La vicenda dei rifiuti a Livorno e la crisi della società per azioni che si occupa dell’igiene urbana hanno occupato le prime pagine dei giornali alla fine del 2015, ma nonostante non sia più all’attenzione degli organi d’informazione nazionali, la situazione è tutt’altro che risolta.
Sulle spalle dei lavoratori che lavorano per Aamps, la società che ha come unico azionista il Comune di Livorno, e dei cittadini che rischiano di veder tagliati i servizi per ricapitalizzare la società, o interrotta la raccolta dei rifiuti, si sta combattendo la battaglia tra la nuova amministrazione a guida Movimento 5 Stelle, e il Partito Democratico ora all’opposizione. Al centro del contendere, oltre alla poltrona di primo cittadino, c’è la costruzione del nuovo inceneritore, bloccata dalla nuova amministrazione.
Il sindaco Nogarin e il Movimento 5 Stelle si vantano di aver scoperchiato la pentola di una gestione clientelare dell’azienda, e la scelta di percorrere la strada del concordato preventivo per Aamps è stata presentata come un passo necessario verso il risanamento.
La scelta di bloccare la costruzione del nuovo inceneritore, al contrario, è stata solo un contentino per i comitati che per anni hanno messo sotto accusa la politica ambientale del Partito Democratico, che ha fatto del territorio livornese la discarica di tutta la Toscana e che, oltre all’inceneritore, vede la presenza di ditte private destinate al trattamento di varie tipologie di rifiuti, che periodicamente provocano incendi e nubi maleodoranti che avvolgono la città.
E’ stata l’azione di questi comitati che ha messo alle corde la gestione affaristica e clientelare della città, provocando quell’emorragia di voti che ha permesso al Movimento 5 Stelle di conquistare la carica di primo cittadino con un’armata Brancaleone che andava da esponenti dei comitati a transfughi dei vecchi gruppi di potere livornesi. La lotta elettorale è stata un po’ la tomba dell’azione dei comitati, e la giunta Nogarin ha cercato di barcamenarsi di fronte al collasso dell’Aamps e al disastro ambientale provocato dalla gestione dei rifiuti ma, senza l’azione diretta di un movimento autorganizzato, è stata costretta a cercare soluzioni tampone delle quali il concordato preventivo è solo l’ultimo passo in ordine di tempo.
Ora, a sostegno dell’Aamps e del nuovo inceneritore è sceso in campo il capo dell’organizzazione cattolica di Livorno, Simone Giusti, vescovo che, intervistato da un quotidiano, ha fatto sapere che la curia livornese ha consultato degli analisti contabili, che hanno dichiarato che l’Aamps non è un’azienda decotta. Non c’era certo bisogno, per la Chiesa, di consultare degli analisti, visto che la crisi finanziaria dell’Aamps è provocata in gran parte dai mancati pagamenti di clienti influenti come, appunto, la Chiesa oppure l’Accademia Navale, che risultano ai primi posti fra i creditori dell’azienda. La Chiesa livornese inoltre deve al Comune centinaia di migliaia di euro di tasse non pagate, con le quali l’azienda potrebbe essere ricapitalizzata senza intaccare i fondi per i servizi ai cittadini.
Nell’intervista Simone Giusti sfoga tutto il suo livore contro la decisione di non costruire l’inceneritore, accusandola di essere una scelta ideologica. “Davanti al futuro delle persone le letture ideologiche devono lasciare spazio alle soluzioni” dice precisamente nell’intervista; e mi chiedo quale altra ideologia può essere così perniciosa per il futuro delle persone, della loro salute e della loro vita, del furore incendiario degli speculatori delle ciminiere? Di quali soluzioni parla, eminenza Giusti? Della soluzione delle malattie, dei tumori, delle morti precoci, di cui Livorno ha il triste primato, o della soluzione dei problemi degli affaristi, che hanno visto i loro profitti decurtarsi per la mancata costruzione del nuovo inceneritore? Credo che la religione del signor Giusti, capo della gerarchia cattolica livornese, sia più sensibile alle sofferenze dei portafogli che a quelle provocate dalle malattie dei cittadini comuni.
Intanto la crisi dell’Aamps si trascina stancamente: i lavoratori si lasciano strumentalizzare dalle lotte di potere mentre i comitati non riescono a riprendere l’iniziativa dopo il turbine elettorale che ha distratto gli attivisti, portando alcuni a credere che dentro le istituzioni ci fosse una strada più breve per risolvere i problemi ambientali di Livorno.
L’azione diretta, l’autorganizzazione hanno messo in luce il collasso dell’Aamps e il disastro della politica ambientale a Livorno; solo l’autorganizzazione e l’azione diretta, dei lavoratori e dei cittadini possono risolvere e il collasso e il disastro, alla faccia delle lotte di potere del ceto politico e alla faccia delle prediche interessate di chi è sempre stato dalla parte dei potenti e dei privilegiati.
Tiziano Antonelli