Nei numeri scorsi abbiamo pubblicato un capitolo di “Dittatura e Rivoluzione” di Luigi Fabbri. Da quel testo ci sembra opportuno pubblicare queste poche righe, come promemoria dopo quello che è accaduto a Torino e il linciaggio dei politici e delle stampa di regime nei confronti dex contestatx, a cui esprimiamo tutta la nostra solidarietà di fronte alla repressione.
Se essi fossero dei nemici solo… teorici, se ce li trovassimo di fronte disarmati, nell’impossibilità di attentare alla libertà nostra, spogli d’ogni privilegio e quindi a parità di condizioni, sarebbe cosa ammissibile. Ma preoccuparsi della libertà dei nostri nemici quando noi abbiamo qualche povero giornale e pochi settimanali, ed essi possiedono centinaia di quotidiani a grande tiratura; quando essi sono armati e noi disarmati, mentre loro sono al potere e noi siamo sudditi, essi ricchi e noi poveri, via! sarebbe ridicolo… Sarebbe lo stesso che riconoscere ad un assassino la libertà di ammazzarci! Tale libertà noi la neghiamo loro, e la negheremo sempre, anche in periodo rivoluzionario, finché essi conserveranno la loro condizione di carnefici e noi non avremo conquistata tutta e completa la nostra libertà, non solo in diritto ma di fatto.