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I motivi della protesta

I motivi della protesta

Una fastidiosissima presenza storica dell’USI nelle due strutture ospedaliere

Dopo 50 anni che i locali sotto i portici del S.Carlo sono ad uso sindacale il Direttore M. Stocco vuole affittarli per fini commerciali” . Questo si denuncia in un comunicato del Collettivo Lavoratori Ospedalieri USI interna, dove si documenta che “Dal 1991 i locali sono gestiti dall’Organizzazione Sindacale USI Sanità. Dopo due ricorsi al giudice del lavoro venivano riconosciute tutte le prerogative sindacali tra cui anche la sede (legge 700 statuto dei lavoratori)”. Si denuncia come “L’attuale Direttore Generale della ASST Matteo Stocco (…) ha iniziato in modo autoritario un sistematico attacco ai diritti dei lavoratori ed alle organizzazioni sindacali che non aderivano al suo modus operandi. Inviando sotto consiglio di disciplina sindacalisti e lavoratori, disconoscendo la maggioranza rappresentativa della RSU, che è contraria ai suoi modi, attuando così contro i sindacati la rappresaglia come facevano i fascisti”. Un’altra operazione autoritaria del Direttore generale in carica è stata quella di ridurre “i Rappresentanti sulla Sicurezza dei Lavoratori, deliberando un nuovo regolamento RLS nella ASST che riduce in modo considerevole i rappresentanti sulla sicurezza (da 18 a 6) proprio nel momento della pandemia covid 19 (…) e anche le informazioni sono state segregate (…) con la complicità della minoranza dei sindacati amici ha approvato un Contratto integrativo aziendale peggiorativo rispetto il precedente a danno di tutti i lavoratori della ASST, ricompensando poi con promozioni e benefit i sindacalisti firmatari CISL, UIL, FSI, FIALS (…) “Nel corso del 2019-2020 abbiamo presentato come USI S. Paolo S. Carlo diversi esposti sia all’ATS, nel caso della scabbia all’ospedale S. Paolo, che ha poi multato Stocco e la dirigenza per gli spogliatoi non a norma; dossier sulla malagestione degli appalti sull’informatica; esposti alla regione Lombardia e Procura della Repubblica sulla libera professione al S. Paolo insieme al comitato difesa ospedali S.Carlo S. Paolo e Medicina Democratica; esposti, insieme ad altri sindacati, su mancanza di braccialetti identificativi per i donatori di sangue come previsto dalla legge nazionale e posizioni organizzative”.

Soprattutto l’USI all’interno è stato l’unico sindacato che si è opposta apertamente contro la delibera della Regione che, dopo aver deciso l’accorpamento dei due ospedali, San Paolo e San Carlo, ne progettava la chiusura con la prospettiva di costruire un nuovo ospedale, utilizzando fondi dai privati con l’obbiettivo di una forte riduzione dei posti letto. Contro questa prospettiva l’USI si è impegnata attivamente con il supporto del Comitato Territoriale di Difesa della Sanità Pubblica, raccogliendo 7 mila firme di protesta.

I motivi principali della giornata di sciopero

Come previsto da legge l’USI Sanità dei due presidi ospedalieri Santi Paolo e Carlo promuove il tentativo obbligatorio di conciliazione presso il Prefetto di Milano con la direzione aziendale, in quanto ritiene che il contratto integrativo aziendale, sottoscritto e imposto da una minoranza (solo alcune OO.SS. Territoriali e 10 delegati su 42) elimina gli accordi di miglior favore già in atto nei due Presidi ospedalieri, imponendo un contratto peggiorativo di quello nazionale. In particolare la direzione aziendale: ritiene sufficiente il tempo di 5 min. per l’operatore raggiungere gli spogliatoi, svestirsi degli abiti civili, indossare la divisa, recarsi agli ascensori, raggiungere il reparto o servizio, rispettando allo stesso tempo tutte le norme sul distanziamento e sovraffollamento previste; sostiene che i lavoratori turnisti non abbiano diritto alla pausa pranzo e alla indennità turno se non svolgono più notti, più mattini, ecc.; che è possibile derogare sull’orario di lavoro e sui turni di 12 ore, se sono i lavoratori a volerlo e sostiene il falso che chi fa 12 ore prende doppie indennità; si oppone all’aumento delle indennità che sono bassissime; non sembra preoccuparsi della tutela della salute dei lavoratori con il nuovo regolamento degli RLS. L’USI aziendale rivendica assunzioni stabili soprattutto per fronteggiare l’emergenza che si aggiunge alle condizioni di disagio già presenti che rendono impossibile l’organizzazione della vita personale, di fronte a turni massacranti e allungamenti dell’orario di lavoro, sottoposti a mobilità selvaggia tra reparti e presidi, con una organizzazione militaresca all’interno dei reparti con ricatti continui per usufruire dei diritti. L’USI rivendica aumento del salario e rivalutazioni delle indennità ferme da 20 anni, tutela della salute del lavoratore e della sicurezza del posto di lavoro. Perciò l’USI Sanità dell’ASST Santi Paolo e Carlo proclama lo stato di agitazione e lo sciopero aziendale del comparto per l’intera giornata di lunedì 14 dicembre 2020.

