economia di guerra non può preoccuparsi delle condizioni di chi è “colpevole” di essere povero.

È questa la carta dedicata a te che ti manda il governo.

Tiziano Antonelli

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