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Cassa di solidarietà libertaria di Reggio Emilia

Cassa di solidarietà libertaria di Reggio Emilia

Umanità Nova – d’ora in poi UN: Sappiamo che l’area libertaria di Reggio Emilia e dintorni è composta da molti gruppi e singole individualità che cooperano tra di loro da tempo. La Federazione Anarchica di Reggio Emilia si è formata a partire dagli anni settanta del secolo scorso, l’Unione Sindacale attualmente aderente alla C.I.T. negli anni novanta e le Cucine del Popolo nel 2004. In questi anni avete portato avanti un intervento politico, sociale e sindacale molto variegato ma ora vorremmo che vi focalizzaste sull’esperienza della Cassa di Solidarietà Libertaria. Come e quando è nata?

Alle, Andrea, Fillo e Simone della Cassa di Solidarietà Libertaria di Reggio Emilia – d’ora in poi CSL: La nostra Cassa di Solidarietà nasce intorno agli anni ’80 nelle fabbriche reggiane dov’era presente un discreto intervento libertario realizzato dai compagni anarchici che cominciarono a proporre delle forme mutualistiche di resistenza, al di fuori delle burocrazie sindacali. D’altronde la nostra solidarietà libertaria rientra a pieno titolo nel bagaglio teorico dell’Anarchismo che nella sua dinamica di movimento e di lotta viene sempre accompagnato da valori solidali. In quegli anni la nostra Cassa intervenne più volte sostenendo le lotte significative dei lavoratori tanto a Reggio quanto nel resto d’Italia. Facemmo anche alcune campagne di solidarietà internazionali durante i grandi conflitti del periodo. In particolar modo vogliamo ricordare gli scioperi lunghissimi dei minatori inglesi e di quelli boliviani della COB: costruimmo due eventi di solidarietà al Cinema Rosebud, ai quali parteciparono i medesimi lavoratori inglesi e boliviani, raccogliendo cifre considerevoli in sostegno a quelle lotte radicali e, nello stesso tempo, esemplari.

UN: Come avete poi proseguito dopo questa prima fase?

CSL: Con la ristrutturazione delle fabbriche negli anni ’90, una parte dei nostri compagni uscirono dagli stabilimenti, alcuni andarono in pensione ed altri cambiarono lavoro. Allora decidemmo di spostare la Cassa di Solidarietà sul territorio, caratterizzandola sempre più in modo specifico per avere uno strumento in grado di intervenire a tutto campo con una prospettiva complessiva. In quel periodo ci furono interventi nei confronti del Movimento Anarchico Argentino con una grande raccolta di viveri, medicine e fondi; cercammo di avviare un percorso solidale, sanitario ed alimentare in Senegal per portare verso una parziale autosufficienza una comunità locale con cui abbiamo avuto vari contatti. Poi siamo intervenuti a sostegno dei bambini di Chenobyl e di quelli di un orfanotrofio in Serbia. Naturalmente sono stati fatti tanti altri piccoli interventi in favore di situazioni di lotta, di disagio oppure di assistenza nei confronti dei compagni che avevano perso il lavoro o avevano problemi di salute.

UN: Bene, per venire ai giorni nostri, ora cosa fate?

