Lavorare meno! Elementi di conoscenza delle lotte proletarie – seconda e ultima parte

(Relazione per l’iniziativa “La prospettiva della riduzione del tempo di lavoro”, 20 giugno 2024 allo Spazio Micene – Via G. Pinelli, ex via
Micene – promossa dall’Associazione Culturale ‘Pietro Gori’, Milano; la prima parte è stata pubblicata sul numero 22)

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Battaglie Internazionaliste (una nuova era per il popolo lavoratore)

Prima della nascita dell’Internazionale il popolo lavoratore in tutte le lotte politiche e sociali è stato semplicemente uno strumento in mano alla borghesia che lo ha però escluso da ogni beneficio. La nuova prospettiva internazionalista ha fatto sì che il lavoratore assumesse un atteggiamento critico e di condanna di ogni potere, vecchio e nuovo, pensando da sé e organizzandosi per abbattere ogni forma di sfruttamento reclamando per tutti il frutto del lavoro. In ogni Paese industrializzato (o in via di) sono organizzate Associazioni di arti e mestieri, Società di Resistenza, Camere Sindacali Operaie, Federazioni Operaie, Società di credito, di consumo e di produzione; oltre a queste strutture organizzative l’Associazione Internazionale dei Lavoratori ha sostenuto innumerevoli scioperi in difesa degli interessi degli operai: dopo la sua fondazione, in tutti i differenti paesi nei quali poté estendersi e propagarsi, i salari furono aumentati, le ore di lavoro furono diminuite e l’insolenza dei padroni venne contenuta e domata1 e a rafforzare questo proclama vengono citate le lotte dei lavoratori belgi, svizzeri, francesi, inglesi, tedeschi, spagnoli…

In uno dei primi fogli internazionalisti (“Il Fascio Operaio”) pubblicato a Bologna da gennaio 1872, una specifica rubrica riporta gli scioperi in atto nei vari paesi, gli scontri con la fanteria, gli arresti, le battaglie per la riduzione dell’orario di lavoro e per gli aumenti salariali, la battaglia contro gli aumenti degli affitti che contribuiscono ad affamare ancor più le famiglie e ingrassare i padroni2.

Il fermento che l’Associazione produce nel resto d’Europa non si registra appieno, e per diversi motivi, in Italia (eccetto Napoli). Le motivazioni sono diverse: 1) in Italia l’Internazionale inizia la sua attività pubblica dal 1870 espandendosi gradatamente in tutta la penisola; 2) la forte crescita e l’attività che svolge preoccupa fortemente il potere che mette in atto una pesantissima repressione contro gli internazionalisti fino a tutto il 1873; 3) per salvaguardare l’organizzazione e gli stessi aderenti viene deciso di continuare clandestinamente l’attività dal 1874 fino al 1876, per riprendere dopo questa data, e alla luce del sole, la battaglia per organizzare gli operai, i lavoratori delle officine, i contadini per l’abolizione dello sfruttamento dell’uomo sull’uomo, per una società di liberi ed eguali contro ogni potere costituito e contro chi vorrebbe installarsi al suo posto.

Chicago, maggio 1886. La data storica

Il 4 maggio a Chicago, nel corso di un comizio dei lavoratori in lotta per le otto ore, scoppia una bomba. La polizia spara sugli scioperanti, che rispondono al fuoco, decine di morti e feriti rimangono sul terreno. È il seguito della grande manifestazione operaia del 1° Maggio con oltre 80.000 mila lavoratori scesi in sciopero nella sola Chicago, fatti che avranno un’influenza decisiva sul movimento per le otto ore e sul movimento operaio mondiale. Vengono arrestati otto anarchici, tra gli organizzatori dello sciopero, accusati del lancio delle bombe. Un vergognoso processo-farsa e razzista (tutti meno uno degli arrestati sono d’origine tedesca) ne condanna a morte sette di loro: l’11 novembre 1887 vengono impiccati George Engel, Adolph Fischer, Albert Parson e August Spies. Louis Lingg viene trovato morto prima dell’esecuzione, agli altri tre la condanna viene commutata in anni di prigione.

Dopo questi fatti si accentua la divisione tra socialisti ed anarchici, le organizzazioni operaie fanno passi indietro e la causa delle otto ore viene momentaneamente sconfitta. Nello stesso tempo si scatena da parte dello Stato una forte repressione contro gli anarchici. “Riguardo agli accusati, i socialisti, sia negli USA che in Europa, furono dapprima divisi tra la simpatia per le vittime dello Stato capitalistico e l’ostilità politica per le loro idee. In seguito però le vittime di quell’isteria diventavano “I Martiri di Chicago”, onorati e riconosciuti come propri da tutte le componenti del movimento operaio internazionale, … Anche grazie al loro sacrificio gli avvenimenti di Chicago ebbero il potere di legare indissolubilmente la rivendicazione delle otto ore con la data del 1° Maggio e con l’intenzione operaia di affermare la propria volontà di miglioramento con la lotta”3.

