Gli ultimi due sabato hanno visto, fra le innumerevoli iniziative locali due importanti appuntamenti di piazza.
Sabato 2 aprile a Milano si è svolto il corteo contro le politiche guerrafondaie dell’Eni e contro la guerra e chi la arma promosso dall’Assemblea Antimilitarista.
Report del corteo antimilitarista del 2 aprile a Milano
Pubblichiamo il report, redatto dall’assemblea antimilitarista, del corteo tenutosi a Milano lo scorso 2 aprile. Umanità Nova segue l’evoluzione dell’assemblea fin dalla sua costituzione e mai come in questi tempi tanto sciagurati è importante mantenere alto il dibattito sulle logiche militariste, per snudarne la natura strategica all’interno del meccanismo di riproduzione capitalista.
Il 2 aprile scorso si è svolta a Milano la manifestazione indetta dall’Assemblea Antimilitarista. L’iniziativa, alla quale i media hanno dato ampio risalto si è svolta nel pieno centro cittadino con una consistenza di alcune centinaia di manifestanti. Significativo l’apporto dei compagni milanesi e delle realtà locali coinvolte nel percorso dell’Assemblea Antimilitarista, dei sindacati di base e dei militanti provenienti da tutta la penisola, dal Piemonte, dalla Sicilia, a Reggio Emilia, da Roma, al Nord Est. Il corteo ha preso avvio da Piazza Affari, uno dei centri della finanza milanese e nazionale per poi confluire, a pochi passi da Piazza Duomo, con la manifestazione indetta dal comitato “Milano Contro La Guerra”. Le due iniziative, una volta congiuntesi, hanno poi proseguito sino alla sede di Confindustria per terminare in uno di luoghi simbolo milanesi, Piazza Fontana. In Piazza Affari, si sono alternate una performance artistica sul tema guerra e denaro a momenti musicali, dalla banda degli Ottoni a riproposizioni di canti della tradizione pacifista. L’intervento di apertura della manifestazione ha sottolineato i temi centrali dell’evento, le relazioni tra la multinazionale Eni con gli apparati finanziari, militari e la Farnesina dimostrando che la politica estera italiana non è decisa a Roma ma nella sede operativa dell’ENI a San Donato Milanese. È stato inoltre rimarcato l’aumento, sempre crescente negli ultimi anni, delle spese militari a fronte di una progressiva riduzione delle spese sociali. Durante il percorso del corteo i compagni si sono alternati negli interventi coinvolgendo le tematiche del lavoro, della scuola della “guerra permanente” e dl “pacifismo con l’elmetto”. La scelta di Piazza Affari non è stata casuale ma è stata il punto di arrivo delle analisi svolte dall’Assemblea Antimilitarista nei mesi precedenti. Il far partire la manifestazione dal luogo simbolo del potere finanziario è stata la sintesi di analisi che hanno coinvolto l’Assemblea Antimilitarista sin da fine anno scorso. Le riflessioni e le campagne di informazione che in questi mesi hanno impegnato i compagni delle singole federazioni hanno avuto come elemento centrale il ruolo centrale dell’ENI quale motore dell’imperialismo italiano soprattutto sul territorio africano. Al positivo esito dell’iniziativa del 2 aprile ha contribuito anche la capacità dei compagni di costruire una rete di relazioni e fattiva collaborazione con realtà di diverse sensibilità politiche. Analisi, informazioni, controinformazione e coinvolgimento di diversi soggetti sono stati gli elementi decisivi. La manifestazione milanese deve essere valutata non come singolo evento ma quale naturale proseguo della manifestazione del 20 novembre scorso a Torino, in occasione della fiera dell’Avio spazio, delle tre assemblee antimilitariste e del convegno sull’ENI in relazione alle politiche estere e missioni militari italiane che si sono svolte a Milano presso il Lock (Libero Spazio Occupato Kasciavit). Il convegno del 19 marzo è stato un momento fondamentale per la manifestazione di piazza del 2 aprile. È stato messo al centro in rilievo la questione energetica, la sua relazione con la guerra e l’apparato militare. Le missioni internazionali sono a protezione, garanzia, degli interessi nazionali che si declinano oggi più che mai