Per una mobilitazione regionale contro la guerra e il militarismo che la produce
L’invasione Russa dell’Ucraina, nell’est Europa, e l’attacco Israeliano nei territori occupati, in Medio Oriente, sono gli effetti di una crisi dell’ordine internazionale fondato sul ruolo centrale degli Stati Uniti e dei paesi aderenti alla Nato, affermatosi dopo la caduta dell’Unione Sovietica.
L’entrata in scena della Cina nel contesto internazionale e il nuovo protagonismo della Russia hanno messo in discussione il ruolo egemone dell’imperialismo americano e dei paesi europei; si stanno ridefinendo nuovi equilibri politici e militari nelle diverse aree strategiche del mondo con l’intento di gestire le catene di approvvigionamento delle materie prime. In questo clima di destabilizzazione internazionale, la guerra è lo strumento per l’affermarsi di questi nuovi equilibri e la prospettiva di un conflitto mondiale si sta facendo sempre più minacciosa.
Il rischio dell’uso di armi nucleari è all’ordine del giorno e la rincorsa degli Stati ad aumentare la spesa militare sta coinvolgendo ormai tutte le principali potenze mondiali: Stati Uniti, Cina, Russia, Europa, Giappone, nessuno è escluso.
Mentre si tagliano i fondi a disposizione dei servizi sociali, come la sanità e la scuola, lo Stato italiano spende il 1,46% del PIL per le spese militari con la prospettiva di aumentare la spesa al 2% del PIL.
L’Italia è impegnata in 37 missioni internazionali per le quali spende oltre 1,4 miliardi di euro.
Il territorio italiano è interessato ad una nuova militarizzazione con la costruzione di nuove caserme (vedi caserme green) e l’ampliamento delle aree destinate a poligoni e basi militari. La ricerca universitaria è sempre più funzionale all’industria di armi e le scuole superiori sono uno degli obiettivi della propaganda militare per fare proselitismo di giovani da avviare alla vita militare. Mentre i mass media martellano incessantemente sulla necessità della guerra e sui mille motivi per affrontare questa atroce avventura, il processo di militarizzazione della società si sta acutizzando e si prospetta l’ipotesi di reintroduzione del servizio militare obbligatorio.
L’impatto dell’attività militare sull’ambiente e sulla salute pubblica è imponente: inquinamento dei terreni da metalli pesanti, inquinamento acustico e atmosferico, inquinamento delle falde acquifere, ecc. sono solo alcuni degli effetti che il lavoro di addestramento alla guerra produce sulla vita delle persone e dell’ecosistema.
Dopo più di trent’anni dalla fine della “guerra fredda”, la nostra regione continua a mantenere il triste primato di regione più militarizzata d’Italia: dal dopoguerra è operativa una base americana con accertata presenza di testate nucleari e possibile obiettivo strategico della Russia in caso di guerra. Sono attivi diversi insediamenti militari con decine di caserme, poligoni militari, depositi di armi e molte aree sono sottoposte ai vincoli di servitù militare.
Il Friuli V.G. è oggi interessato ad un piano di nuovi insediamenti militari che prevede la costruzione di n. 4 caserme “green” e il potenziamento dell’attività addestrativa nei poligoni con il loro conseguente ampliamento. E, intanto, si scaricano sulle comunità locali i costi delle bonifiche delle aree militari dismesse passate al demanio civile.
Di fronte a questa tragica situazione dobbiamo respingere il ruolo di spettatori passivi che ci è stato assegnato, e farci attori di un’inversione di tendenza.
Dobbiamo fermare il militarismo e la minaccia di una distruzione globale partendo dai luoghi in cui viviamo e attivandoci per inceppare la macchina bellica.
Siamo consapevoli che la ricostruzione dei processi di fratellanza e di solidarietà, la difesa dell’ambiente e della nostra salute siano un buon antidoto alle guerre imperialiste, nazionaliste, etniche e religiose.
Con questo appello ci poniamo l’obiettivo di costruire un’ampia mobilitazione regionale contro la guerra e il militarismo per sabato 30 novembre 2024 a Malnisio (PN), dove, a confine tra i comuni di Montereale Valcellina e Aviano, é in corso un progetto di conversione, bonifica e valorizzazione del territorio per la chiusura del poligono militare Cao Malnisio.
Se ti riconosci nei contenuti del presente appello, fallo circolare! Porta a conoscenza di questa nostra proposta gli amici e le amiche, i compagni e le compagne, i gruppi e le associazioni che frequenti e tutti quelli che potrebbero essere interessati.
Costruiamo insieme un’ampia mobilitazione per fermare la guerra e difendere il nostro territorio dalla servitù militari. Chiudere le basi e i poligoni militari. Basta servitù militari! Appuntamento sabato 30 novembre 2024 a Malnisio (PN) ore 13.30 Piazza Trieste.
COMITATO POLIGONO CAO-MALNISIO