Contro la chiusura degli ospedali S. Paolo e S. Carlo di Milano

Vogliamo qui riportare una vicenda attuale, nel campo della sanità pubblica, che dimostra esplicitamente una disinvolta politica degli sprechi nel campo della sanità e documenta come l’attacco alla sanità pubblica, a favore di quella privata, continua in modo aggressivo, in particolare nella regione Lombardia. La vicenda riguarda due importanti ospedali pubblici, il San Paolo e il San Carlo, nel territorio milanese.

Risaliamo all’accordo di programma sottoscritto a settembre del 2017, dalla Regione Lombardia e dal Comune di Milano, per la costruzione di un nuovo ospedale che indicativamente dovrebbe sorgere tra l’area del quartiere Ronchetto sino fine al confine con il Comune di Bucinasco e che, come impatto, prevede la cancellazione di ettari di terreno agricolo all’interno del Parco Sud.

La conseguenza della decisione presa dalla Regione nella costruzione del nuovo ospedale è quella della chiusura degli ospedali pubblici S. Paolo e S. Carlo. Queste due strutture ospedaliere servono attualmente un’ampia zona di 700000 utenze dell’intera zona ovest di Milano, da San Siro al Grattosoglio, compresi comuni limitrofi (Corsico, Bucinasco, Cesano Boscone, Trezzano e Assago). Si tratta di due ospedali costruiti a cavallo tra gli anno ’70 e ’80 che con una buona e attenta manutenzione possono continuare a servire il territorio dove sono collocati. Le denunce pubbliche e le mobilitazioni sindacali avevano costretto la Regione e il Governo a finanziare 90 milioni di euro al fine di ristrutturare il S. Paolo e il S. Carlo. Nel 2014 sono stati spesi più di 150.000 euro per un progetto di ristrutturazione dell’ospedale S. Carlo che, con l’attuale decisione di chiusura, risultano soldi buttati al vento. Soprattutto va denunciato che i fondi stanziati per la necessaria manutenzione dei due ospedali sono tutt’ora bloccati nella prospettiva della costruzione del nuovo ospedale. Chiediamo cosa ne consegue a Gianni, rappresentante dell’USI sanità del San Carlo e a Pino, rappresentante dell’USI sanità del San Paolo.

Gianni – “ Le strutture attuali del S. Carlo rischiano di perdere standard di sicurezza . Il progetto di ristrutturazione partiva da un vincolo posto dal comando dei vigili del fuoco che prevedeva di utilizzare per le degenza solo i primi 6 piani. L’adeguamento strutturale prevedeva interventi sui pilastri, con incamiciamento degli stessi con cemento . Interventi di adeguamento sui giunti di ogni piano . Realizzazione di nuove colonne impiantistiche per distribuzione dei fluidi, (climatizzazione ) colonne distribuzione acqua fredda e calda , colonne e terminali per lo scarico di acque nere e piovane . Oggi le colonne impiantistiche fluidi sono un colabrodo con continue perdite e infiltrazioni con allagamenti dovute a rotture di tubi oramai marci .Se l’acqua arriva dove non deve esserci , può creare anche dei problemi alla struttura . La mancata bonifica delle coibentazioni in cemento amianto crisotilo nell’edificio, il mancato accertamento e cura a causa del congelamento della ristrutturazione è un grave problema” .

Pino –“ Il rischio è di andare incontro ad una lenta agonia, con servizi e reparti che chiudono pian piano, con manutenzioni che non vengono eseguite regolarmente, investimenti ridotti e soprattutto con personale stanco e demotivato…. e tutto ciò con il rischio di causare “eventi avversi” ai pazienti”.

Una situazione di progressivo degrado voluta per creare disfunzionalità e discredito nelle due strutture della sanità pubblica è funzionale al progetto del nuovo ospedale. Tutto a vantaggio delle strutture sanitarie private. Non è un caso che i posti letto, attualmente disponibili nei due ospedali sono un totale di 1.100, mentre con il nuovo ospedale si ridurranno a 800 e tutto ciò favorisce i privati (questo dimostra che la mancanza di letti emersa nella situazione attuale è la conseguenza dei tagli operati dai vari governi).