La protesta dell’USI sulla situazione interna trova conferma nel comunicato delle sigle sindacali rappresentate all’interno del Comitato Covid della ASST Santi Paolo e Carlo di Milano: “La segreteria Aziendale Cgil FP, Nursing-up, USB e USI Sanità denunciano la grave situazione causata dagli oltre 300 contagi che ha interessato i lavoratori della ASST di Santi Paolo e Carlo. Un numero di positività elevatissimo che coinvolge tutte le categorie di lavoratori presenti in azienda. Il tutto aggravato dalla carenza di personale, situazione già cronica prima della pandemia Covid 19 e mai risolta, più volte denunciata a livello sindacale e manifestata in tutte le sedi opportune, che si sovrappone alla necessaria esigenza di personale per far fronte alla emergenza sanitaria, anche in virtù della necessaria sostituzione dei lavoratori che si ammalano. (…) Malgrado le sostenute segnalazioni riguardanti le anomalie di molteplici situazioni non gestite, la richiesta continua dei dati mai pervenuti al Comitato Aziendale sulla sicurezza, nato in ottemperanza al DPCM del 26 aprile 2020, l’Azienda continua a procrastinare la convocazione del Comitato stesso (…) L’incapacità dimostrata da questa Direzione sino a oggi, nel gestire una situazione preventivamente annunciata da molti mesi, ci porta a sostenere come la stessa debba essere immediatamente DESTITUITA.”

Scoppia il caso mediatico della denuncia di 50 medici

Nel frattempo scoppia il caso mediatico di una lettera denuncia sottoscritta da 50 tra medici d’urgenza e rianimazione degli ospedali San Carlo e San Paolo in cui fanno sapere che: “Contro la loro volontà e contro la loro coscienza umana e professionale, sono costretti a dilazionare l’accesso a terapie e tecniche potenzialmente curative (intubazione orotracheale e ventilazione non invasiva), a non poter trattare tempestivamente, con adeguata assistenza e in ambiente appropriato tutti i pazienti che ne potrebbero beneficiare. I decisori apicali e la direzione sanitaria avrebbero potuto decidere con dovuto anticipo, di riorganizzare, di richiamare più personale formato, di aprire più posti letto monitorati per pazienti covid.”

Tale lettera era destinata ad un uso comunicativo all’interno dell’ASST ma la comunicazione è arrivata ai media ed è diventata un preciso atto d’accusa. Il Direttore Generale ha reagito muovendo le sue pedine con una contro lettera, per sconfessare le affermazioni dei 50 colleghi ed esprimere la massima solidarietà alla Direzione della ASST. I principali firmatari di questa lettera sono i capi dipartimento, fiduciari del direttore, ed anche la dottoressa Francesca Cortellaro, che si occupava dell’area da dove arrivava la denuncia dei medici, si è resa disponibile a dissociarsi dalle affermazioni dei colleghi. Una dichiarazione rivelatasi un boomerang perché è emersa proprio una sua lettera di comunicazione interna che un mese prima, al contrario, denunciava una situazione al collasso. Malgrado il cambio di opinioni la Francesca Cortellaro viene rimossa dal suo incarico di responsabile dei pronto soccorso, proprio in una situazione di grave emergenza.

L’Unione Sindacale Italiana del “Santi Paolo e Carlo” si schiera apertamente a sostegno dei 50 medici che rischiano rappresaglie per il loro coraggio, con un comunicato dal titolo “Solidarietà con i medici che hanno detto la verità”: “Se la bellezza di 50 medici scrivono sottoscrivendo – associandosi tra loro – a ratifica di una grave situazione già resa nota nei suoi prodromi alla direzione con grande anticipo proprio da chi possedeva i maggiori titoli per farlo (la dirigente di un servizio interessato), ecco che altre figure, guarda a caso primari, capo dipartimenti e via dicendo, insomma alcuni collaudati puntelli del piccolo castello del potere aziendale, si inventano una lettera di dissociazione che appare oltre modo grottesca specialmente per il fatto che giunge proprio da chi dovrebbe rappresentare la scienza.”

Il fronte di lotta e solidarietà si sta allargando

Mentre sta accadendo tutto ciò una foto significativa fa il giro, ripresa anche dai media, di un infermiere bardato come un guerriero nella lotta contro il covid, con le braccia alzate in segno di protesta sul tetto del Dipartimento emergenza-urgenza del San Carlo, sopra uno striscione che riporta: “Né eroi né codardi! Personale in stato di agitazione” con esplicito riferimento allo sciopero proclamato da USI Sanità.