come le “necessità energetiche”. I cinque relatori hanno avuto la possibilità di sviluppare, il tema energia guerra il ruolo dell’ENI. Il dibattito ha poi approfondito alcuni aspetti evidenziati dai relatori, posto nuove riflessioni, ed illustrato anche le iniziative antimilitariste dei singoli gruppi partecipanti al convegno. La validità delle nostre analisi trova conferma anche nelle vicende belliche russo ucraine dove la questione energetica gioca un evidente ruolo di primo piano. Il confluire dei due cortei, quello dell’Assemblea Antimilitarista e del Comitato “Milano contro la guerra” non è stato solo un momento organizzativo, ma ha avuto una valenza politica, ovvero quello di porre in prima fila il tema del dominio degli stati e delle multinazionali. I numerosi interventi succedutesi nel corso della manifestazione hanno sottolineato che l’unica via d’uscita dai conflitti è la radicale negazione di ogni principio di nazionalità e per contro far emergere l’unica nostra “patria” gli sfruttati gli emarginati che non possono avere confini da difendere o pretese di rivendicazioni territoriali ma hanno solo il comune interesse quello dell’emancipazione della propria condizione di insubordinati. Non è un caso che il corteo ha più volta fatto risuonare a viva voce l’appello alla DISERZIONE. La presenza delle varie realtà di lotta territoriali, è stata l’occasione per illustrare la loro attività, le prossime iniziative e mobilitazioni, dal Movimento No Mous, alla contestazione dei poligoni di tiro in Sardegna e nel Nord Est, sino al progetto delle “caserme verdi” contro le quali si stanno organizzando, specie nel Friuli, momenti di riflessione approfondimento e contestazione. I singoli gruppi hanno avuto anche l’opportunità di incontrarsi di mettere in comune dei momenti di lotta, possibilità di sviluppo di iniziative comuni. Diffondere il tema antimilitarista, come si è fatto in questi mesi, attraverso la partecipazione di vari compagni ai momenti di aggregazione ha contribuito a cementare conoscenze esperienze. Riteniamo che sia questo il massaggio più significativo, il lascito di maggior peso della giornata del 2 aprile. Proseguiamo quindi nel diffondere attraverso la nostra presenza i temi che riteniamo siano al centro della nostra valutazione politica ed azione concreta. Solo coinvolgendo dibattendo, organizzandoci in piazza, denunciando, possiamo raccogliere quanto si è seminato e germogliato nelle giornate torinesi e milanesi.
Daniele Ratti
Sabato 9 aprile a Torino svariate centinaia di persone hanno dato vita ad un corteo antimilitarista da piazza Borgodora sino a piazza Vittorio. Dopo un lungo presidio al Balon, dove la Murga ha dato vita ad un ampio giro informativo, il corteo, aperto dallo striscione “contro la guerra e chi la arma” si è mosso verso porta Palazzo, il più grande mercato all’aperto d’Europa, dove, nonostante gli svariati tentativi di riqualificazione escludente, pulsa il cuore della Torino che fa fatica ad arrivare a fine mese, che vive di lavori precari, che non ce la fa più a pagare fitti, mutui e bollette. In mezzo ai banchi della frutta e della verdura tanta gente si è fermata ad ascoltare i tanti interventi che si sono susseguiti.La Murga ha dato vita ad un breve ed intensa performance sulla spesa di guerra. Una enorme scritta “contro tutte le guerre e chi le arma” è stata tracciata al centro della piazza.Il corteo è poi proseguito verso il centro cittadino, fermandosi brevemente davanti alla RAI, per denunciare la propaganda di guerra che domina nei palinsesti informativi, ricordando la lettera dei corrispondenti di guerra che hanno deciso di non indossare l’elmetto. Il corteo, dopo aver attraversato via Po, si è concluso in piazza Vittorio.
Alla manifestazione hanno partecipato tantissime realtà politiche, sociali, sindacali, transfemministe queer, case occupate, centri sociali, assemblee di lotta.
In un grande cerchio si è dato vita ad un’assemblea di piazza, che ha ribadito la ferma opposizione a tutte le guerre, a tutti gli eserciti, frontiere, nazionalismi.