CSL: Per venire appunto ai giorni nostri, vi dobbiamo dire che la nostra Cassa si è ridefinita come struttura dell’intera Area Libertaria Reggiana che è composta dalla Federazione Anarchica, dall’Unione Sindacale Italiana USI-CIT, dalle Cucine del Popolo, dai compagni della Bassa Reggiana e della zona Montana e da altre individualità: una struttura stabile che cerca di praticare il valore solidale diffondendo la cultura del mutualismo in questi tempi difficili. Anche nel recente passato ci siamo attivati con alcuni interventi significativi a partire dal sostegno militante al Coordinamento Lavoratori Esodati di Reggio Emilia con alcuni eventi importanti. Abbiamo supportato per un certo periodo anche alcuni metalmeccanici licenziati che non riuscivano a trovare lavoro od andare in pensione. Abbiamo dato una mano ai Sinti Rom nella loro battaglia per superare il confinamento della comunità nei campi avvenuta negli anni ’70 da parte del Comune. Le famiglie sinte hanno cominciato a comprare appezzamenti di terreno agricolo su cui hanno insediato camper e roulottes e vi si sono stabilite con il consenso delle varie amministrazioni comunali che si sono succedute dagli anni ’90. Dal 2010 i Comuni hanno cominciato a denunciare queste famiglie per lottizzazione abusiva, cercando di confiscare il terreno su cui si erano insediate. Il nostro sostegno dato alla comunità riguardava l’accompagnamento, anche da un punto di vista tecnico, di queste rivendicazioni indipendenti proprio mentre il Comune iniziava ad eseguire gli espropri. Si chiedeva il riconoscimento in campine “autogestite” degli insediamenti esistenti permettendo così di svuotare e chiudere i campi dei Sinti ancora presenti nel Comune di Reggio Emilia. Anche in questo periodo si è mantenuto il valore internazionalista che la nostra Cassa ha sempre avuto: per fare un esempio concreto, con alcuni piccoli interventi a supporto di comunità o movimenti di lotta come i Mapuche. Non sono mancati interventi economici di supporto a situazioni culturali di segno libertario, oppure ad operazioni mutualistiche messe in campo dall’anarchismo reggiano attraverso le sue varie componenti.

UN: Per concludere, domanda ovvia: come vi siete posti davanti alla pandemia?

CSL: È stata potenziata la Cassa allargando la rete solidale e si è lanciata una mobilitazione all’insegna di: “COMPAGNE E COMPAGNI RICCHI SOSTENETE COMPAGNE E COMPAGNI POVERI”. Questa campagna, tuttora in corso, ci ha permesso di costruire nuove relazioni con tante e tanti nuove compagne e nuovi compagni, a conferma della bontà di un progetto costruito dal basso e gestito da tutti in forma assembleare. Si sono definiti i gruppi di raccolta secondo le aree del Movimento sollecitando tutte e tutti a fare, sempre secondo le proprie possibilità, versamenti mensili; si è dato vita ad una piccola assistenza per i compagni anziani e bisognosi che ha saputo essere puntuale e presente con varie commissioni e diversi servizi. Tutto questo ci ha permesso di diffondere non soltanto un’importante forma di mutualismo ma, soprattutto, il grande valore umano che questo porta con sé, in un momento in cui rischiavamo (e rischiamo tuttora) di essere sempre più soli, spaventati e distanti gli uni dagli altri. Un bel modo per sottolineare ancora una volta il legame indissolubile esistente fra anarchismo e solidarietà, laddove non potrebbe esservi uno senza l’altro. Grazie al lavoro svolto in questo periodo di emergenza sanitaria, si è registrato un buon livello di presenza e militanza all’interno dei nostri circoli, rendendo la nostra iniziativa ben visibile in città. Stiamo lavorando per fare anche due interventi di solidarietà internazionalista, il più importante dei quali è indirizzato ai compagni e alle compagne brasiliane del gruppo Aurora Negra di San Paolo con i quali esiste un rapporto da diverso tempo. Nel futuro più prossimo estenderemo la nostra Cassa anche nella nostra Provincia dove operano compagni molto impegnati su questo terreno per consolidare sul territorio la nostra esperienza resistente ed autogestita. Concludendo, riteniamo che sarebbe necessario produrre una riflessione a più voci sul valore della solidarietà libertaria di classe ai tempi della crisi e della pandemia: una simile riflessione dovrebbe ragionare su come tenere sempre fuori le nostre esperienze solidali sia dalle istanze capitalistiche sia dai riconoscimenti istituzionali.

UN: Ok, teneteci sempre informati sulle vostre attività!

CSL: Sicuramente.

(Intervista redazionale)

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