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I morti dimenticati

I morti dimenticati

Come dicevamo in tutti gli articoli precedenti,[1] di là da ogni altra considerazione, l’attenzione mediatica e le conseguenze politiche legate alle malattie da COVID-19 hanno fatto quasi del tutto dimenticare un dato, in sé banale ma fondamentale per capire la realtà effettiva della situazione; tutte le altre malattie che necessitano, nei casi gravi, di ricoveri in terapia intensiva – influenza stagionale, polmoniti batteriche, neoplasie, malattie cardiache e quant’altro – non sono sparite per nulla e necessitano di cure, né più né meno delle infezioni gravi da COVID-19. Eppure la cosa andrebbe continuamente ricordata in quanto è la chiave per capire il senso reale di questa emergenza; una strage di Stato dovuta alle politiche di distruzione dello stato sociale degli ultimi quarant’anni che ha ridotto il Sistema Sanitario Nazionale al lumicino e, di conseguenza, incapace di affrontare l’emergenza e moltiplicando la letalità del virus.

La controprova di tutto ciò si rintraccia nel semplice fatto che le nazioni con un minor livello di distruzione dello stato sociale sono, allo stesso tempo, quelle nelle quali la letalità del virus è notevolmente inferiore: il caso eclatante è quello della Germania,[2] dove la letalità è un dodicesimo di quella italiana, pur essendo il paese da cui ci è giunto il virus, dove quindi ha circolato per più tempo e con misure di contenimento nettamente inferiori rispetto all’Italia ed agli altri paesi dove il virus appare di una letalità altissima e dove ugualmente all’Italia sono state adottate misure draconiane di contenimento sociale.

Pochi dati danno l’idea della cosa: quarant’anni fa il Sistema Sanitario Nazionale era dotato di 531.000 posti letto, di cui 18.000 di terapia intensiva, mentre all’atto dell’inizio della pandemia ne disponeva rispettivamente di 191.000 e 4.600; decine di migliaia tra medici, infermieri ed operatori della sanità non sono stati sostituiti all’atto del pensionamento e sono andati persi; centinaia di ospedali sono stati chiusi.[3] In Germania, pur essendoci stati i tagli, comunque vi sono due volte e mezzo il numero dei posti letto pro capite rispetto all’Italia.[4]

La letalità inferiore presente in Germania si spiega allora assai facilmente con il fatto che gli ospedali non si sono intasati e, di conseguenza, i malati vengono messi immediatamente in terapia intensiva e non solo, come purtroppo sta accadendo nei paesi dove la letalità è ben maggiore, quando i sintomi sono peggiorati notevolmente a causa dell’intasamento dei posti letto.[5] Buona parte degli infetti restano perciò a casa nella speranza che i sintomi non si aggravino; se ciò accade occorre trovare un posto di letto libero e la cosa non è immediata, in Italia come altrove.

Un discorso a parte è l’effettivo calcolo della letalità che dipende dal numero degli infetti reale, non solo da quello dei contagiati identificati come tali che – per l’Italia ma il discorso generale vale per il mondo intero – al momento in cui scrivo queste righe (domenica 19 aprile 2020) sono 176.042 mentre, in realtà, oramai anche il mainstream, molto dopo la scienza,[6] ammette siano circa sei milioni (per un confronto i contagiati dall’ultima influenza stagionale sono circa sette milioni).[7] Di conseguenza, un po’ ovunque, la letalità reale del virus è nettamente inferiore ai dati calcolati nei vari paesi, il che rafforza la tesi della strage di Stato dovuta alle politiche di macelleria sociale: la metafora è divenuta realtà.

Nel frattempo, però, la mortalità generale rischia (il verbo usato è ottimistico) di salire ancora di più: infatti l’intasamento degli ospedali vale per tutti i malati bisognosi di cure – e questo vale sia per chi ha bisogno come gli ammalati gravi da COVID-19 di posti letto di terapia intensiva (come dicevamo i casi gravi di influenza stagionale, polmoniti batteriche, neoplasie, malattie cardiache, ecc.), sia per chi ha bisogno urgente di operazioni chirurgiche. Nel primo caso, è evidente che i problemi prima evidenziati per i malati gravi da COVID-19 valgono anche per tutti gli altri malati gravi che necessitano di cure intensive; nel secondo lo stesso intasamento ha costretto a rimandare ben 50o.000 – mezzo milione – di operazioni.[8] Alcune di queste magari sono effettivamente rimandabili senza rischio per la vita dei pazienti (ma non necessariamente per la loro salute generale nel tempo, che peggiorerà di sicuro), molte però sono relativamente urgenti.