Ma il punto centrale è che il costo per la costruzione del nuovo ospedale è stato preventivato di almeno 500 milioni di euro, a fronte di una ristrutturazione dei due ospedali esistenti che costerebbe solo 90 milioni, già disponibili. Un evidente sperpero di denari pubblici. Sono stati stanziati 500.000 euro solo per lo studio di fattibilità del progetto. Senza tener presente che le somme per la costruzione del nuovo ospedale sono tutte da recuperare. L’orientamento che trapela è che questi fondi verrebbero recuperati da investimenti chiesti ai privati. Ecco che si aggiungerebbe un altro tassello significativo verso la privatizzazione della sanità, avendo tutti ben presente che quando i privati investono non lo fanno per beneficienza, ma per lucrare sulla sanità pubblica.

Alla domanda di chi si sta impegnando in questo momento all’interno delle due strutture ospedaliere contro il progetto risponde Pino: “A livello interno siamo l’unica organizzazione sindacale che si oppone a questo progetto, tutte le altre OO.SS. sono interessate unicamente all’aspetto economico del salario accessorio che questa unificazione ha comportato, firmando contratti integrativi al ribasso. Ora invece a seguito di alcune assemblee sul territorio e sull’esperienza della mobilitazione contro la costruzione della base di elicotteri all’interno del parco del San Carlo, si è costituito un Comitato a difesa dei 2 ospedali e contro la costruzione del nuovo ospedale”.

In tempi recenti è stato già respinto, grazie all’impegno dei compagni dell’USI interni ai due ospedali e con l’appoggio di un Comitato esterno, il progetto della Regione che assurdamente voleva addirittura costruire all’interno dell’area del S. Carlo un aereoporto per elicotteri, una struttura di grave disturbo e di grande pericolosità per l’ospedale e nel territorio.

Si è costituito da tempo un “Comitato di difesa della Sanità Pubblica – Milano Città Metropolitana del Sud Ovest”. Si riunisce nella sede sindacale del S. Paolo con l’obbiettivo di opporsi all’abbattimento dei due ospedale, rivendicandone la piena funzionalità attraverso le necessarie manutenzioni e per rilanciare il sistema sanitario nazionale che deve essere pubblico, universale e gratuito, con tempi rapidi e buona qualità. In questo organismo di base le sezioni di USI Sanità del S. Paolo e S. Carlo sono le uniche forze sindacali ad essere rappresentate, assieme alla presenza di cittadini interessati e partecipi, spesso facenti riferimento ad organizzazioni della sinistra. Sono già stati promossi volantinaggi negli stessi ospedali e nel territorio interessato, in particolare in occasione di mercati rionali, riscontrando molto interesse e allarme da parte della popolazione. E’ stata promossa una Assemblea Pubblica partecipata, il 5 dicembre, nel quartiere della Barona, che oltre a fare opera di controinformazione e di coinvolgimento, fra le altre cose decideva di lanciare una petizione popolare di protesta contro tale scempio.

Una raccolta di firme che è stata messo in atto, attraverso banchetti soprattutto all’interno delle due strutture ospedaliere in giorni prefissati (ovviamente sospesa in questo momento) raccogliendo molto successo, con file di utenti interessati alla protesta, increduli ad una simile prospettiva di cui venivano informati, sono state raccolte diverse migliaia di adesioni. Una situazione che ha molto disturbato la Direzione aziendale dei sue ospedali.

Le ultime notizie pubbliche informavano dello stop della costruzione del nuovo ospedale nel luogo concordato con l’amministrazione comunale in quanto quel terreno essendo risultato contaminato non rendeva conveniente un lavoro di decontaminazione. Auspichiamo che questo intoppo faccia riflettere la Regione a far marcia indietro dai suoi propositi scellerati, ma ne dubitiamo fortemente. Il Comitato territoriale e le sezioni di USI interne sono sempre con la guardia alzata e la controinformazione pronta, anche se in questo momento il progetto rimane apparentemente sospeso, sotto lo spettro dell’allargarsi dell’epidemia del Covid-19.

Enrico Moroni

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