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Il socialismo rivoluzionario di Jack London

Il socialismo rivoluzionario di Jack London

Il 7 marzo 1916 lo scrittore americano Jack London inviava al Partito Socialista nord americano una lettera di dimissioni.

Alle origini ero membro del vecchio Socialist Labor Party, che era rivoluzionario, combattivo e si manteneva sulle sue posizioni originarie. In seguito, e fino ad oggi, sono stato membro combattente del Partito Socialista (…) Convinto della necessita della rivolta di classe cosi come la propagandava e la predicava il SLP, e sostenuto dalle migliori convinzioni personali, avevo fede che la classe. operaia, non mischiandosi e non facendo accordi con il nemico avrebbe potuto arrivare alla propria emancipazione. Ma poiché, in questi ultimi anni, la tendenza del socialismo negli Stati Uniti è stata tutta un compromesso sento che il mio spirito si rifiuta di sostenere questo penoso atteggiamento e quindi io non posso più restare membro del partito”.

Se Jack London è oggi celebre, ben pochi conoscono il SLP. Chi, ai giorni nostri, sa che ci fu, all’inizio di questo secolo, un apporto specificamente americano alle idee del socialismo rivoluzionario? Il Socialist Labor Party (Partito Socialista Operaio) fu ii secondo partito socialista creato nel mondo, a Filadelfia, nel 1876. Jack London, l’eroe dell’indipendenza irlandese James Connolly, i quattro dirigenti operai di Chicago Spies, Parsons, Fischer ed Engel – il cui assassinio da parte dello Stato l’11 novembre 1887 è celebrato il primo maggio – ed altri ancora ne furono membri.

Agli inizi il SLP raggruppava soprattutto proletari immigrati d’origine europea, in gran parte tedeschi. II partito aveva sezioni in ogni comunità e la sua propaganda era diffusa in diverse lingue. Bonariamente Engels gli aveva consigliato di imparare l’inglese… poiché avrebbe potuto essergli utile. Ma non c’è bisogno di ricordare che a cavallo fra il XIX e il XX secolo, la lotta di classe era particolarmente violenta negli Stati Uniti, dove il proletariato immigrato affrontava una borghesia giovane e sicura di se stessa, sempre pronta a soffocare nel sangue la minima contestazione dell’ordine stabilito. I militanti del SLP furono presenti a tutte le battaglie a fianco degli Anarcosindacalisti.

Dal 1880 al 1914, il SLP vive anni di gloria. II partito era allora diretto da Daniel De León, forte personalità che marcherà profondamente il socialismo ed il sindacalismo rivoluzionario. Daniel Guerin ha detto che “il suo ruolo non è senza analogia con quello svolto da George Sorel, quasi nella stessa epoca, nei confronti del sindacalismo rivoluzionario francese”.[1] In Europa – dove ci si ostina a ritenere che le idee del socialismo radicale non sono mai esistite dall’altra parte dell’Atlantico del nord – De León è assai poco conosciuto.

Fu uno spirito piuttosto autoritario, oratore e polemista brillante, agitatore temibile e pensatore originale che lasciò un considerevole lavoro teorico. Fu anche il traduttore di Marx, Lassalle e Kautsky, come di Eugene Sue. Durante i congressi della II Interazionale socialista svoltisi prima della guerra, De León fu ascoltato e rispettato. Egli si schierò con le posizioni massimaliste che rifiutavano ogni partecipazione alle istituzioni dello Stato. Nella lotta che condusse alle posizioni socialiste riformiste De León non cesso di sottolineare che le riforme non potevano condurre al socialismo, che esse distoglievano il movimento dai suoi scopi finali e anticapitalistici.

Secondo lui il socialista rivoluzionario può rimanere soddisfatto delle riforme solo nella misura in cui esse migliorano le condizioni di vita degli sfruttati pur perseguendo la lotta per la sovversione del sistema. Al contrario, il riformista si opporrà sempre all’azione rivoluzionaria perché per lui il socialismo non è che il capitalismo riformista. Coloro che non condividevano questo punto di vista lasciarono nel 1901 il SLP per creare il Partito socialista americano cui fa riferimento London nella sua lettera citata in apertura.

