di Enrico Voccia
Nell’aprile dell’anno scorso, una interessante mobilitazione popolare è avvenuta nell’area dei Campi Flegrei, tra Napoli ed immediata provincia; una mobilitazione che ha visto fin dall’inizio la presenza del gruppo anarchico “Francesco Mastrogiovanni” della FAI, anche perché una parte dei suoi militanti abitano proprio in zona. Questa lotta è stata il punto di partenza di un articolo che ha cercato di riflettere sul rapporto fra territori, rischi ambientali e rapporti di classe, pubblicato su Umanità Nova n° XX del 2024.
Per chi non volesse/potesse recuperare l’articolo, ne sintetizziamo brevemente i punti salienti per comprendere le successive attuali riflessioni. L’area dei Campi Flegrei, una caldera vulcanica attiva vicino a Napoli, è un territorio di enorme bellezza naturale e storica, ma anche di elevato rischio sismico. Negli anni ’70, un’intensa attività bradisismica portò all’evacuazione del Rione Terra di Pozzuoli, un evento traumatico per la comunità locale, che subì una deportazione forzata senza adeguate contropartite. Dal 2005 l’area è nuovamente interessata da fenomeni bradisismici, con un recente picco di attività sismica nell’aprile 2024, che ha generato forte preoccupazione nella popolazione. La gestione dell’emergenza da parte delle istituzioni è stata giudicata insufficiente, portando alla nascita di comitati popolari per tutelare gli interessi degli abitanti.
La bellezza della zona fa sì che la speculazione turistica incomba sull’area, con il rischio, che si è materializzato con il Rione Terra di Pozzuoli, che eventuali evacuazioni siano sfruttate per favorire le multinazionali del turismo a discapito della popolazione locale. Occorre pertanto costruire rapporti di forza sul territorio per garantire che eventuali allontanamenti siano temporanei e che i territori non siano abbandonati alla speculazione.
L’esperienza dei terremoti dell’Irpinia (dove i movimenti popolari riuscirono ad ottenere la ricostruzione dei propri paesi) e de l’Aquila (dove un movimento più debole ha visto alla fine un fenomeno “Rione Terra” su larga scala), evidenzia l’importanza della presenza di movimenti popolari organizzati per difendere i diritti degli abitanti e contrastare gli interessi capitalisitici. Nella fattispecie, il bradisismo è un fenomeno permanente ed è fondamentale una gestione continua e non emergenziale del territorio, con un’adeguata redistribuzione delle risorse economiche per garantire la sicurezza e il benessere della popolazione.
Cos’è accaduto in quest’ultimo anno? Il fenomeno bradisismico si è diradato e, con esso, la capacità dei movimenti di attrarre larghe fette della popolazione. Il che, d’altronde, è comprensibile: le persone del territorio che non hanno una formazione politica ed un’abitudine alla militanza la quale, di conseguenza, permetta loro una precisa e costante comprensione della posta in gioco sia a livello naturalistico sia a livello sociale, si mobilitano quando il problema è evidente, quando le loro case diventano inagibili e/o le continue scosse li portano in uno stato d’ansia di difficile sopportazione. In mancanza di una tale evidenza del problema, è facile vengano meno.
È da notare che questo fenomeno è presente anche nei movimenti della sinistra radicale che, pure, una tale coscienza dovrebbero averla, ma che sono radicati in zone del territorio napoletano relativamente distanti dall’area dei Campi Flegrei e, di conseguenza, sentono meno nell’immediato il problema e, nonostante i vari appelli, salvando la pace di qualche singolo, sono stati assenti nelle mobilitazioni. Si tratta, quest’ultima di una visione delle cose assai miope: il problema è davvero generale.
L’Italia è particolarmente vulnerabile al rischio idrogeologico a causa della sua conformazione geografica e delle attività umane: quasi il 94% dei comuni italiani è esposto a rischi legati a frane, alluvioni ed erosione costiera. Se consideriamo anche i rischi sismici e vulcanici, l’Italia diventa uno dei Paesi europei più esposti a fenomeni naturali. Circa il 44% del territorio italiano è classificato a rischio sismico medio-alto, con regioni come Abruzzo, Calabria, Sicilia e Campania particolarmente vulnerabili. Inoltre, l’Italia ospita alcuni dei vulcani più attivi d’Europa, come l’Etna, il Vesuvio e lo Stromboli, che rappresentano un rischio significativo per le aree circostanti.
