Doveva succedere, dopo la vigliacca aggressione, da parte di un gruppo di fascisti della sede cremonese di Casa Pound ad Emilio, un compagno conosciuto per la sua militanza solidale negli scioperi dei lavoratori della logistica e non solo.
Domenica 18, queste schifezze umane, appoggiate da squadristi arrivati a Cremona con la scusa della partita, hanno attaccato il Centro Sociale Dordoni, ubicato dall’altro lato dello stadio, a pochi metri di distanza. A farne le spese è stato Emilio che caduto a terra, è stato selvaggiamente pestato, e a tutt’oggi le sue condizioni sono gravissime.
Arrivano le forze del disordine e cosa fanno? Caricano i compagni per far fuggire i nazifascisti. Nulla di nuovo, 4 compagni del Dordoni denunciati.
La risposta dei compagni cremonesi non si è fatta attendere, è stato indetto per il sabato successivo una manifestazione antifascista nazionale con l’obiettivo di chiudere la sede di queste carogne. Sabato 24 Cremona si è riempita di compagne e compagni che sono venuti da tutto il paese. Decine erano i pullman, nonostante le questure, come sempre complici della feccia nazifascista, hanno cercato di intimorire le compagnie di noleggio pullman,in qualche caso riuscendoci, costringendo i compagni a trovare in piena notte altre soluzioni collettive. Alle 15 di sabato il piazzale dello stadio dove sta il Dordoni era pieno, non c’era più spazio. Una fiumana di persone affluiscono a Cremona, il corteo fatica a partire per la quantità di persone arrivate. In testa c’è la famiglia di Emilio. La città sembra spettrale, una GhostTown: negozi chiusi, nessuna macchina parcheggiata. Una operazione poliziesca, a dir poco vergognosa. Dall’altra parte la rabbia dei partecipanti, la voglia di dire a tutti come l’antifascismo si pratica in ogni momento della vita. Questi individui stanno cercando di avere agibilità politica spesso con la complicità delle istituzioni che si dichiarano antifasciste e spesso sono i nemici più acerrimi degli antifascisti militanti.
La testa del corteo arriva in prossimità della sede di CPI, completamente circondata dalla polizia, che impedisce il passaggio davanti a questa fogna a cielo aperto. A quel punto la rabbia,la chiara connivenza delle istituzioni cittadine fanno il resto. Il corteo invece di scappare reclama con l’uso della forza il passaggio,la sbirraglia usa una quantità spropositata di lacrimogeni,sparando anche ad altezza uomo e avvelenando metà Cremona. Il corteo rimane fermo, rimanendo però investito dai gas venefici dei candelotti. Sembra che ne siano stati sparati almeno 450, molti anche a frammentazione. Il corteo poi è andato avanti ricomponendosi e tornando indietro dal viale parallelo, attraversando muri di gas. Fino a tardi si sono succeduti i tentativi di chiudere quel posto infame, già dalla mattina qualcuno, forse il padrone dei locali, terrorizzato, aveva messo fuori un cartello con scritto VENDESI, era meglio scrivergli DA RISTRUTTURARE. Che dire di tutte quelle “anime belle” che vanno in giro a fare gli antifascisti da salotto, quelli che si fanno ospitare nelle fogne pound, quelli che cianciano di opposti estremismi, quelli per cui il vero nemico non sono i fascisti, ma chi li combatte? Ieri come oggi, questi, attaccati alle poltrone del potere, chiedono alle polizie la galera per chi si fa garante e solidale nella lotta alle ingiustizie ed a tutti i fascismi e, ieri come oggi, a settanta anni dalla Resistenza, gli antifascisti non chiedono allo stato la chiusura delle fogne naziste, cercano di chiuderle di fatto. L’antifascismo non si delega.
AD Milano