Il Governatore dell’Illinois riconoscerà nel 1893 (il giorno dopo l’inaugurazione del monumento ai Martiri di Chicago) l’innocenza dei condannati e l’ingiustizia del processo, liberando i tre detenuti. “La riabilitazione legale non era necessaria… arrivò troppo tardi. Il popolo, sommariamente, aveva già emesso la sua sentenza…”4.

Il Primo Maggio è, oggi, commemorato in tutto il mondo fuor che negli USA, là dove è avvenuto questo crimine barbaro: qui hanno inventato il loro “Labor Day” a settembre, con lo scopo di separare i lavoratori degli Stati Uniti dalla sua tradizione radicale, e di privare di significato la conquista della giornata lavorativa di otto ore5.

Il secolo si conclude con la nascita in Francia della Fédération des Bourses du travail (Federazione delle Camere del Lavoro), la principale organizzazione sindacale francese fondata da Fernand Pelloutier.

L’alba del nuovo secolo

Tra tutte le commemorazioni del 1° Maggio, l’esempio francese torna ad assumere un significato di massa, ricollegandosi all’esempio del movimento di Chicago del 1886 nell’azione dei sindacalisti rivoluzionari e anarcosindacalisti della CGT. Nel 1901 viene da loro riavviata la campagna per le otto ore per affermare il carattere “sindacalista” della manifestazione, contro la gestione dei politici socialisti, contro le passeggiate o processioni platoniche e delle petizioni ai pubblici poteri.

Contro la politica della Seconda Internazionale e il riformismo che la domina entra nella scena politica la nascita dei partiti comunisti e la fondazione di una Terza Internazionale che li riunisce (1919). A loro avviso il 1° Maggio deve ritornare alle origini, quella di essere “una dichiarazione di guerra alla società borghese… mentre i riformisti hanno incessantemente lavorato per trasformare il Primo Maggio in una festa borghese…”.

Nel 1905 a Chicago, socialisti, anarchici, marxisti e altre componenti di base del movimento operaio americano danno vita all’IWW che si propone di raccogliere in un solo sindacato tutti i lavoratori, come forza autonoma, svincolata dai partiti politici: alla tattica riformista delle trattative l’IWW contrappone la lotta e la partecipazione di massa. Forti per il loro internazionalismo e contro la partecipazione alla guerra, i militanti subiranno una violentissima persecuzione da parte del governo e del padronato. L’organizzazione getta le basi del sindacalismo rivoluzionario (l’industrialismo), adotta l’azione diretta come metodo di lotta e la sua espansione va oltre i confini americani mettendo radici in Canada, Australia, Nuova Zelanda, America del Sud e in Europa. Nel dicembre 1920 l’IWW (forte di 100.000 membri) aderisce alla prima delle tre conferenze che daranno vita all’A.I.T. (Associazione Internazionale dei Lavoratori, antiautoritaria) assieme all’italiana Unione Sindacale Italiana (USI), la FORA argentina, i sindacalisti rivoluzionari francesi, la FAU tedesca, i sindacalisti rivoluzionari inglesi, olandesi, svedesi, portoghesi, spagnoli ed altri raggruppamenti: insieme forti di circa 1 milione di aderenti. Questa organizzazione del sindacalismo di azione diretta si contrappone alla creazione dei sindacati rossi voluti dalla Russia e sotto l’ala protettrice del partito6.

Dal programma dell’A.I.T.7:

L’A.I.T. sarà sempre presente nel posto in cui deve essere intrapresa una azione della classe operaia per strappare al capitalismo e allo Stato anche solo i più piccoli miglioramenti. In relazione a ciò l’immediata attività dell’A.I.T. risolleva due rivendicazioni principali:

  1. La lotta per la giornata lavorativa di 6 ore, l’unico mezzo in grado, in certo qual modo di alleviare le conseguenze della crisi dell’occupazione che infuria in tutti i paesi.
  2. Lotta contro i pericoli di guerra… Sciopero generale rivoluzionario nel caso dello scatenarsi di una guerra provocata da un qualunque Stato.
  3. Preparazione della classe operaia alla presa di possesso dei mezzi di produzione attraverso la corrispondente organizzazione degli organi sindacali su basi internazionali.

I minatori d’Italia e le sei ore di lavoro

Nel nostro paese l’azione rivoluzionaria e libertaria nei primi due decenni del Novecento è incessante in ambito sindacale con la costituzione di Camere del Lavoro Sindacaliste (distinte da quelle Confederali) e le battaglie operaie e bracciantili (le occupazioni delle fabbriche nel biennio rosso 1919-20) in una intensa lotta che si traduce nell’occupazione delle terre incolte e con un bagno di sangue perpetrato dalla reazione statale nelle campagne e nei centri urbani.

Centri di propaganda e agitazione libertaria sono creati anche in Tunisia da Nicolò Converti che già dal 1887 fonda il giornale “L’Operaio” (altri 13 fogli verranno stampati e diffusi tra i lavoratori fino al 1944); stessa iniziativa in Egitto con la fondazione del giornale “Il Lavoratore”(altri sette fogli agli inizi del nuovo secolo).

