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Nazionalismo tedesco: Marx ed Engels tra le calunnie verso i comunisti e l’alleanza con i democratici

Nazionalismo tedesco:  Marx ed Engels tra le calunnie verso i comunisti e l’alleanza con i democratici

Pubblichiamo la terza ed ultima parte parte della traduzione del quarto capitolo di “The Idea” di Nick Heath – Just Book Publishing. Traduzione di Lona Lenti. La prima e la seconda parte sono state pubblicate sui nn. 17 e 18.

La borghesia tedesca fallì clamorosamente nei suoi tentativi di portare a termine una rivoluzione democratica e Marx fu costretto a rompere con i democratici borghesi nell’aprile del 1849 e a riportare in vita la Lega dei Comunisti. È stata una vera e propria disfatta per Marx ed Engels. Non solo avevano tentato di agganciare il comunismo operaio ai desideri democratici della borghesia (come già si delineava nel pericoloso flirt dei babouvisti) ma Marx ed Engels avevano abbandonato i fondamentali principi della solidarietà internazionale tra i popoli.

Proponendo la teoria delle “nazioni storiche” – Germania, Polonia, Ungheria, Italia – e delle nazioni minori destinate a essere germanizzate o a scomparire del tutto, sostennero che fosse necessario creare Stati nazionali forti per facilitare la caduta dell’assolutismo. I Polacchi erano utili solo finché combattevano contro il dispotismo russo. Dopo aver assolto a questo compito avrebbero dovuto essere retrocessi fra le nazioni di seconda linea, quelle destinate all’estinzione. In una previsione completamente avventata, Engels predisse l’estinzione dei Cechi e degli Slovacchi e degli Slavi meridionali. Egli vedeva queste nazioni in modo agghiacciante come arretrate e superate.

Engels mise in guardia in un velato attacco al russo Bakunin, allora panslavista, che “Noi combatteremo un’implacabile lotta mortale contro l’impero slavo, che ha tradito la rivoluzione; una guerra di annientamento e di spietato terrorismo, non nell’interesse della Germania, ma nell’interesse della rivoluzione!”, Engels avrebbe poi aggiunto, “possiamo assicurare la rivoluzione contro questi popoli slavi solo con i più decisi atti di terrorismo”. In un linguaggio profondamente razzista verso gli Slavi, si lamenta del fatto che non è stata mostrata gratitudine “per gli sforzi che i Tedeschi hanno fatto per civilizzare gli ostinati Cechi e Sloveni, e per introdurre fra loro il commercio, l’industria, un’agricoltura tollerabile e l’educazione!” (Panslavismo democratico, 14 febbraio 1848). Ancora più agghiacciante fu l’affermazione di Engels che “la prossima guerra mondiale non solo farà scomparire classi e dinastie reazionarie, ma anche interi popoli reazionari. E anche di questo dobbiamo essere coscienti in anticipo” (La lotta degli Ungheresi, 13 gennaio 1850).

Altrettanto spaventosa era la fede di Marx nelle guerre progressive. Doveva sostenere una guerra contro la Danimarca da parte della Germania perché questa avrebbe rafforzato la nazione tedesca e la democrazia tedesca. “La vera capitale della Danimarca è Amburgo, non Copenhagen” aveva sbottato Marx. Questa sarà una politica costante di Marx, come testimonia il suo sostegno alla Germania nella guerra franco-prussiana del 1870.

Finendo a Londra nel corso dell’anno, Marx costituì un’alleanza con i blanquisti francesi esiliati e con l’ala sinistra dei cartisti, per costituire una Società Universale dei Comunisti Rivoluzionari. L’idea veniva da Julian Harney, il leader cartista comunista. Con Engels, Marx redasse un Discorso del Comitato centrale alla Lega dei Comunisti nel 1850 che respingeva la tattica opportunistica del 1848 credendo, a torto, che stesse per scoppiare una rivoluzione sociale proletaria, e sviluppando la necessità di una Rivoluzione Permanente, fino al raggiungimento del comunismo. Essi collegarono a questo la necessità di una dittatura del proletariato, un concetto che era stato inventato da Blanqui e che è stato sostenuto dai babouvisti.

Ma ben presto Marx si allontanò dall’attività rivoluzionaria, dichiarando che al presente non era possibile nessuna rivoluzione a causa della ripresa economica. Inoltre, una rivoluzione imminente non dipendeva solo da un’altra crisi commerciale, che egli aveva visto come causa delle rivoluzioni del 1848, ma da un massiccio sviluppo delle forze produttive. I capi operai aderenti alla Lega dei Comunisti, come Schapper, Fraenkel, Lehmann e Willich dissentirono con lui in merito a questa concezione. Ma il peggio doveva arrivare. Il comunista Techow testimonia che “Marx e i suoi amici misero su Schramm, il loro campione, contro Willich. Schramm lo attaccò con l’invettiva più grossolana, e alla fine lo sfidò a duello. Ci saranno sicuramente delle ripercussioni, non solamente nell’ambito dell’emigrazione locale, ma probabilmente anche nella Lega dei Comunisti. Se questo accade, allora i disgustosi intrighi e i meschini pettegolezzi che Marx e compagni hanno organizzato su piccola scala avranno probabilmente un effetto più esteso, soprattutto sulla loro attività letteraria. È davvero un peccato che uomini di così grande talento finiscano per rendere impossibile a chiunque, tranne che alla feccia dell’umanità, fare causa comune con loro”. Il duello fu combattuto e Schramm rimase ferito. Questo provocò un’indignazione nei confronti di Marx. Fu espulso dal comitato di aiuto tedesco e dall’associazione educativa degli operai. Con un comportamento che si ripeterà nelle successive tattiche nella Prima Internazionale, Marx fece trasferire il Comitato Centrale a Colonia. Come ha osservato Schapper: “Allo stesso modo della Francia, dove il proletariato si è separato dalla Montagna e dalla stampa, qui le persone che parlano a favore del partito su questioni di principio si separano da coloro che si organizzano all’interno della classe proletaria”.

