L’emanazione del cosiddetto decreto sicurezza e la sua approvazione presentano evidenti elementi di forzatura esercitati dal Governo che consolidano ancor di più la tendenza all’accentramento dei poteri.
È quanto si evince dalla relazione presentata dall’Ufficio del Massimario e del Ruolo della Corte di cassazione, una sorta di ufficio studi con il compito di svolgere l’analisi sistematica della giurisprudenza di legittimità.
La relazione è molto lunga ed articolata; per questa riflessione è sufficiente occuparsi del capo 3 della premessa, che si occupa delle problematiche costituzionali generali. L’Ufficio riprende nel proprio scritto quanto affermato dall’Appello per una sicurezza democratica, secondo il quale siamo di fronte a un “vero e proprio vulnus causato alla funzione legislativa delle Camere”, dato che l’iter legislativo del d.d.l. sicurezza, ai sensi dell’art. 72 Cost., “era ormai prossimo alla conclusione, quando è intervenuto il plateale colpo di mano con cui il governo si è appropriato del testo e di un compito che, secondo l’art. 77 Cost., può svolgere solo in casi straordinari di necessità e di urgenza”.
Secondo i docenti di diritto costituzionale ascoltati dalle Commissioni I e II riunite della Camera durante l’iter di conversione del decreto, saremmo di fronte ad “una vera e propria regressione democratica, con un salto di qualità nell’aggressione alla legalità costituzionale, oltre che ai diritti fondamentali”. Anche l’Osservatorio dell’Associazione Italiana dei Costituzionalisti ha rilevato che ci troviamo di fronte a una “prepotenza governativa”; l’Associazione Italiana Professori di Diritto Penale ha criticato, oltre al contenuto, il metodo, che ha creato “un precedente che potrebbe alimentare una prassi che svilisce il ruolo del Parlamento”. L’Alto Commissariato per i diritti umani dell’O.N.U. esprime particolare preoccupazione per la decisione del Governo italiano di trasformare il disegno di legge in materia di sicurezza in un decreto d’emergenza, aggirando lo scrutinio parlamentare e il dibattito pubblico; riguardo al merito lo stesso organismo evidenzia il rischio di colpire eccessivamente gruppi specifici, come minoranze etniche, migranti e rifugiati, configurandosi come potenziale causa di discriminazioni e violazioni di diritti umani.
Successivamente l’Ufficio del Massimario prende in esame altri aspetti del decreto sicurezza, esame da cui emergono criticità dal punto di vista costituzionale, come la mancanza dei requisiti di straordinaria necessità e urgenza, la ritardata presentazione alle Camere, l’eterogeneità, l’uso della decretazione d’urgenza in materia penale, oltre al mancato rispetto dei principi costituzionali in materia penale.
Leggendo il testo della Corte di cassazione quindi possiamo concludere che questo decreto condivide con altri precedenti interventi legislativi aspetti critici dal punto di vista costituzionale, legati alla decretazione d’urgenza, con cui il governo si appropria del potere legislativo che spetterebbe al Parlamento, ridotto al ruolo di ratifica di decisioni prese altrove. Questa pratica è aggravata dal particolare percorso di questo decreto, prima presentato alle Camere, poi, vista la difficoltà di approvarlo senza modifiche, “scippato” dal Governo e ripresentato in forma di decreto legge per impedirne la discussione e la modifica.
L’opposizione parlamentare è salita subito sul carro, denunciando il comportamento del governo in carica e il rischio di accentuare la deriva autoritaria. L’opposizione parlamentare, ovviamente, fa il suo gioco e cerca di mettere in cattiva luce l’attuale Governo e di presentarsi come paladina della libertà.
In sostanza, però, non dice da cosa è composta la deriva autoritaria e che non ci troviamo di fronte ad una anomalia italiana, né ad una anomalia di questo governo. Per restare alla cronaca di questi ultimi anni, la nomina del governo Draghi e la successiva conferma del presidente uscente Sergio Mattarella, principale sostenitore del Governo in carica, per consentire allo stesso Mario Draghi di rimanere presidente del consiglio, una volta sfumata per Draghi la speranza di diventare presidente della repubblica, ne sono un esempio calzante: un balletto che si è svolto tutto nelle stanze del Quirinale e di Palazzo Chigi, in cui non sono stati coinvolti i comuni cittadini, ma in cui i sedicenti rappresentanti del popolo hanno svolto il ruolo di comparse.
Proprio la crescente crisi del capitalismo, incapace di produrre margini di profitto sufficienti a sostenere il sistema creditizio, crisi che ha raggiunto livelli esplosivi in Italia prima che altrove, rende necessario l’intervento crescente dei governi a sostegno dell’economia, cioè dell’accumulazione capitalistica. Allo stesso modo in cui si concentrano i gruppi capitalistici, industriali e finanziari, il potere di scelta politica si deve concentrare nelle mani dei governi e degli organismi internazionali sovragovernativi (Unione Europea, NATO, FMI ecc.), meno esposti dei governi alla “volubilità” dei corpi elettorali.
Il Governo in carica ha fatto del decreto sicurezza un provvedimento bandiera. Ha perfettamente ragione: la prassi seguita per la sua approvazione si inserisce nella trafila di provvedimenti che hanno progressivamente esautorato il Parlamento, fino a ridurlo di numero e a farlo diventare un’assemblea di clienti delle segreterie dei partiti, rafforzando il potere dell’esecutivo e soprattutto della presidenza della repubblica che nelle ultime legislature, al di là del personaggio temporaneamente su quello scranno, è intervenuto più volte quando il Parlamento era incapace di indicare un presidente del consiglio gradito ai potentati economici e finanziari. Il governo Meloni si presenta con questo provvedimento a suoi veri elettori, a chi ha tutto da perdere dal crescente malcontento sociale.
Se in Italia le questioni legate alla sicurezza vengono risolte con provvedimenti che assomigliano agli ukaz degli zar, negli Stati Uniti l’amministrazione Trump ricorre agli ordini esecutivi, in Francia Emmanuel Macron ricorre ai poteri straordinari del presidente per imporre una riforma delle pensioni non voluta dalla maggioranza dei ceti popolari francesi, mentre in Germania il governo fa approvare un mastodontico piano di riarmo ad un parlamento defunto. Non si tratta di aberrazioni: il dominio politico getta la maschera. I Governi, incapaci di accontentare tutti, sostengono i grandi capitalisti in cambio dell’appoggio che ne ricevono; per gli altri, per chi non è né cliente dei partiti né vassallo dei capitani d’industria, ci sono i decreti sicurezza per tenerli a freno. Israele insegna.
Tiziano Antonelli