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L’“Ufologia Rossa” e la Bomba. Un problema di dimenticanza.

L’“Ufologia Rossa” e la Bomba. Un problema di dimenticanza.

Isaac Asimov è stato uno dei più famosi scrittori di fantascienza e, allo stesso tempo, cosa meno nota, anche esponente dell’estrema sinistra del Partito Democratico statunitense, fautore di posizioni socialisteggianti, egualitarie, atee, razionaliste, antisioniste, a favore dell’emancipazione femminile,1 difensore della libertà sessuale in ogni senso come “diritto morale dell’uomo”, ecologiste2 ed antimilitariste.3 Tutti questi temi si ritrovano in moltissimi dei suoi racconti, in particolare quello di un antimilitarismo connesso al tema del possibile disastro nucleare. D’altronde la sua intera vita (1920-1992) si è svolta nel periodo della guerra fredda, dove il tema dell’autodistruzione della vita umana in un olocausto nucleare era fortemente presente nelle coscienze degli uomini di tutto il mondo.

Prendiamo, ad esempio, un brevissimo e lapidario racconto come “Razza di Deficienti!”.4 Naron è un extraterrestre appartenente ad una razza inserita in una pacifica ed egualitaria confederazione di specie intelligenti della Galassia. Stimato come essere di grande saggezza, è incaricato di tenere i registri galattici: in uno segna le specie viventi che hanno raggiunto una certa intelligenza, in un altro quelle che hanno raggiunto la maturità e, di conseguenza, si presentano come potenziali candidati per far parte della Federazione Galattica. Gli giunge la notizia che l’homo sapiens del pianeta Terra è giunto a scoprire l’energia atomica ed è indeciso su quale registro segnarlo e momentaneamente li segna su entrambi; venuto però a sapere che gli esseri umani si fanno la guerra ed hanno già utilizzato armi atomiche, in base alla sua lunga esperienza capisce che stanno per autodistruggersi e li depenna, esclamando “Razza di deficienti!”.

Solitamente, col termine “Ufologia Rossa” ci si riferisce agli studi ed ai racconti riguardanti avvistamenti di UFO e incidenti correlati che, si dice, siano avvenuti dietro la Cortina di Ferro durante gli anni della Guerra Fredda, racconti alimentati per anni dalla segretezza che copriva le attività militari e scientifiche di oltre cortina: c’è però un secondo, meno noto ma più interessante, significato del termine.

L’idea che una civiltà extraterrestre tecnologicamente avanzata abbia raggiunto anche un alto livello di sviluppo politico e morale è un tema ricorrente tra chi si interessa in vario modo di ufologia ed è presente sia tra i “credenti” sia tra gli scettici verso l’idea che gli Oggetti Volanti Non Identificati siano astronavi di civiltà extraterrestri giunte fino a noi. Questa visione suggerisce che una società capace di viaggiare tra le stelle avrebbe dovuto superare molti dei problemi che affliggono le società umane, come la guerra, la povertà e l’ingiustizia, altrimenti si sarebbe autodistrutta ben prima di iniziare un qualunque viaggio interstellare. Da questo punto di vista, “Razza di Deficienti!” può essere considerato una sorta di manifesto dell’“Ufologia Rossa” intesa in questo senso se non, addirittura, data la fama del racconto e la sua data che è del 1958, il punto di partenza.

Esemplifichiamo la cosa ulteriormente, facendo riferimento allo stupendo romanzo “Quelli di Anarres”5 dell’anarchica Ursula K. Le Guin, dove sono presenti due civiltà su due pianeti distinti, orbitanti l’uno intorno all’altro: la civiltà anarcocomunista e pacifica di Anarres e quella di Urras, distinta in due aree, una retta da un capitalismo di stampo liberale e l’altra retta da un regime a capitalismo di Stato – metafora quella di Urras della condizione del pianeta Terra reale durante la Guerra Fredda (il romanzo è del 1974). In quest’ultimo senso del termine “Ufologia rossa”, gli UFO dovrebbero provenire da Anarres e non da Urras che, nel frattempo, si sarebbe autodistrutto. Questa prospettiva può insomma essere vista come un riflesso delle nostre speranze e paure: da un lato, ci dà speranza che l’umanità possa superare i suoi problemi attuali e raggiungere un futuro più luminoso; dall’altro, ci ricorda le sfide che dobbiamo affrontare per evitare l’autodistruzione.

