In questo momento storico contrassegnato dalla volontà di guerra e da un periodo di crisi profonda non solo nel nostro paese, si evidenzia più che mai il violento assalto che in tutti i paesi sta subendo la sanità, stretta tra le forze che tentano di trasformarla in merce e profitto, tra quelle che premono per un rapporto pubblico-privato e tra quelle che lottano per un servizio pubblico, gratuito e di qualità per le masse popolari.
Sono queste ultime che anche quest’anno il 7 aprile, in occasione della Giornata Mondiale della Salute, uniti dallo slogan “la salute non è in vendita”, si mobiliteranno a livello europeo contro lo strapotere dei capitalisti, il cui scopo è quello di continuare a speculare ovunque possano accaparrarsi profitti accettabili a scapito della salute e della vita umana.
Le politiche attuate in questi anni per contrastare la crisi economica, politica e culturale hanno prodotto degli effetti che hanno determinato un deterioramento delle condizioni di vita e di lavoro, impoverendo complessivamente la nostra vita. L’intensificazione dello sfruttamento, la diffusione del lavoro nero, l’incremento della nocività, la precarietà, la distruzione dell’ambiente e delle risorse, la creazione di tecnologie non al servizio del benessere collettivo, fino allo smantellamento del sistema sanitario: questi elementi sono tutti indicatori di un inevitabile decadimento della salute.
La privatizzazione di tutto il sistema sanitario pubblico legata alla logica del libero mercato, sia relativamente ai prezzi dei farmaci, sia al sistema assistenziale governato dalle assicurazioni si è tradotta nel binomio cura-lavoro: o si muore perché non si ha lavoro, o si muore di lavoro per mancanza di sicurezza.
Negli anni ’80, dalla prima pagina dell’Unità, Napolitano lanciava un monito: “bisogna abolire lo stato sociale.” Questa affermazione la dice lunga, sulle indicazioni date alla classe politica sul progetto politico da realizzare e su chi doveva realizzarlo: proporre un nuovo modello di controllo senza perdere l’occasione per mercificare ancora di più la domanda di salute, dalla quale estorcere lauti profitti.
In questo modo si realizzava quanto Monti aveva enunciato: l’introduzione del sistema assicurativo, attraverso un metodo che estorceva il consenso dei cittadini e ne impediva la capacità di reazione.
Una strategia politica adottata già da diversi anni. Per portare un esempio concreto, quando si vuole dismettere un ospedale lo si svuota gradualmente dei servizi, fino a renderlo inefficiente, inducendo l’utenza a rivolgersi altrove, prevenendo così le naturali azioni di opposizione della cittadinanza, la quale si adatta alla situazione che progressivamente si delinea. Così è successo anche per la scuola pubblica.
La classe dominante agisce sulle masse attraverso un fine lavoro psicologico che si basa sull’adattamento, capacità fondante del “sistema uomo” per realizzare i propri obiettivi, affinando le armi del controllo sociale, Covid insegna.
Questa politica non poteva prescindere, per andare in porto, da due condizioni: l’adesione e il consenso dei cittadini. Tutto ciò convincendoli che il concetto universale di salute deve essere modificato nell’ottica del risparmio, dei lavoratori, convincendoli che il concetto stesso di lavoro sanitario, deve essere sempre meno rivolto alla cura, e sempre più alla logica del profitto, per cui non è importante quello che si fa concretamente, ma il giro di soldi che genera.
La situazione attuale è già molto avanti in questo senso: la gratuità delle cure, rese inaccessibili per molti, è già stata compromessa dall’introduzione di ticket elevatissimi sulle prestazioni e sui farmaci e tagli pesantissimi sono stati effettuati ai servizi con pesanti ricadute sui pazienti e sui lavoratori della sanità. Infatti i ritmi di lavoro sono aumentati al punto da mettere a rischio la sicurezza degli utenti e dei lavoratori stessi.
In una situazione considerata così grave e nella quale si chiedono “sacrifici a tutti”, col pretesto che mancano le risorse, si accelera la così detta ”quarta rivoluzione industriale”, che offre l’occasione di adottare misure non più graduali, anche in settori come la sanità, terreno appetibile per i grandi colossi industriali, trasformando la sanità sul modello 4.0.
L’adozione di tecnologie digitali consentirà alla “catena del valore” di cogliere una serie di vantaggi che garantiranno l’aumento della produttività e competitività delle imprese, restituendo così completamente la sanità pubblica alle logiche di mercato. Una logica che non ha subito nessuna inversione, anzi, nei diversi paesi europei, per rispondere alla crisi economica e alla riduzione delle risorse pubbliche per il Welfare, da anni era già in corso una ri-progettazione dei sistemi sanitari, investendo e mobilitando risorse pubbliche e private addizionali nella Sanità digitale: un grosso business e una fonte inesauribile di profitto, per la quale sono stati stanziati dal Ministro della Salute 172.898,380,00 milioni di euro. Una scelta che, tra le altre cose, si avvarrà dell’aiuto e della complicità dell’alleato Israele, considerato leader mondiale nel campo dell’Intelligenza artificiale, nella medicina e nei sistemi sanitari. Un contributo considerato “significativo per l’assistenza sanitaria in tutto il mondo”, omettendo il suo utilizzo per rafforzare la sorveglianza di massa in un territorio sotto assedio e contro un popolo verso il quale sta perpetuando un genocidio.
Sorge allora spontanea la domanda: come opporsi a questo stato di cose? La strada maestra è, innanzitutto, non delegare ai responsabili e ai complici di questa grave situazione, essere protagonisti della nostra vita, della nostra sicurezza, della nostra salute. Possiamo farlo attraverso l’informazione e la denuncia come forme primarie di prevenzione, la solidarietà reciproca e lo studio collettivo, la lotta e la mobilitazione popolare, la partecipazione l’organizzazione, sempre al fianco degli anziani, dei disabili, dei pazienti, dei lavoratori e delle lavoratrici, che hanno pagato un tributo altissimo (durante il Covid) rispetto alla loro condizione e nello svolgimento della propria professione al servizio della collettività.
Di fronte a quest’attacco il nostro pensiero e la nostra azione politica deve assicurare centralità alla lotta per la salute nella sua dimensione collettiva, una lotta da portare avanti uniti e organizzati per il diritto alla salute e il diritto alla cura contro un sistema che genera solo morte, miseria, malattie, distruzione e guerre.
Gina De Angeli