Combinando i rischi idrogeologici, sismici e vulcanici, emerge allora un quadro complesso in cui gran parte del territorio italiano è soggetto a potenziali e spesso incombenti pericoli naturali, per cui la questione del rapporto delle popolazioni col territorio dovrebbe essere ben presente, almeno nella coscienza dei militanti che vogliono, come si usava dire un tempo, un mondo nuovo e possibile. Miope appare allora l’atteggiamento di chi, sentendo le scosse ma non vedendo le crepe nei muri delle proprie abitazioni, lo ritiene un problema secondario – domani invece della caldera dei campi flegrei potrebbe svegliarsi il Vesuvio, il vulcano presente all’altro capo di Napoli che si affaccia sul suo lato est. Abbiamo fatto un esempio molto partenopeo, ma i dati che abbiamo esposto prima mostrano come si potrebbero fare esempi simili dalle Alpi alla Sicilia. Di conseguenza, il rapporto delle popolazioni con il proprio territorio e le dinamiche di classe che possono innescarsi dovrebbero essere all’attenzione continua di chi lotta per un mondo migliore.
Chiudiamo però con la cronaca del presente. Il 13 marzo 2025, si è verificato un terremoto di magnitudo 4.6, il più forte registrato negli ultimi 40 anni nell’area dei Campi Flegrei. Questo evento è stato accompagnato da uno sciame sismico con altre scosse di magnitudo 3.5 e 3.9 nei giorni successivi. Il fenomeno del bradisismo ha raggiunto un sollevamento del suolo di circa 140 cm nella caldera centrale, con una velocità di sollevamento di 3 cm al mese, raddoppiata rispetto ai dati precedenti. L’attività vulcanica e sismica è strettamente correlata alla dinamica della caldera vulcanica sottostante, che continua a essere monitorata attentamente.
Sono state allestite strutture di accoglienza, come una tendostruttura a Fuorigrotta, per ospitare i cittadini evacuati: il governo ha dichiarato lo stato di mobilitazione della Protezione Civile per i territori di Pozzuoli, Bacoli e Napoli occidentale. Sono stati evacuati 163 nuclei familiari, per un totale di 388 persone e si è avviato un piano straordinario per analizzare la vulnerabilità degli edifici pubblici e privati e rafforzare le infrastrutture essenziali. La cosa più interessante, però, è stata la reazione dei movimenti, che stavolta ha raggiunto livelli di aggregazione e di iniziativa popolare abbastanza interessanti.
L’assemblea popolare si è nuovamente formata, stavolta ssumendo il ruolo di unico strumento decisionale e partecipativo per risolvere i bisogni che si presentano quotidianamente. I momenti più rilevanti di questa lotta, che sviluppa costantemente solidarietà, mutuo soccorso e rivendicazioni, per risolvere nel concreto i bisogni delle persone, sono stati tanti. I più rilevanti e significativi sono stati: l’occupazione per quattro giorni e notti della municipalità di Bagnoli, l’occupazione dell’ex base NATO a Bagnoli e il presidio di contestazione alla riunione clandestina del ministro Piantedosi insieme ai sindaci di Napoli, Pozzuoli e Bacoli. Oltre a questi momenti di maggiore visibilità, importantissime sono le tante assemblee di piazza svoltesi in vari luoghi, che garantiscono una ampia partecipazione fondata sulla azione diretta delle persone interessate, senza delegare nulla a nessuno.
Il problema più delicato e importante in questo momento è la sistemazione di tutte le persone che non hanno più una casa agibile. L’unico modo per risolvere questo problema in modo dignitoso è quello di dare subito un alloggio sicuro, confortevole e degno di questo nome a tutti gli sfollati. La cosa è possibile e realizzabile facilmente: basta espropriare tutte le ville ed appartamenti sfitti nonché gli alberghi che si trovano subito fuori dalla zona a rischio. In ogni caso, l’assemblea popolare ha stilato un appello con la esplicitazione della democrazia diretta, del rifiuto della delega e con dieci punti rivendicativi; appello discusso, approvato e condiviso da tutti.
