Gianandrea Ferrari, Pensieri libertari

Partiamo con accompagnata da una indiscussa padronanza della materia, Gianandrea Ferrari, anarchico, libraio e libertario, ha sfruttato i tempi morti e le incertezze del momento, praticando il più efficace detournement due banalità, una più scontata dell’altra, che però mi paiono appropriate: la prima è che “non tutto il male viene per nuocere”, la seconda, per citare il nostro De André, che dal letame può nascere un fiore. Oggi 19 luglio 2020, pare che non sia ancora finita ma che ci aspetti, probabilmente, se non il peggio, altrettanto. Pandemia, Covid 19, lockdown (o coprifuoco sociale come lo definisce, con particolare efficacia, Ferrari) e chi più ne ha più ne metta, hanno fatto il loro sporco lavoro, costringendoci a una dimensione esistenziale e a una vivibilità sociale che hanno profondamente alterato il nostro quotidiano. Ebbene, con una intuizione geniale, permessa e situazionista. Un vero e proprio ribaltamento: dall’atonia delle case sbarrate all’apertura su un mondo tanto poco conosciuto quanto da far conoscere. E il risultato è questo, un libro fiorito giorno per giorno, un prezioso strumento di conoscenza, una raccolta di saperi. Una scoperta quotidiana!

In sostanza si è venuta a creare una sorta di summa dell’anarchismo, della sua storia e delle sue espressioni, nella loro molteplicità e disomogenea omogeneità. Non solo dell’anarchismo, quello militante e strutturato, ma anche, e qui sta l’originalità, di quanto, nella sua specificità, ha espresso una profonda attinenza con il pensiero libertario. E infatti, accanto ai ritratti dei grandi del movimento, da Fabbri a Malatesta, da Cafiero a Berneri, da Damiani a Borghi, da Durruti a Bakunin, incontriamo figure come Carlo Pisacane, Oscar Wilde e Lev Tolstoi, la musica e lo spirito dei “meravigliosi” anni sessanta e settanta, Joan Baez, de André, Guccini, il movimento Beat e i Provos olandesi, e poi l’Internazionale, e Veronelli e l’editoria pirata, il 25 Aprile e i fratelli Cervi, Monte Verità e la straordinaria esperienza di Julian Beck e Judith Malina con il Living Theatre. Se ancora non c’è tutto (ma credo di poter dire che, un po’ alla volta tutto ci sarà) c’è davvero tantissimo, a testimonianza della capacità di Gianandrea di cogliere quanto si è mosso e si muove attorno al nostro movimento e alle nostre idee.

Come si può vedere sfogliando le pagine del liro, si tratta di una formula letteraria quanto mai originale, preziosa nelle finalità, appassionante nei contenuti, il risultato di un amore sconfinato dell’autore per i suoi ideali e per il suo coinvolgente mestiere di libraio specializzato nella storia sociale. La vita personale di Gianandrea si intreccia fortemente, infatti, con tutto quello che ci racconta, tanto nella sua esperienza vissuta quanto nei suoi interessi sociali e culturali. E la dimostrazione di questa capacità di trasmettere così sapientemente quanto si muove attorno a lui la si incontra nella ricca bibliografia a corredo di questo lavoro, utile strumento per chi voglia approfondire gli argomenti trattati. L’anarchico e il libraio procedono di pari passo, in perfetta sintonia, e l’eccellente risultato è sotto gli occhi di tutti.

Un grazie anche alle Edizioni Bruno Alpini che hanno voluto dare un seguito immediato al lavoro di Gianandrea Ferrari, pubblicando in tempi rapidissimi un vero e proprio instant book.

Massimo Ortalli

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