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Il Principio Speranza del Futuro

Il Principio Speranza del Futuro

La Fantascienza è una forma di letteratura popolare – per nulla nel senso spregiativo del termine – nata non casualmente con la società industriale, perché la sua specifica forma narrativa ha permesso e permette tuttora di rappresentare le potenzialità ed i timori degli uomini di fronte ad una situazione che modifica di continuo, in una maniera mai vista prima, le condizioni materiali di vita di ogni essere umano. È facile notare la forte presenza dell’anarchia – intesa sia come appartenenza ideologica e talvolta militante dei singoli scrittori, sia come tematica narrativa che va di là di questi, pur numerosi. Queste schede di lettura vogliono sostanziare la seguente tesi: se, come dicevamo all’inizio, la fantascienza rappresenta i timori e le speranze verso il futuro della società industriale, l’anarchia rappresenta il lato della speranza.

AYERDAHL & DUNYACH, Jean-Claude, Stelle Morenti (Titolo Originale Ètoiles mourantes,1999, edizione italiana Fanucci, 2000).

Il romanzo dei due autori francesi ha vinto il premio Tour Eiffel di fantascienza nel 1999 ed il premio Ozone nel 2000. Ayerdhal (pseudonimo di Marc Soulier) è stato uno scrittore lionese di fantascienza poi passato al thriller, molto amato in Francia, morto nel 2015; J. C. Dunyach è ingegnere, matematico e scrittore.

L’universo di Ayerdhal e Dunyach non è quello che solitamente descrive la maggior parte degli autori di fantascienza: gli umani non vivono in pianeti colonizzati, bensì in simbiosi con esseri alieni immensi: gli Animali-Città. Al loro interno vivono i rami umani che hanno sviluppano diversi tipi di società, ognuno all’interno di un differente Animale-Città. Questi immensi esseri viventi sono in grado di viaggiare attraverso lo spazio-tempo (il Ban), possono comunicare telepaticamente con gli umani e sono dotati di grande saggezza. La vicenda avviene dopo la cosiddetta “dispersione”, che ha separato definitivamente le civiltà umane dopo vari conflitti in 4 rami:

  • i meccanicisti: società organizzata in caste, di stampo militare i cui membri maschi vivono in simbiosi con armature intelligenti che accumulano le personalità ed i ricordi di coloro che le indossano;

  • gli organici: società anarchica ispirata ai principi del collettivismo libertario, al cui interno matura una opposizione giovanile che spinge per la riunificazione dei rami in linea con principi antirazzisti. Gli organici vivono in simbiosi con l’Embionte, un organismo che potenzia il loro corpo e fa maturare negli ospiti strani oggetti noti come Artefatti di cui si devono liberare il più presto possibile per non morire deformati;

  • i Connessi, che vivono grazie ad un flusso costante di dati informatici senza il quale sono destinati a soccombere, metafora profetica degli umani contemporanei;

  • Gli Originari, infine, rappresentano l’unico ramo che ancora abita il vecchio pianeta Terra governato da un tiranno (Il Caronte). Gli autori li relegano in una fase totalmente decadente e prossima all’estinzione: essi vivono unicamente per riprodurre un simulacro di se stessi: una sorta di personalità post-mortem (la “personae”) ricreata artificialmente dal traghettatore dei morti (Gadjo).

I ricongiungimenti tra i quattro rami, voluti dagli Animali-Città, avverranno in occasione dell’esplosione di una supernova in grado di trasformare i parametri spazio-temporali dell’universo, di fatto causando una vera e propria rivoluzione del mondo conosciuto e conoscibile.

Il romanzo è un manifesto antirazzista e libertario, forse macchiato da certo alone di misticismo metafisico, ma che infonde un barlume di speranza, quella di una nuova umanità, in un universo che possiederà riferimenti spazio-temporali non consueti.

Gli autori nelle loro dettagliate e complicate descrizioni scientifiche si sono avvalsi della collaborazione di astrofisici e matematici francesi come Jean-Pierre Luminet, Jean-Louis Trudel e Françoise Chatelin. La rappresentazione (delle varie società disegnata dagli autori è affascinante e minuziosa. Rilevante il dialogo fra madre e figlia protagoniste del ramo degli Organici:

Rifiutando il concetto di potere, l’anarchia impedisce alla comunità di esercitare una pressione sull’individuo, anche se il punto di vista dell’individuo è contrario a quello di tutti gli altri, o addirittura pericoloso per l’insieme della comunità (…). Ora, se da una parte niente prova che la comunità-meno-uno abbia ragione, dall’altra, l’entità che essa costituisce sviluppa un’organizzazione propria le cui manifestazioni sono di tipo individualista. Ecco perché, oltre al potere, l’anarchia rifiuta il concetto di società, inteso come gruppo organizzato, preferendo quello di comunità, nel senso di collettività d’interessi… il principio di organizzazione dà origine a coazioni, quindi all’espressione di un potere, mentre la collettività d’interessi, basandosi sulla coesione, provoca la discussione e quindi la coerenza. È strano, come vedi, ma è nostro interesse che tutti siano felici, anzi, che ognuno tragga beneficio dalla felicità altrui.”

Durante l’assemblea che riunisce tutti i rappresentanti dei diversi gruppi, i Meccanicisti tenteranno un colpo di mano per assoggettare i rami sotto il loro comando prendendo in ostaggio i delegati. Loro intenzione è, inoltre, quella di modificare il Ban grazie alla navicella Zero-più, allo scopo di ricreare un universo che possono facilmente dominare senza l’ausilio degli Animali-Città, il tutto tramite la loro superiorità militare e con la collaborazione del Caronte e del suo animale-città Noone.

Saranno gli anarchici a sventare le manovre meccaniciste, riuscendo anche a convincere uno dei loro soldati migliori, Tecamac, a collaborare con loro, intrecciando anche una storia d’amore con la giovane Organica Erithèè. L’intervento degli anarchici e degli Animali-Città loro alleati ridarà così speranza all’intera umanità che avrà perciò la possibilità di espandersi, come accadrà all’universo dopo l’esplosione della stella morente, senza disperdersi.

Le Città non desiderano mettere termine alla Dispersione (…). Ci propongono al contrario di prolungarla ribattezzandola Espansione. Non si tratta di fondare un quinto Ramo di cui sarebbero parte integrante e che unirebbe individui provenienti dagli altri quattro. Le Città offrono semplicemente a chi lo vorrà la possibilità di sciamare insieme.”

Flavio Figliuolo


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