Di quelle urgentissime (interventi su neoplasie, operazioni cardiache, trapianti…) si cerca ovviamente di tenere conto il più possibile ma, purtroppo, la situazione generale degli ospedali che abbiamo descritto porterà inevitabilmente a ritardi anche per loro. A questo va aggiunto il rimando di circa un milione di visite, controlli e ricoveri: statisticamente un numero non indifferente di questi è affetto da patologie anche gravi di cui, non venendo a conoscenza, non cercheranno di essere curati. Inoltre, come abbiamo fatto notare in altri articoli, molte persone che si ammalano di una qualunque malattia, sapendo che medici ed ospedali sono la fonte primaria del contagio ed in preda alla paura, non cercano soccorsi medici se non quando magari è troppo tardi. Anche interventi di rianimazione stanno diventando difficile da eseguire, come mostra il caso della Gran Bretagna[9] ma, temiamo, anche di altri paesi.

Di conseguenza, è purtroppo prevedibile, alla fine di questa strage di Stato, un aumento della mortalità generale ed anche del tasso di letalità delle innumerevoli malattie non derivate dal COVID-19. Alcune, tante, troppe, di queste morti sono già avvenute e continuano ad avvenire ma, a differenza dei morti da e con COVID-19 che muoiono lontani dall’affetto dei parenti ma non dai riflettori dei media, di loro al momento non ne parla quasi nessuno. Anch’essi, però, sono vittime delle politiche di macelleria sociale degli ultimi decenni non meno di tutte le altre; anch’essi sono persone con una loro storia, i loro affetti, le loro speranze interrotte anzitempo.[10] Anche di loro dovremo chiedere conto.

Enrico Voccia

NOTE

[1] VOCCIA, Enrico, “Virus e Bestie”, Umanità Nova, n° 4, 2020, p. 2; VOCCIA, Enrico, “Siamo nella Stanza 101?”, Umanità Nova, n° 8, 2020, pp. 1/2; VOCCIA, Enrico, “Gli ‘Sprechi’ Erano le Nostre Vite”, Umanità Nova, n° 11, 2020, pp. 1/2; VOCCIA, Enrico, “Ipotesi di Complotto e Razionalità”, Umanità Nova, n° 13, 2020, pp. 1/2.

[2] https://www.corriere.it/esteri/20_aprile_05/coronavirus-perche-germania-ha-cosi-pochi-morti-c5574952-76fd-11ea-9a9a-6cb2a51f0129_preview.shtml

[3] VOCCIA, Enrico, “Gli ‘Sprechi’ Erano le Nostre Vite”, Umanità Nova, n° 11, 2020, pp. ½.

[4] https://www.agi.it/fact-checking/news/2020-03-06/coronavirus-posti-letto-ospedali-7343251/

[5] https://www.corriere.it/cronache/20_marzo_09/coronavirus-scegliamo-chi-curare-chi-no-come-ogni-guerra-196f7d34-617d-11ea-8f33-90c941af0f23_preview.shtml

[6] https://www.imperial.ac.uk/media/imperial-college/medicine/sph/ide/gida-fellowships/Imperial-College-COVID19-Europe-estimates-and-NPI-impact-30-03-2020.pdf (30 marzo 2020)

[7] https://www.corriere.it/cronache/20_aprile_18/coronavirus-veri-numeri-italia-6-milioni-contagiati-99304052-80e6-11ea-ac8a-0c2cb4ad9c17_preview.shtml

[8] https://www.huffingtonpost.it/entry/un-milioni-di-ricoveri-e-500-mila-operazioni-rimandati-per-pandemia_it_5e7f4241c5b6256a7a2b7904 ; https://www.ilmessaggero.it/salute/medicina/coronavirus_malati_oncologici_cure_interrotte_visite_rinviate-5162389.html

[9] https://www.ilmessaggero.it/mondo/coronavirus_gran_bretagna_medici_rianimazione_ultimissime_1_aprile_2020-5146798.html

[10] https://www.adnkronos.com/salute/medicina/2020/03/29/coronavirus-molti-malati-tumore-tolto-speranza_z7gch2ZveWsQJqqwNWNJ1K.html

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