Da parte sua De León continuò la sua lotta: sostenne le posizioni del Partito operaio francese di Guesde centro le tesi di Kautsky sulla “natura neutra dello Stato” e criticò il nazionalismo riformista di Jaures ritenendolo estremamente dannoso alla causa socialista. Internazionalista convinto, De Leon temeva che l’Interazionale socialista cedesse all’onda montante dello sciovinismo e del militarismo. Morto nel 1914 egli non ha potuto constatare quanto i suoi timori fossero fondati.

Nella logica di queste posizioni il SLP fu un feroce oppositore del sindacalismo di mestiere corporativo – tendenza dominante fra il piccolo numero di lavoratori americani sindacalizzati (circa il 4% al’inizio dei secolo). I socialisti rivoluzionari ritenevano che lavorare alla riforma di questi sindacati era una pura perdita di energie. Essi descrivevano questa attività militante con una formula sarcastica divenuta famosa: “annullarsi all’intemo”. Al contrario essi preconizzavano la costituzione di sindacati di industria di orientamento rivoluzionario e si impegnavano per portare su queste posizioni i piccoli sindacati in cui militavano. Ovviamente il SLP si trovò accanto alle correnti anarchiche al momento della formazione delle IWW (Industrial Workes of the World) nel 1905, l’organizzazione rivoluzionaria che resterà nella storia del movimento socialista come uno degli esempi di radicalismo emancipatore.

Se la storia del SLP e le idee di De León possono trovare oggi un certo interesse negli ambienti libertari è nella misura in cui esse rinviano ad un rapporto originale fra una corrente socialista marxista ed alcune correnti dell’anarchismo. Gli anni più entusiasti e creativi di De león furono quelli in cui egli si impegnó all’interno delle IWW, dal 1905 al 1908. Al contrario dei dirigenti operai dell’epoca, De León “non andò mai dai sindacalismo al socialismo, ma fece il percorso inverso”.[2] Egli pescò nella radicalità e nella ricchezza del movimento sindacalista alcuni elementi che gli permisero di elaborare un modello di socialismo non statale.

Per De León lo Stato era una forma di governo propria del capitalismo. Esso non poteva essere né utilizzato né trasformato a vantaggio della rivoluzione ed era radicalmente incompatibile con il processo di costruzione della nuova società. Su tale questione egli si trovò in pieno accordo con le correnti anarco-sindacaliste ed il suo schema di società post-capitalista verra adottato dalle IWW.

Tuttavia la strategia che De León proponeva per condurre la lotta ai capitalismo restava subordinata al ruolo dirigente di tipo classico e provocava la diffidenza delle stesse correnti. Nell’ottica di De León il rovesciamento del capitalismo non poteva che essere il risultato di una azione politica cosciente. II compito del partito consisteva, innanzitutto, nell’educare gli sfruttati essendo presente nelle lotte e radicalizzandole. Il momento chiave di questo rovesciamento era la vittoria elettorale: il partito presentava agli elettori un programma massimalista chiaro per l’abolizione del capitalismo. Soltanto allora, dopo questa vittoria (!), il compito di ricostruzione della società doveva ritornare alle organizzazioni sindacali rivoluzionarie dìindustria. Essendosi dissolto il partito e dovendosi smantellare lo Stato capitalista, restava da costituire una specie di parlamento nel quale dovevano sedere dei delegati, eletti e revocabili, in rappresentanza dei vari settori dell’economia.

Si trattava di un modello che fu, ai suoi tempi, uno dei primi abbozzi di autogoverno. La riorganizzazione della vita sociale, della produzione e della distribuzione dovevano portare alla fine dei rapporti mercantili e del salariato. Miscuglio contraddittorio di ingenuità legalitaria, di radicalismo militante e di utopia autogestionaria, queste concezioni animarono una corrente originale del socialismo, produssero condizioni specifiche della società nella quale presero forma. Nel massimalismo di De León e del SLP c’era, da un parte, una risposta lucida all’atteggiamento rigido della classe

capitalista americana, refrattaria ad ogni progetto di contratto sociale tra le classi. Nello stesso tempo la preferenza data alla via legalitaria per la presa del potere derivava da un fiducia ingenua nel carattere libero delle elezioni… Altri hanno visto in queste contraddizioni l’impronta di correnti utopiste, allora assai presentì nella societá americana.[3]

Comunque sia, l’ottimismo di De León sulla distruzione pacifica dello Stato capitalista era rafforzato dalla sua fiducia nelle potenzialità rivoluzionarie del proletariato americano. Egli insisteva sul fatto che, negli Stati Uniti, il conflitto capitale-lavoro si presentava sotto una forma più sviluppata che in Europa ed era sgombro del peso politico delle classi precapitalistiche. Ciò avrebbe dovuto permettere un passaggio diretto dal capitalismo al socialismo. In questo quadro il forte individualismo presente nel popolo americano avrebbe dovuto giocare a favore di un rifiuto del salariato.

