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Milano: nessun CPR, né qui né altrove!

Milano: nessun CPR, né qui né altrove!

Grida ribelli cortei vocianti

Desideri fratelli stranieri emigranti

Tutti quanti

Tutti tanti

Gianfranco”Joe” Marelli

Sabato 6 aprile a Milano, manifestazione nazionale

NESSUN CPR, NÉ QUI NÉ ALTROVE!

Mentre sto scrivendo queste righe ho saputo che 4 compagn* della rete NO CPR sono stati arrestati all’aeroporto di Malpensa perché hanno fermato un aereo sul quale ci sarebbe dovuto essere un migrante espulso in modo coatto e imbottito di farmaci per poterlo deportare facilmente, destinazione Marocco, dove era in pericolo anche la sua incolumità fisica. Ma il migrante era stato spostato, ad insaputa di tutti, all’aeroporto di Bologna.

È questa un’azione che, in un mondo “normale”, dovrebbe essere lodata perché indica una comunità umana e politica che si prende a cuore le sorti di chi è indifeso. Persone che combattono contro l’idea di un mondo in cui chi è “diverso” diventa il nemico. Invece questo atto di grande umanità rischia di portare a questi compagn* anni di galera. Solidarietà attiva a questi compagn*.

Siamo in guerra. Una guerra non dichiarata, ma che miete continuamente vittime, migliaia di vittime. Una guerra contro “i diversi”. Ma è una diversità che sta tutta rinchiusa in un portafoglio, soprattutto se in questo portafoglio moneta sonante non ce né.

I viaggi della morte hanno tante strade: la rotta balcanica, le traversate in mare con barchini da paura dove il pericolo, oltre al mare mosso, diventano le Guardie Costiere e i Governi di riferimento (come è successo nei massacri di Cutro, di Pylos in Grecia, come le Guardie Costiere, tra cui quella Libica, tristemente famosa, che operano insieme a Frontex, l’agenzia per il controllo delle frontiere dell’Unione Europea, che potrebbe diventare l’apripista di un futuro esercito europeo).

E i “fortunati” che in qualche modo sopravvivono a tutto questo, rischiano di finire nel tritacarne della democratica Europa e negli orrori del Bel Paese.

Ormai non si riescono più a contare i morti e il Mediterraneo è diventato un cimitero.

È sempre più evidente che i poveri sono il nemico da abbattere: sia quelli nati sul suolo nazionale sia quelli che arrivano, spesso con indicibili sofferenze, sperando di trovare una vita migliore, sia quelli di passaggio per andarsi a collocare in un altro luogo o per avvicinarsi ai loro cari. L’ultima perla di questo governo e quella dell’Albania. L’Albania, paese governato da una cricca di affaristi che, appena il governo italiano gli ha proposto di prendersi un tot di migranti in cambio di milioni di euro, non si è fatta scappare l’occasione del business. Siamo così agli appalti e sub appalti delle deportazioni e dei CPR.

A Milano è stato ripristinato quel lager che sta in via Corelli. È un posto infame che era stato chiuso nel 2013 perché era diventato quasi cadente a causa delle tante rivolte delle persone rinchiuse. Ma soprattutto fu riconosciuto come un luogo di torture e violenze sugli ospiti: anche i muri gridavano vendetta per le sofferenze fatte subire a persone che hanno avuto la disgrazia di incappare in un posto di blocco ed essersi trovati senza documenti. Sì perché l’unica colpa era ed è quella: essere SENZA DOCUMENTI. Sono persone che erano in Italia da anni, si erano formati delle famiglie, avevano figli; hanno figli e la sfortuna di trovarsi nel posto sbagliato, dove una persona in divisa ti cambia la vita e in un nanosecondo ti spedisce nell’inferno più atroce. Credo che tutto ciò sia di una crudeltà indicibile. Nel 2020 via Corelli riapre come CPR nonostante le molte manifestazioni di protesta. Sembrava che l’anno scorso finalmente si riuscisse a smantellare, perché la magistratura aveva fatto una ordinanza di sequestro della struttura. Avevano accertato la violazione sistematica dei diritti umani sulle persone rinchiuse: nessuna visita medica, nessun rapporto psichiatrico, camerate luride, bagni in condizioni inumane, cibo marcio e scaduto. La procura ordina il sequestro, si spera che sia l’occasione buona ma poi nulla di fatto. Due buffetti agli aguzzini e tutto rimane come previsto. Ora è arrivato il momento di riprendere una campagna seria per la chiusura di tutti i lager di stato.

La manifestazione del 6 aprile è motivata da tutto questo, ma non si esaurisce con la mobilitazione contro i CPR in Italia. La questione migrazione è un problema internazionale e va di pari passo con l’aumento delle spese militari, con la costruzione di un sentimento nazionalista e fascista attraverso cui la migrazione viene esibita e manovrata a fini guerrafondai, il primo avamposto contro un’invasione inesistente. Perciò è necessario costruire una vera lotta antimilitarista, antirazzista, antifascista: il nemico va individuato nel potere, in chi governa, nel parlamento e in tutte le istituzioni statali. È indispensabile fermare l’esportazione di armi verso l’Ucraina, Russia, Israele e ovunque ci sia un conflitto, bloccare l’invio di armi nei porti, lottare per un mondo senza eserciti ed incentivare il valore della diserzione.

Anto D’Errico

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