Una grandiosa battaglia per la riduzione dell’orario di lavoro viene intrapresa dall’Usi con i minatori del Valdarno che nel 1917, in pieno periodo bellico, conquistano le 8 ore lavorative dopo un mese di ostruzionismo e con lo sciopero che in quella fase bellica era vietato8.

Nella primavera del 1919 il Sindacato Nazionale Minatori e Cavatori (aderenti all’USI) iniziano la più importante battaglia del lavoro che si ricordi in Italia: quella per le sei ore lavorative per l’estrazione di minerali. L’inizio della lotta parte ancora una volta dal Valdarno, estendendosi subito nel carrarese, in Garfagnana, in Versilia, all’Elba, alle zolfatare in Sicilia e in altri minori bacini minerari: la dura battaglia vince la prepotenza padronale, le sei ore lavorative sono conquistate9

Nello stesso periodo, febbraio 1919, viene stipulato un accordo per il lavoro a 48 ore (al posto dei 55-60 ore) tra gli industriali metallurgici e la FIOM e nel 1923 con un regio decreto – convertito in legge nel 1925 – le 48 ore diventano legali per tutte le categorie (8 ore giornaliere o 48 settimanali). Ma dovrà passare il ventennio fascista prima di ricominciare a parlare di orario di lavoro ridotto.

Nel 1954 viene lanciata una discussione sulle 36 ore in ambito comunista ma resta lettera morta a fronte di numerosissime critiche, dubbi e distinguo dentro e fuori dal partito e dal sindacato.

Saranno i rinnovi contrattuali degli anni 1962-63 (anni del miracolo economico) con alcune importanti conquiste, tra queste l’orario di lavoro che nel giro di pochi anni, per la gran parte delle categorie, arriverà ad una riduzione da 48 a 44 ore. Due rinnovi contrattuali dopo, 1969-70, si raggiungono le 40 ore, attuazione che avverrà nel 1972-73.

Lungo tutti gli anni Settanta, e oltre, continua la battaglia per ulteriore riduzione d’orario a 36 ore e a parità di salario da parte dei collettivi nelle fabbriche e nelle aziende, osteggiati però dalle burocrazie sindacali, ma con molti Consigli di Fabbrica e d’Azienda favorevoli alla proposta.

La lotta continua, oggi, con ulteriori motivazioni rispetto a quelle di ieri.

Franco Schirone

1 Associazione Internazionale degli Operai- Federazione Lombarda. Manifesto: Agli operai, alle Operaie, alla gioventù d’Italia; foglio murale pubblicato anche nel giornale “La Plebe”, n. 6, 1876

2 Vedi la raccolta del rarissimo “Il Fascio Operaio”, edizioni di Bologna, dicembre 1871- aprile 1872 di cui siamo a conoscenza dei primi 15 numeri ed almeno 4 supplementi; l’edizione fiorentina pubblica, per quel che si conosce, 11 numeri. Utile anche la consultazione del “Bulletin de la Fédération Jurassienne de l’Association Internatiuonale des Travailleurs, 1872-1874 (Feltrinelli reprint) per la conoscenza delle attività delle Federazioni europee.

3 B. Cartosio, A. Panaccione, “Le date del 1° Maggio”, in “La memoria del Primo Maggio”, cit.

4 Cfr Ricardo Mella, “1° Maggio. I martiri di Chicago”, Zero in Condotta, Milano, 2009.

Su Albert Parson, uno degli anarchici impiccati, straordinario agitatore e organizzatore del movimento operaio, è stata recentemente pubblicata, prima edizione italiana, la sua autobiografia: “Albert Parson. La vita dell’anarchico e martire del lavoro di Chicago” in “I Quaderni di Alternativa Libertaria”, pp. 63, 2024. Arricchisce la pubblicazione una biografia di Lucy Parson.

5 “Albert Parson. La vita dell’anarchico…”, cit.

6 Sull’esperienza dell’IWW si veda Louis Adamic, “Dynamite”. La storia della violenza di classe in America, Librirossi, Milano, 1977; ristampa edizioni Alegre, 2023.

7 A.I.T. 1922-1932. Dieci anni di lotte della Associazione Internazionale dei Lavoratori, CP editrice, Firenze, 1973

8 Vedi Giorgio Sacchetti, “Ligniti per la patria”, pref. di S. Cofferati, introd. Di A. Pepe, Ediesse edizioni, 2002. Vedi anche T. Marabini, G. Sacchetti, R. Zani, “Attilio Sassi detto Bestione. Un anarchico romagnolo tra i minatori del Valdarno”, Zero in condotta, Milano, 2008.

9 Vedi Alibrando Giovannetti, “Il sindacalismo rivoluzionario in Italia. L’Azione diretta, le lotte e le conquiste proletarie”, coediz. Zero in condotta, Collegamenti-Wobbly, Unione Sindacale Italiana, Milano, 2004.

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