Harney aveva originariamente insistito perché Willich fosse coinvolto nella Società Universale. Al momento si rifiutò di schierarsi. In seguito a questo, Marx ed Engels scrissero ai blanquisti dicendo che per loro la Società Mondiale non esisteva più. La sezione di Colonia, e di fatto l’intera organizzazione tedesca della sezione minoritaria della Lega dei Comunisti controllata da Marx ed Engels, fu chiusa dalla polizia, come lo fu quella maggioritaria nel 1851. La polizia aveva infiltrati in entrambe le sezioni della Lega, ma nel suo pamphlet sugli eventi di Colonia, Engels si dette da fare per incolpare falsamente il gruppo di Willich per averli venduti alla polizia.

Marx ha poi pubblicato un altro opuscolo. “Il cavaliere dalla nobile coscienza”, che attaccava Willich nel modo più crudele. Di conseguenza Marx sciolse la sua sezione della Lega nel 1852. Per gli esuli tedeschi fu difficile perdonare lo smantellamento della Lega. Essendo prevalentemente operai, questo confermò i loro sospetti nei confronti degli intellettuali con formazione universitaria e della loro “arroganza” (vedi la prefazione di Gareth Stedman Jones a “Rifugiati rivoluzionari” di Christine Lattek, 2006).

Marx ed Engels avevano provocato danni considerevoli ad importanti sezioni del nascente movimento comunista con la loro tattica di alleanza fra la causa della classe operaia e quella della borghesia. Hanno inoltre rafforzato la corrente statalista all’interno di questo movimento comunista allargato preparando la strada per l’arrivo dei partiti socialdemocratici di massa. Con l’epurazione della Lega dei giusti hanno separato le diverse correnti di pensiero all’interno del movimento operaio, impedendo un dialogo proficuo e aumentando le divisioni. Nessuna delle iniziative internazionali era stata promossa da loro, sebbene ne rivendicassero il merito, e tutte erano state sabotate da loro. Christine Lattek (2006) sottolinea che non si è mai trattato di un caso se la Lega è passata sotto l’influenza di Marx ed Engels, ma che si è verificata una certa convergenza di opinioni tra loro.

Il marxista tedesco Otto Rühle avrebbe scritto: “Poiché Marx ed Engels si sforzavano di raggiungere l’autocoscienza, non si poteva evitare l’auto-lacerazione. Quest’ultima ha suscitato un esercito di avversari e li ha coinvolti per cinque anni o più nelle più velenose dispute personali. Un altro risultato fu che il fronte unito proletario, che era già in formazione, fu prematuramente e senza alcuna ragione obiettiva sufficiente, rotto per i decenni a venire. Il modo intollerante in cui le purghe delle fila comuniste furono effettuate e in cui si è prodotta la spaccatura nel campo comunista, non era il risultato di una necessità inevitabile, non dipendeva dal progresso dell’evoluzione economica. La sua causa primaria fu la voglia di predominanza personale di Marx, che razionalizzava in una fanatica fiducia nel potere di conquista della propria idea”.

Ora potevano permettersi il lusso di ritirarsi nel lavoro teorico fino al 1864, mentre i lavoratori comunisti si sforzavano di portare avanti il loro lavoro organizzativo all’interno della classe operaia.

In positivo, Marx ed Engels avevano portato molta chiarezza nella Lega con le loro idee sulla lotta di classe e sullo sfruttamento. Con la loro partenza molti dei comunisti tedeschi tornarono alle nozioni confuse di oppressione e tirannia, indicando che la loro influenza fosse solo passeggera.

Sarebbe falso pensare che il movimento comunista scomparve con la partenza di Marx ed Engels. Le attività continuarono a Londra e altrove per i decenni seguenti, con la Lega di Willich che perseguì alleanze con i democratici borghesi nel tentativo di rovesciare il sistema esistente in Germania. Inoltre, soprattutto nei due anni successivi al 1848, l’idea di una dittatura transitoria fu ripresa da questi esuli tedeschi.

Il movimento comunista tedesco in esilio a Londra, rappresentato dalla CommunistischeArbeiterBildungsVerein (CABV), Associazione educativa dei lavoratori comunisti, istituita da Schapper e dai suoi associati nel 1840, continuò ad esistere ed era ancora lì quando Johan Most – che si orienterà sempre più verso l’anarchia – e poi Rudolf Rocker arrivarono a Londra.

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