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Rifredi, un quartiere resistente. Quello di Orso

Rifredi, un quartiere resistente. Quello di Orso

Il numeroso corteo che domenica 31 marzo ha ricordato a Firenze il compagno Lorenzo Orsetti, “Orso-Tekoser”, si è svolto attraversando le strade del suo quartiere, Rifredi, il cui passato è dentro la memoria delle lotte operaie e della resistenza fiorentina al fascismo.
Zona originariamente rurale ai margini della città, fu nella seconda metà dell’800 che, a partire dalla costruzione della stazione, assunse un carattere proletario, prima con il trasferimento di piccole industrie e poi, dal 1909, con il sorgere di importanti stabilimenti quali le Officine Galileo, la Manetti & Roberts, la fonderia del Pignone, la Superpila, ma anche l’Istituto chimico farmaceutico militare e i Macelli.

Dentro tale contesto, assunse un importante ruolo sociale e aggregativo importante la Società di Mutuo Soccorso fra gli operai ed industriali, fondata nel 1883 su iniziativa repubblicana. Passata sotto l’egida socialista, ma anche con una presenza anarchica al proprio interno, ebbe un ruolo nel ciclo di lotte del biennio 1919-’20, tanto da divenire obiettivo dello squadrismo fascista.
Dopo vari tentati assalti fascisti, vanificati dalla reazione popolare, il 6 maggio 1921 venne incendiato il bel teatro della Società e, con l’avvento del fascismo, la sede della SMS fu occupata e consegnata al gruppo rionale fascista F. Corridoni, fino a dopo la Liberazione quando tornò a svolgere il suo ruolo originario, venendo talvolta conosciuta anche come Casa del popolo; oggi l’attivo Circolo Arci che è stato l’epicentro solidale delle iniziative per Lorenzo.

La seconda guerra mondiale aveva comunque segnato pesantemente il quartiere, prima a seguito dei bombardamenti “alleati” (in particolare quelli del marzo e del maggio 1944) e poi dai combattimenti che vi svolsero nei giorni dell’insurrezione e della liberazione di Firenze nell’agosto 1944.
Tra il 10 e l’11 agosto le truppe tedesche, di fronte all’avanzare delle forze anglo-americane e all’inizio dell’insurrezione partigiana, si ritirarono dalla linea dei Lungarni per attestarsi lungo i Viali di circonvallazione, sul torrente Mugnone e la ferrovia Firenze-Roma.

Combattimenti avvennero a San Jacopino, lungo il Mugnone, alla Fortezza da Basso, in Piazza della Libertà, al Ponte al Pino, lungo la linea ferroviaria di via Aretina. Attraversato il Mugnone dopo aver minato i ponti – il Romito e il Ponte Rosso (rimasto in piedi) – le retroguardie tedesche si asserragliarono dentro Rifredi, non rinunciando a fare delle puntate offensive verso il centro.
Il comando dell’8ª armata britannica, da parte sua, “contento” di aver conquistato il centro di Firenze, fermò lungamente le proprie truppe davanti al Mugnone, lasciando l’iniziativa ai partigiani: il 18 agosto la terza brigata Rosselli raggiunse piazza delle Cure, mentre la “Sinigaglia” combatteva a Rifredi e la “Lanciotto” marciava su San Domenico.
A fianco dei truppe naziste operavano i “repubblichini”. A Rifredi i fascisti di Salò erano già ben noti per la famigerata attività svolta dalla criminale “banda Carità” nella “Villa Triste” di via Bolognese dove sequestrava, torturava, seviziava e assassinava resistenti e cittadini “sospetti”; ma a tale infamia ora si aggiungeva quella dei “cecchini” – tra i quali alcune donne – che, dalle finestre e dai tetti, vilmente sparano persino su inermi civili.

Per questo, quando i partigiani riuscirono a catturarli non esitarono a fucilarli.
Il 18 agosto 1944 i partigiani irruppero sul fronte del Mugnone facendo arretrare la linea tedesca verso l’interno, nella zona Romito-piazza della Vittoria. Avanzando lungo due fronti, via del Terzolle e viale Corsica fino a via Carlo Bini, costrinsero i tedeschi ad abbandonare le posizioni su via Ponte di Mezzo, andando a formare una terza linea difensiva: Barco, Rifredi-Careggi, via Bolognese, via Faentina, cave di Maiano e Settignano.

Il 20 agosto la divisione Giustizia e Libertà avanzò lungo il fronte di via Vittorio Emanuele. Il giorno seguente i tedeschi risposero con un’incursione con un gruppo di paracadutisti nella zona di Rifredi, penetrati lungo la ferrovia sino in viale Corsica dove si scontrarono con i partigiani.
Tra il 19 e il 22 agosto, l’artiglieria tedesca continuò a bersagliare il centro storico, mentre proseguivano i combattimenti in piazza Dalmazia, alle Officine Galileo, al Ponte di Mezzo e in via Bolognese.

Il 27 agosto, finalmente, terminarono i cannoneggiamenti sulla città. Il 31 agosto la terza Rosselli liberava l’ospedale di Careggi, ultimo presidio tenuto dai tedeschi. Infine, la loro ritirata da Monte Morello e la liberazione di Fiesole, il primo settembre, segnarono la fine della battaglia a Firenze dopo un mese di combattimenti, costati 379 morti tra i civili e 205 tra i partigiani.
Ancora per molti anni dopo la guerra, lungo il Mugnone si sarebbero trovati residuati bellici e tutt’ora sui muri di diversi edifici di Rifredi è possibile scorgere i fori delle pallottole.
Storie di ieri che tornano a vivere e a motivare una scelta.

Uno di Rifredi

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