Un compito che oggi appare più difficile di ieri. Come dicevamo all’inizio, nei decenni immediatamente successivi alla Seconda Guerra Mondiale, la “Paura della Bomba”, dell’autodistruzione della vita umana in un olocausto nucleare era fortemente presente nella coscienza dell’intera umanità. Posso fare un esempio tratto dalla mia esperienza di vita. Il primo sogno che io mi ricordi – dovevo avere un sei/sette anni – è incentrato proprio sulla guerra nucleare: mi sono sognato circa trentenne, a bordo di un sommergibile rifugiatosi sotto i ghiacci del Polo Nord per evitare le radiazioni e che per evitare la morte dell’equipaggio poteva emergere per prendere aria solo per pochissimo tempo. Il che, credo, sia indicativo di come il tema dell’olocausto nucleare penetrasse in quegli anni persino nella mente di un bambino.

Il problema è che oggi abbiamo in larga parte dimenticato sia la speranza in un mondo migliore sia la paura dell’autodistruzione, mentre i Dottor Stranamore che non vedono l’ora di premere il pulsante della guerra nucleare sembrano nuovamente comparire da tutte le parti. Il caso più eclatante è stato quello di Liz Truss, all’epoca ministro degli esteri e futuro, sia pure per poco, Primo Ministro inglese che agli inizi della guerra Russia-Ucraina nel corso di una intervista al “Telegraph” ha dichiarato: “Se la situazione mi richiede di premere il ‘pulsante nucleare’ lo farò immediatamente. E non importa che moriranno milioni di cittadini, per me la cosa principale è la democrazia e i nostri ideali. I leader occidentali, per come la vediamo, sono pronti per una guerra nucleare e competono per vedere chi sarà il primo a ricevere l’onore (di premere il pulsante)”.6

Faccio personalmente parte degli scettici sul fatto di venire visitati da navicelle extraterrestri, il che mi addolora molto: vorrei tanto che quelli di Anarres venissero a trovarci e darci una mano, che ne abbiamo davvero bisogno. Dato che è assai improbabile che questo accada, abbiamo una sola soluzione: divenire noi quelli di Anarres e mettere definitivamente fuori gioco le civiltà urrasiane. Il compito è enorme – lo è sempre stato – ma ne va della sopravvivenza stessa nostra e forse addirittura dell’intera vita su questo pianeta.

Enrico Voccia

1È vero che egli si è concesso spesso un po’ troppe libertà con le donne; meno noto è che egli giunse a fare una forte autocritica verso questi suoi atteggiamenti (“ho agito a lungo partendo dal presupposto che abbracciare, baciare e sbirciare fosse una prerogativa maschile […] Non avete idea di quanto mi distrugga il non riuscire a dimenticare che quelle giovani donne avrebbero voluto evitarlo”) e si schierò sempre a favore di tutte le battaglie per i diritti delle donne e contro ogni forma di discriminazione.

2Pur essendo a favore dell’uso civile dell’energia nucleare, è stato uno dei primi scienziati (era un docente universitario di Biochimica) a sollevare, tra le tante cose, il tema che oggi chiamiamo del “cambiamento climatico”.

3Oltre alle cose che si diranno dopo, va ricordato che fu uno degli intellettuali di maggior fama che si impegnò costantemente contro la guerra nel Vietnam.

4Il racconto si trova in Testi e Note n. 1, Urania 697, Arnoldo Mondadori Editore.

5LE GUIN, Ursula K., Quelli di Anarres”, Giugno 1994, Narrativa 43, Editrice Nord.

6Vedi https://www.ariannaeditrice.it/articoli/liz-truss-e-il-pulsante-nucleare | vedi anche https://www.thewatcherpost.it/esteri/liz-truss-premier-uk/ | https://it.topwar.ru/200743-liz-trass-gotova-nazhat-jadernuju-knopku.html La cosa più preoccupante delle affermazioni della Truss è la parte in cui afferma che la sua posizione è largamente condivisa da molti leader mondiali.

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