La segreteria nazionale di USI Sanità su tale questione diffonde un comunicato: “Le tematiche aziendali sono simili in tutte le realtà sanitarie e sono quelle che contraendo servizi e personali e diritti dei lavoratori hanno smantellato il concetto di sanità universale, gratuita e di qualità (…) Oggi esprimiamo la solidarietà alla lotta degli operatori degli ospedali San Carlo e San Paolo, colpiti anche da una politica di metodi repressivi, convinti come siamo da sempre che ‘se toccano uno toccano tutti’ e rilanciare l’allarme sulla sanità che viene ‘privata’ nel suo esercizio pubblico e mercificata per profitto dai privati”. Si fa invito ai compagni dell’organizzazione a diffondere tale comunicato nelle proprie situazione a partire dalle strutture della sanità in cui si è presenti ed a promuovere iniziative a sostegno su tutto il territorio.

È uscito poi un comunicato stampa sullo sciopero del Comparto ASST S. Paolo S. Carlo sottoscritto da USI SANITÀ, USB, NURSING UP (sindacato infermieri): “Esprimiamo solidarietà ai ‘50 eroi’ per il coraggio avuto nel segnalare quanto stava accadendo presso l’ASST Santi Paolo e Carlo. ‘I capi’ che si sono dissociati l’hanno fatto solo per fedeltà aziendale (…) Ciò che sta’ accadendo nell’Asst Santi Paolo e Carlo fa da cassa di risonanza della situazione, che si sta’ verificando in tutte le strutture Sanitarie Pubbliche di tutta Italia” (…) La stessa politica Regionale LOMBARDA nella sanità ha favorito i privati sottraendo al pubblico, regalando la gestione degli ospedali a Direttori politicizzati e orientati, dandola in pasto ad affaristi senza scrupoli, reprimendo i diritti dei lavoratori e fornendo cure inadeguate ai cittadini per mancanza di personale e dispositivi di protezione. Quanto sta’ accadendo e il sostegno dimostrato da molti e molti lavoratori di tutte le categorie e da tutta Italia vogliono dire solo una cosa, ANDATE A CASA PER IL BENE DELLA COLLETTIVITÀ!” Infine si comunica la partecipazione unitaria allo sciopero del 14 dicembre dei firmatari del comunicato.

Nella giornata di venerdì 27 novembre è stata organizzata dal Comitato Difesa Sanità Pubblica sud ovest Milano, dalla Brigata di Solidarietà Popolare Milano sud e con la partecipazione dell’Unione Sindacale Italiana una flash mob davanti all’ospedale San Paolo a sostegno della mobilitazione sindacale che ha indetto lo stato di agitazione e lo sciopero per il 14 dicembre. La mobilitazione, alla quale hanno aderito anche diverse associazioni, è ben riuscita.

Il pasticcio di chi ha denunciato chi?

Martedì 1° dicembre Gallera, assessore alla sanità lombarda, parla in Consiglio regionale, in previsione di una “terza ondata”, di stemperare e rasserenare il clima (in riferimento alla lettera di denuncia dei 50 medici) nella necessità che gli operatori sanitari “ritrovino la forza e la motivazione per continuare a curare quanti inevitabilmente finiranno negli ospedali”. L’indomani però, al contrario, La Verità scrive che la direzione del Santi Paolo e Carlo, avrebbe “sporto denuncia in Procura e avviato sanzioni disciplinari contro i 50 medici firmatari”. Il Fatto Quotidiano, riprendendo la notizia, fa notare la contraddizione.

Dopo due giorni di silenzio, il venerdì pomeriggio, dopo che a tali informazioni riportate l’opposizione in consiglio regionale chiede a gran voce le immediate dimissioni di Matteo Stocca, per gli atti repressivi di cui sarebbe responsabile, esce una nota: “La direzione aziendale dell’Asst Santi Paolo e Carlo di Milano dichiara che non esiste nessuna denuncia nei confronti dei medici di Pronto soccorso e Rianimazione dell’ospedale San Carlo, né sono in corso provvedimenti disciplinari a loro carico” e aggiunge “Si comunica altresì che, al fine di tutelare l’immagine dell’azienda, è stata inoltrata denuncia per danno d’immagine a mezzo stampa”. Non è affatto chiaro chi denuncia chi e di cosa di preciso. La Verità ha detto il falso o la direzione aziendale millanta false denunce verso la stampa e quale stampa? Un rebus che si spera di chiarire nei prossimi giorni. Accade anche che il 3 dicembre, mentre il direttore generale alla sanità regionale, Marco Trivelli, si reca al San Carlo per un’ispezione, s’incrocia con gli striscioni di una flashmob dell’Unione Sindacale Italiana e del Comitato per la Difesa della Sanità Pubblica (come era già avvenuto al San Paolo) a sostegno dello sciopero del 14 dicembre.

Enrico Moroni

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