La giornata si era aperta con la notizia che la NATO sarebbe sbarcata Torino, dove verrà ospitato uno dei 9 acceleratori di innovazione della NATO in Europa. Bocciata invece la candidatura di Torino come sede dell’ufficio regionale europeo del Defence Innovation Accelerator for the North Atlantic (D.I.A.N.A), che è stato assegnato alla Gran Bretagna. Pochi giorni dopo la visita del viceministro della Difesa Mulé a Bruxelles per caldeggiare la candidatura di Torino anche per l’ufficio regionale, siamo convinti che il fatto che in città stesse crescendo la protesta, abbia contribuito a ridimensionale il ruolo dell’Italia in questo progetto della NATO.
Resta ovviamente aperto il fronte di lotta contro la costruzione della Città dell’Aerospazio, un centro di eccellenza per l’industria bellica promosso dal colosso armiero Leonardo e dal Politecnico subalpino e contro la presenza di uno dei nodi di DIANA a Torino.
Torino punta tutto sull’industria bellica per il rilancio dell’economia. Un’economia di morte.
Bloccare la nascita di un nuovo polo di ricerca, progettazione e costruzione di ordigni bellici, impedire che la NATO abbia una sua base a Torino è un impegno concreto contro la guerra, che è stato ribadito in numerosi interventi.
La manifestazione del 9 aprile ha contribuito a rompere il muro di silenziosa omertà che copre la decisione di trasformare la nostra città in centro armiero di eccellenza. Uno dei tasselli di un percorso antimilitarista che si nutre della consapevolezza che le basi della guerra sono a due passi dalle nostre case, dove sorgono fabbriche d’armi, caserme, aeroporti militari.
In tantissimi interventi è stata sostenuta l’importanza dello sciopero generale contro la guerra, che l’assemblea nazionale di parte del sindacalismo di base ha lanciato per il 20 maggio.
Dal 24 febbraio, quando la Russia ha attaccato l’Ucraina, il governo ha deciso di “opporsi” alla guerra spedendo armi al governo Zelensky. In un tripudio di bandiere nazionali ucraine e arcobaleni della pace viene messo in scena un pacifismo armato, chiaramente schierato con uno dei due imperialismi che si stanno sfidando sulla pelle di chi vive in Ucraina e deve affrontare morte, bombe, paura, coscrizione obbligatoria.
Il governo ha proclamato lo Stato di emergenza “umanitario”. Questa decisione conferisce poteri straordinari all’esecutivo, che ha mano libera nella gestione dell’impegno dell’Italia nel conflitto in Ucraina. Draghi ha deciso un ulteriore aumento della spesa militare e l’invio di truppe sul fronte est della NATO.
Noi non ci stiamo. Noi non ci arruoliamo né con la NATO, né con la Russia. Rifiutiamo la retorica patriottica come elemento di legittimazione degli Stati e delle loro pretese espansionistiche. L’antimilitarismo, l’internazionalismo, il disfattismo rivoluzionario sono stati centrali nelle lotte del movimento dei lavoratori e delle lavoratrici sin dalle sue origini. Sfruttamento ed oppressione colpiscono in egual misura a tutte le latitudini, il conflitto contro i “propri” padroni e contro i “propri” governanti è il miglior modo di opporsi alla violenza statale e alla ferocia del capitalismo in ogni dove.
Le frontiere sono solo linee sottili su una mappa: un nulla che solo militari ben armati rendono tragicamente reali. Cancelliamole!
Per fermare le guerre non basta un no. Bisogna mettersi di mezzo. A partire dalla nostra città.
Opporsi allo Stato di emergenza bellico, all’aumento della spesa militare, all’invio di armi al governo Ucraino, lottare per il ritiro di tutte le missioni militari all’estero, per la chiusura e riconversione dell’industria bellica, per aprire le frontiere a tutti i profughi e ai migranti è un concreto ed urgente fronte di lotta.
Sciopero generale, boicottaggio e blocco delle basi militari e delle fabbriche di morte!
Assemblea antimilitarista di Torino
Prossima riunione mercoledì 9 aprile ore 21 in corso Palermo 46
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