Nell’estate passata, a Firenze, iniziò a circolare la voce che nella caserma Predieri, nel quartiere di Rovezzano, si sarebbe insediato un comando NATO per sovrintendere alle operazioni militari della zona mediterranea.
Anpi ed Arci indissero un’assemblea per comunicare la notizia e proporre una mobilitazione che avrebbe dovuto salvaguardare le normative urbanistiche del territorio. Inoltre facevano previsioni di un ritorno economico positivo nel quartiere, per l’arrivo di militari benestanti.
Alcuni dei partecipanti all’assemblea rilevarono, invece, la pericolosità dell’insediamento della NATO nella città, che sarebbe diventata un bersaglio primario in caso di eventi bellici.
L’assemblea finì con un nulla di fatto e Anpi ed Arci non ne riproposero altre.
Invece le realtà politiche della sinistra, istituzionale e non, escluso il PD, indissero una nuova assemblea sul tema e circa 70 partecipanti, costituirono il comitato “ No comando NATO né a Firenze né altrove”.
Subito partirono attività di informazione, a cui partecipavano molte persone, che ad altre manifestazioni organizzate da questa area della sinistra non si erano mai viste.
Si organizzavano volantinaggi e affissioni di locandine e striscioni, nei quartieri di Firenze sud, con decine di volontari che battevano in gruppi di cinque le vie più frequentate.
Il movimento è cresciuto con esternazioni concrete, che informavano la cittadinanza della esistenza del comitato.
La prima assemblea di settembre, tenuta in un giardino pubblico, contò circa 200 presenze e la chat registrava continue richieste di essere aggiunti alla lista.
Come prevedibile, la crescita del movimento fornì a chi si sentiva una avanguardia l’occasione di riempire la chat con le sue considerazioni politico-strategiche per “gestire il movimento verso una gloriosa vittoria”.
Le analisi, i collegamenti storici e i voli delle mosche cocchiere portarono alla fissazione degli obbiettivi del comitato:
no alla guerra, no all’invio di armi, no alla NATO e sì al taglio della spesa militare per l’aumento della spesa sociale.
Purtroppo l’attivismo per visibilizzare la nostra presenza si riduceva ed anche la chat lo indicava, con le richieste di cancellazione.
Ho partecipato a questo comitato sostenendo che il suo impegno primario fosse quello di far crescere il valore dell’antimilitarismo in sempre più persone e riassumevo i tre no del comitato con il no agli eserciti.
La proposta è stata evitata o avversata dai portatori di idee di eserciti nazionalisti difensori del popolo, mentre avrebbe bisogno di confronti finalizzati a evitare le guerre e non a sperare di vincerle o farle finire dopo perdite enormi di vite umane e distruzioni di beni di primaria necessità artificiali e naturali.
A oggi il comitato si è voluto dare una segreteria, composta da tutti coloro che vogliono rappresentare la propria fazione.
La richiesta, quasi ingenua, che la segreteria fosse tecnica è stata accolta con un sì e “praticata” con l’elaborazione interna dei programmi da portare in assemblee mensili perché fossero ratificati.
Con i rapporti di forza esistenti in questo comitato, fra i tanti fautori della direzione e i pochi compagni sostenitori dell’autogestione gli esiti di ogni discussione, ammesso che ci sia stata, sono facilmente prevedibili.
L’abbandono del movimento da parte delle persone che erano semplicemente interessate al “no alla NATO” e probabilmente anche non preparate ad affrontare la portata di un obbiettivo così difficile, si può ridurre con una pratica progressiva tendente alla crescita delle adesioni ad un pensiero antimilitarista.
Nella società italiana le forze armate hanno bisogno di una grossa pubblicità sui media, nelle scuole, in campo sportivo, per mistificare il loro ruolo di distruttori violenti di società a loro indicate come nemiche.
La frequenza di manifestazioni antimilitariste in molte città italiane, ha portato a un intensificarsi di pubblicità per sostenere l’immagine delle forze armate.
D’altra parte in Ucraina e in Palestina tutta, ben si palesa il ruolo degli eserciti che compiono stragi di persone e distruzioni di beni, direttamente proporzionali all’arsenale bellico disponibile.
Con la manifestazione cittadina del 4 novembre 2023, contro l’insediamento del comando, il comitato è ulteriormente riuscito a pubblicizzare la sua presenza ed anche i media hanno preso atto della avversione cittadina ai progetti NATO.
Vincenzo Mordini