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Il comunismo libertario alla prova della storia

Il comunismo libertario alla prova della storia
Guerra-civile-spagnola-300x220Il principale insuccesso del colpo di stato del 19 luglio 1936, scatenato dai generali contro il governo del Fronte Popolare della repubblica spagnola, fu che provocò proprio quella rivoluzione proletaria che intendeva impedire.
Per dare un’idea di quello che fu l’esperienza trasformatrice della rivoluzione spagnola, farò un sunto delle pagine che Vernon Richards dedica a quel periodo nel suo “insegnamenti della Rivoluzione Spagnola”. Richards ne tratta in due capitoli, “Le collettività agricole” e “Le industrie collettivizzate”.
L’esperimento sociale e le conquiste degli operai e dei contadini spagnoli durante gli anni 1936-39 hanno insegnato l’importanza di fare le cose da sé, senza governi e “dirigenti influenti”.
Vernon Richards si dedica allo studio critico delle conquiste dei lavoratori rivoluzionari, per far emergere lo sforzo compiuto dal popolo spagnolo, per trasformare quella che avrebbe potuto divenire una semplice lotta politica in una rivoluzione sociale. Secondo l’autore, ci troviamo di fronte ad un movimento di popolo, spontaneo e improvvisato, in cui i politici (e qui l’autore comprende anche i militanti anarchici più influenti, come si deduce da quello che sostiene in altri capitoli) non ebbero alcun ruolo, cercarono solo contenerlo, controllarlo e distruggerlo.
Nel 1936, l’aspetto principale della questione sociale in Spagna è quello della terra.
Questa è la percentuale di distribuzione della proprietà terriera:
proprietari terra
2,2 68
19,69 21
76,54 13,16
di questo 76 per cento dei proprietari, la metà possedeva non più di un terzo di ettaro a testa, area insufficiente a mantenere una famiglia di contadini.
Oltre ai proprietari, la forza lavoro agricola è composta da una massa di braccianti senza terra.
Una volta sconfitte le forze golpiste, i militari, la Chiesa e i latifondisti, i contadini e i braccianti occupano i grandi possedimenti e li conducono collettivamente.
In Aragona, nella parte della regione non occupata dalle truppe di Franco, furono costituite più di quattrocento collettività, comprendenti mezzo milione di persone. Nel Levante vi erano più di 500 collettività, in Castiglia, roccaforte socialista, vi erano 230 collettività con circa 100 mila membri.
Complessivamente circa tre milioni di persone, donne, uomini e bambini, furono coinvolte nell’esperimento, riuscendo ad attuare questo sistema di vita con risultati immediati, in particolare in Aragona l’ayumento della produzione di grano fu del 30%.
I problemi affrontati dagli operai dell’industria furono più grandi di quelli affrontati dagli operai dell’agricoltura e dai contadini poveri.
L’abbandono delle fabbriche da parte dei dirigenti e dei tecnici fu un serio ostacolo alla ripresa di un’efficiente produzione in breve tempo.
Gli eserciti dei generali golpisti avevano tagliato fuori l’industria catalana dai suoi più importanti mercati interni; la politica di non intervento attuata dalle potenze straniere (USA, Gran Bretagna e Francia) le tagliò dalle fonti delle materie prime, mentre la poltica del governo centrale impediva alle aziende collettivizzate di accedere ai fondi per l’acquisto della materie prime là dove fossero disponibili.
Il governo centrale combatté con ogni mezzo la collettivizzazione ma, nonostante i decreti che estendevano il controllo burocratico sulle aziende, non riuscì mai ad ottenere un controllo completo.
Le qualità organizzative e l’intelligenza degli oerai sono dimostrate da questo: esssi furono capaci di gestire le ferrovie e di riprendere i servizio con un minimo di ritardo dopo la sconfitta del colpo di stato. I trasporti pubblici a Barcellona e nei dintorni furono riorganizzati sotto il controllo dei lavoratori e funzionarono con maggiore efficienza di prima, sevizi pubblici come telefoni, gas, elettricità, acqua funzionarono stto il controllo dei lavoratori entro 48 ore dalla vittoria sulla rvilta fascista, il collettivo dei panettieri assicutrò il pane. I servizi sanitari funzionavano in tutta la Spagna ad opera dei sindacati, sempre i sindacati organizzarono nelle città e nei villaggi scuole per combatte l’analfabetismo (47% della popolazione), le misure radicali prese per risolvere i problemi dei vecchi e degli infermi.
Il popolo spagnolo dava prova concreta di essere in grado di assumersi responsabilità, e soprattutto di avere una visione della società più umana, più equa, più civile di qualunque altra cocnepita e progettata ovunque da politici e governi.
Questo è il merito principale di settanta anni di propaganda e di organizzazione dell’anarchismo in Spagna. Un anarchismo che non è mai venuto meno alla propaganda del proprio ideale, che ha saputo rispondere colpo su colpo agli attacchi della reazione, ma soprattutto ha saputo legarsi alle lotte quotidiane dei lavoratori, alla loro organizzazione sindacale, facendone uno strumento di difesa e di resistenza di fronte ai capitalisti e allo stesso tempo, attraverso l’azione diretta e l’autorganizzazione, un punto di partenza per la trasformazione rivoluzionaria della società, per l’attuazione del Comunismo Libertario.
Tiziano Antonelli

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