Il grimaldello della democrazia diretta. Contributo al dibattito.

Da vecchio arnese ormai in disuso e più vicino a partire per l’ultimo viaggio verso il nulla, sento il bisogno di dirigere ai compagni una mia riflessione-invito. I valori fondanti dell’anarchismo hanno un chiaro futuro, ma solo se sapremo guadagnarcelo. Innanzitutto dobbiamo abbandonare l’illusione che la violenza ci porti da qualche parte. Di violenza ce n’è fin troppa nel mondo che ci è toccato in sorte e tra gli umani anche singoli, portati ad usarla anche nelle situazioni più superficiali. Le cronache ce lo insegnano ogni giorno. La vera arma per il futuro che abbiamo affonda le radici fin negli albori del pensiero libertario. Oggi che, soprattutto in Italia, ma non solo, la democrazia rappresentativa (chiamatela delegata o liberale o come meglio vi pare) è in crisi profonda e ce lo dicono anche gli alti livelli di astensione elettorale, oltre al disorientamento totale di chi continua comunque a scommettere sul “nuovo che offre il panorama” salvo pentirsene alla prima occasione, la nostra “democrazia diretta” può diventare un grimaldello vincente se sapremo elaborarla correttamente e diffonderla senza sosta. Il pensiero di Bakunin e degli altri nostri antichi pensatori hanno già chiarito il profondo nesso tra mezzi e fini, e anticipato le storture che derivano dal loro uso errato. Il mezzo non armonico col fine diviene a sua volta fine diverso e lontano dal fine primigenio. La socialdemocrazia, il marxismo, il leninismo e le sue derivazioni hanno dimostrato con drammaticità il loro inevitabile allontanamento dai fini dichiarati e il loro diventare fini di sopravvivenza diversi. La democrazia liberale ha istituito storture quali i politici di professione eterni, la ricerca affannosa del consenso elettorale a costo di spostare i propri ideali più a destra o più al centro o a sinistra, secondo i momenti. L’impossibilità di negare il mandato ai politici che tradiscono i programmi e le promesse su cui sono stati eletti, talvolta passando a schieramenti opposti, nonché l’attaccamento a cariche e poltrone motivate dal solo desiderio di cura del proprio interesse personale. Tutta una situazione riflessa dall’attuale andamento elettorale. Chiariamo subito che democrazia diretta non è certo la barzelletta divulgata dal primo movimento 5 stelle. La democrazia diretta deve diventare il grimaldello principale della nostra azione politica, ma soprattutto va elaborata e divulgata teoricamente e praticamente. Ne va studiata dal nostro intero movimento la sua organizzazione e applicazione pratica quotidiana, solo così saremo in grado di illustrarla alla gente e di ottenerne la simpatia. Oggi è questo il vero compito del nostro movimento: applicarla praticamente alla realtà odierna e divulgarla il più possibile. Un testo datato, ma certo orientativo è stato già elaborato dai libertari spagnoli e in particolare da Felipe Alaiz che dedicò all’organizzazione pratica della democrazia diretta parecchi opuscoli in successione che ne analizzavano aspetti, organizzazione e applicazione pratica. Si tratta sicuramente di teorie datate, ma che possono orientare il movimento in una nuova elaborazione più vicina ai tempi e agli strumenti che oggi abbiamo. Per chi avesse difficoltà a localizzare quei testi rimando al mio lascito di materiali depositati presso l’Archivio della FAI. Della democrazia diretta va studiata la sua applicazione pratica dai livelli di decisione più bassi (condominio, per esempio) a quelli più ampii (nazionali e internazionali), le caratteristiche del mandato imperativo, dei rapporti tra decisioni di maggioranza e minoranza e quant’altro. Se le intelligenze del movimento sapranno elaborare e divulgare questa nuova organizzazione politica e sociale, il nostro movimento riuscirà non solo a sopravvivere, ma anche a giocare un ruolo determinante nel futuro.

Un forte abbraccio a tutti voi.

Giovanni Biagioni

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