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Cambiamenti climatici. Piove? Governo ladro!

Cambiamenti climatici. Piove? Governo ladro!

 

Nella campagna toscana, dove sono cresciuto, questa affermazione era frequente sulla bocca e nella testa  dei popolani.

Se piovesse o meno la conclusione era sempre la stessa.

In questi tempi piove meno e male: nella zona collinare a sud di Firenze, dove abito, nell’ultimo decennio sono caduti circa 500 mm di pioggia in meno del decennio precedente, nonostante le frequenti bombe di acqua.

Gli studiosi del clima da anni ci avvertono che l’aumento delle temperature della Terra e dei mari  faranno sentire i loro effetti disastrosi anche sulla produzione mondiale delle materie prime alimentari.

Ormai ci siamo: in pianura padana le semine di riso e mais sono a rischio, perché a spendere  per  lavorazioni dei terreni, semine, concimazioni e diserbi in pre emergenza, occorre un  gran coraggio o la palla di vetro.

Per il grano la situazione è meno drammatica, anche se al momento la levata (crescita) di questo cereale è piuttosto scarsa, tanto che molti agricoltori sono in dubbio se fare o meno le concimazioni azotate di prassi.

Questa siccità interessa anche i frutteti e le colture orticole  primaverili-estive, entrambi attuate solo in terreni irrigui, alimentati da pozzi di falde acquifere sotterranee o da fiumi e canali superficiali.

Sia le acque sotterranee che superficiali vanno in crisi e riducono la loro portata utilizzabile in agricoltura se le precipitazioni sulla terra ferma raggiungono velocemente il mare, con la naturale velocità di corrivazione. Così se piove poco, quel poco va conservato fin dalle quote altimetriche più alte.

Per mitigare gli effetti delle siccità occorrono interventi umani, che trattengono le acque piovane e di scioglimento di nevi e ghiacciai .

Bacini montani e collinari da poche decine di migliaia a centinaia di milioni di m. cubi, reti di canalizzazione in zone pianeggianti, conservazione e manutenzione delle zone umide residuali.

La presenza di invasi acquiferi in zone a quote superiori al livello del mare, oltre a servire centrali idroelettriche, acquedotti per consumi civili, industriali, agricoli, ricarica la dinamica naturale delle acque profonde, che alimenta la rete di risorgive, sorgenti e pozzi, che si trovano a quote inferiori all’invaso.

Se i grandi invasi montani suscitano perplessità di vario tipo negli ambientalisti, alcuni interventi semplici sarebbero da realizzare come regole di comunità, dove l’iniziativa dei cittadini dovrebbe essere favorita dalle istituzioni.

Esempi. Laghetti collinari e montani, da poche decine di migliaia di m. cubi a qualche centinaio di migliaia di m. cubi, si possono inserire perfettamente nell’orografia del territorio italiano alpino e appenninico.

Nelle piccole e medie valli percorse da corsi d’acqua con portate più o meno costanti, gli sbarramenti in terra potrebbero invasare milioni di m. cubi di acqua, per conservare piogge regolari o bombe di acqua, che altrimenti toccano terra e corrivano velocemente a valle, dove non sempre gli alvei dei fiumi nei centri abitati sono abbastanza ampi per contenerle.

I piccoli invasi sarebbero da costruire anche su terreni privati, dove il proprietario mette a disposizione la superficie dell’invaso per utilizzarne una parte di acqua, e la comunità che ne beneficia i soldi del fisco per realizzarlo.

Come detto sopra, un invaso a quote superiori al livello del mare  alimenta la dinamica naturale delle acque profonde, portando benefici a tutto il territorio sottostante.

Inoltre i piccoli invasi, se diffusi, sono strategici per contenere gli incendi boschivi, infatti gli elicotteri potrebbero riempire il cestello compiendo brevi tratti fra il pescaggio ed il lancio.

I laghetti sono anche un beneficio paesaggistico, come attrazione per escursionisti vari.

Un altro punto di raccolta e stoccaggio delle acque piovane sono i tetti degli edifici  e le cisterne interrate dove convogliare l’acqua raccolta.

Case di campagna o capannoni in genere dispongono di spazi esterni dove interrare cisterne di acqua pronta per  usi irrigui,  per le cassette dei wc, per gli allevamenti animali.

Tutte le superfici impermeabilizzate come  tetti e  strade, di zone montane e collinari aumentano la velocità di corrivazione delle acque, che piombano a valle con ondate rapide e distruttive.

Favorire la dotazione di cisterne private e pubbliche, depotenzierebbe le piogge impetuose e ridurrebbe il consumo di acque potabili.

In una società autogestita queste misure per ridurre i problemi dei periodi siccitosi, sarebbero temi da sviluppare fra cittadini per trovare e  provare soluzioni condivise  e praticare forme di emancipazione sociale.

Nelle società dominate da un sistema statale, quanto vuoi partecipato, succede che le regole di comunità sono impastoiate in percorsi burocratici, per arrivare ad una soluzione che garantisca un profitto capitalistico a chi gestisce  un bene anche se pubblico (vedi comunità energetiche per le fonti rinnovabili).

Ho iniziato questo scritto con una battuta e finisco con un’altra.

Qualche settimana fa il primo ministro israeliano, in visita in Italia, disse che ci avrebbe insegnato a convivere con la siccità.

Chi saranno i palestinesi italiani a cui rubare l’acqua?

Vincenzo Mordini

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