I dirigenti sindacalisti rivoluzionari aprirono un dibattito su queste questioni in seno alle IWW ed attaccarono De León proprio sol terreno delle sue contraddizioni. Pur riconoscendo che lo spirito individualista era una componente della combattività operaia, essi mettevano in luce il fatto che esso era anche un fattore di integrazione nella società capitalista e rimanevano scettici sulle potenzialitá rivoluzionarie del momento. Essi ritenevano che i militanti delle IWW non potevano farsi illusioni sullo svolgimento pacifico della rivoluzione, proprio mentre subivano una selvaggia repressione da parte della classe capitalista.

Gli avversari di De León dicevano: “La classe capitalista ha scelto la guerra (…) Viviamo in una situazione di guerra di classe”. Infine, essi avevano un altro punto di disaccordo fondamentale con De León ed i militanti del SLP. Per anarco-sindacalisti e sindacalisti rivoluzionari l’insistenza posta dal SLP sull’”educazione politica dei lavoratori” nascondeva male la loro volontà di prendere il controllo politico delle IWW. Opponendo l’azione diretta delle masse alle illusioni elettoralistiche, denunciando la manipolazione dei sindacati da parte della struttura partitica, queste correnti finirono per mettere in minoranza De León ed i suoi partigiani. Nel 1908, durante il IV congresso, essi dovettero lasciare le IWW. Non vi rientrarono mai più.

Dopo la scomparsa di De León (1914) il SLP iniziò il proprio lento ed inesorabile declino. Mentre il capitalismo americano trionfava, i suoi militanti persero via via ogni contatto con i sindacati e gli ambienti di lavoro. Proseguirono tuttavia il loro lavoro di propaganda delle idee socialiste e proseguirono la pubblicazione del giornale “The people” – attualmente il più antico giornale socialista esistente.[4]

II partito continuò a presentarsi alle elezioni con il programma di abolizione del capitalismo diventando un gruppuscolo caratterizzato da un settarismo caricaturale: tutti i membri del partito che osavano mettere in discussione le tesi di De León venivano automaticamente esclusi. Molti di questi espulsi fondarono altri gruppuscoli vicini alle tesi dell’autogestione sociale. Negli anni ’60 questi gruppuscoli si avvicinarono ai gruppi della nuova sinistra.[5]

I rimproveri fatti da Jack London nella sua lettera di dimissioni appaiono più che giustificati dopo un secolo di esperienze di “socialismo del possibile”. Se il riformismo ha potuto conquistare tanti spiriti è proprio perché esso è una maniera dolce di funzionamento del capitalismo. Questa vittoria ha sepolto tutte le velleità di trovare una soluzione radicale alla questione sociale. E, oggi di nuovo, la barbarie si disegna sotto i nostri occhi, prezzo di questa sottomissione al “riformismo realista”. Se si ripensa al progetto di sovversione sociale non si mancherà di rivalutare quei principi che animarono nel passato le correnti eterodosse del socialismo e che permisero la loro convergenza con il movimento anarchico. Primo fra tutti quello che condiziona l’emancipazione sociale all’azione cosciente ed autonoma degli stessi interessati.

Charles Reeve

traduzione da da “Echo-gryffe”, Lyon, gennaio 1994

NOTE

[1] D. Guerin, Dove va il popolo americano?, Parigi, 1951.

[2] Ibidem.

[3] Lo stesso De León inizio la sua attività politica nei club che difendevano le idee dell’utopista americano Edward Bellamy.

[4] The people, 914, Industrial Avenue, Palo Alto, CA 94303, USA.

[5] Green Synthesis, PO Box 1858, San Pedro, CA 90733, USA; Discussion Bulletin, PO Box 1564, Grand Rapids, MI 49501, USA.

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