Ovviamente c’è la consapevolezza, da parte di tutti i partecipanti all’assemblea, che solo continuando a lottare in prima persona, uniti e con determinazione, si riuscirà a costruire un percorso di lotta che porterà alla soddisfazione dei nostri bisogni. Speriamo di riuscire a mantenere nel tempo questi livelli della mobilitazione ma, ovviamente, non possiamo sapere se questo succederà. Di sicuro, il gruppo Mastrogiovanni continuerà ad essere presente, come ha fatto fin dall’inizio, a fianco di chi lotta.
Di seguito pubblichiamo il documento-verbale uscito dall’assemblea della X Municipalità occupata:
Verbale della I Assemblea Popolare della X Municipalità occupata. Nella giornata di Mercoledì 5 Marzo, presso i locali della sede della X Municipalità, nell’aula Sandro Pertini, si tenuta un’assemblea popolare con gli abitanti di Bagnoli e dei Campi Flegrei. II tema dell ‘assemblea ha riguardato le conseguenze sugli abitanti della crisi bradisismica e le recenti evoluzioni riguardanti i programmi di bonifica e rigenerazione urbana dell’area ex-Italsider. L’assemblea si è tenuta nei locali della sede della X Municipalità occupata per la richiesta di tenere celermente un incontro informativo sulla situazione sismica e sulle conseguenze sugli edifici e le misure in campo per il sostegno alle persone, con l’assoluta prerogativa di convocarla sul territorio di Bagnoli, per poter permettere agli abitanti di potervi partecipare attivamente, contro l’attuale convocazione del consiglio monotematico su Bagnoli previsto per il 10 Marzo a via Verdi. L’assemblea afferma due principi fondamentali: respingimento di ogni logica della delega, rifiutando la possibilità di poter destinare ad un piccolo gruppo di persone o a qualche singolo rappresentante la qualità di portavoce del territorio, si richiede quindi la convocazione urgente di un incontro pubblico sul territorio; costituzione di un’assemblea popolare permanente dei Campi Flegrei e di un comitato di controllo permanente sugli effetti del bradisismo. L’assemblea ha approvato all’unanimità le seguenti rivendicazioni rispetto la situazione attuale: 1. controlli e censimento a tappeto per la stabilità di edifici pubblici e privati a carico dello Stato; 2. soluzioni alternative e sostenibili per gli eventuali sfollati da edifici a rischio; 3. blocco dei mutui e degli affitti per tutte e tutti gli sfollati; 4. indennità per le notti insonni per i lavoratori e le lavoratrici costretti a recarsi a lavoro nei giorni successivi le scosse; 5. adeguamento e revisione immediata delle vie di fuga attualmente esistenti parametrate al numero di abitanti per contrastare fenomeni di congestione del traffico veicolare; 6. apertura di punti fissi nella ex base Nato, nelle aree sicure dell’ex Italsider e nella Mostra d’OItremare, con la creazione di punti di raccolta e ristoro comprensivi di letti, accesso a bagni e docce, cibo, in particolare per persone con disabilità, fragilità, bambini/e e anziani; 7. creazione di presidi fissi per il supporto medico e specialmente per il supporto psicologico con la possibilità di immediata presa in carico presso i centri di salute mentale delle ASL territoriali per affrontare il carico di ansie e preoccupazioni relativo alla situazione sismica; 8. mappatura delle persone non autosufficienti per interventi domiciliari tempestivi in caso di scossa; 9. blocco e annullamento della cementificazione prevista nei Campi Flegrei, fermando subito tutti i nuovi progetti di edilizia privata. L’assemblea respinge ogni possibilità di separazione tra T’attuale situazione bradisismica e la complessiva opera di rigenerazione urbana sul territorio. Abbiamo bisogno di libero accesso al mare, della spiaggia pubblica e del parco urbano. Nella situazione di difficoltà creata dal bradisismo le scelte individuali lasciano indietro le persone fragili o che non possono permettersi soluzioni alternative, l’unica possibilità che abbiamo per sostenere tutte e tutti prevede l’adozione di soluzioni collettive. Assemblea popolare della X Municipalità Occupata