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La speranza dell’umanità

La speranza dell’umanità

Mentre scrivo queste righe, si è concluso da poco il G20 del 30/31 ottobre 2021, ufficialmente convocato, tra le altre cose, per trovare un accordo allo scopo di evitare il rischio di una catastrofica crisi climatica che, oramai, nemmeno i colpevoli diretti, a differenza di qualche anno fa, cercano di negare più di tanto. Dire che si è giunti ad adottare una serie di pannicelli caldi allo scopo che ci si era prefissi sarebbe un eufemismo a favore dell’azione dei potenti della Terra: un pannicello caldo almeno un sollievo momentaneo lo dà, mentre le risoluzioni adottate, come denunciato in precedenza non solo dalla figura oramai mediatizzata di Greta Thunberg col suo noto “bla bla bla” ma dall’intero movimento di opposizione alla distruzione delle possibilità di vita sul pianeta,[1] anche stavolta sono anche più del solito pura immagine formale senza alcun vero connotato effettivo.[2]

Sarà che da anarchico sono fissato con la coerenza mezzi/fini ma che non si intendesse fare nulla di effettivo mi è sembrato evidente dall’inizio. Se davvero ti sta a cuore la sorte del pianeta e dell’ecosistema, non metti in moto una macchina organizzativa fatta di centinaia di aerei di stato e militari di scorta, migliaia di auto blindate (anche qui tra quelle che trasportavano i potenti della Terra e quelle che facevano da scorta armata), location e pranzi lussuosi, tutto un séguito di familiari il cui unico scopo è la vacanza e lo shopping che vanno scortati a loro volta: un festival dell’inquinamento ambientale dovuto ai consumi individuali. Se davvero ti sta a cuore la sorte del pianeta e dell’ecosistema, ti vedi in videoconferenza, possibilmente prendi anche azioni effettivamente rivolte alla risoluzione del problema ed eviti di fare la parte del Cardinale in Oro e Porpora che predica il valore morale e salvifico della povertà. Se invece devi fare solo scena e lasciare le cose come sono, fai esattamente così.

Alcuni decenni fa, Hans Jonas rivisitava la morale kantiana alla luce della possibilità, sviluppatasi con la Rivoluzione Industriale dopo la morte del filosofo tedesco, per l’azione umana di distruggere le future generazioni umane ed anche la vita in quanto tale nella sua interezza. Kant stesso aveva sintetizzato il punto nodale della sua morale nella formula “agisci in modo da trattare l’umanità, sia nella tua persona sia in quella di ogni altro, sempre anche come fine e mai semplicemente come mezzo”, dagli evidenti aspetti libertari ed egualitari. Nel XX secolo, il il filosofo Hans Jonas notò come essa, di fronte alle nuove prospettive, andava ampliata tenendo conto dei diritti alla vita delle generazioni dei futuri viventi: “agisci in modo che le conseguenze della tua azione siano compatibili con la sopravvivenza della vita umana sulla terra”.

Un movimento di massa come Friday for Future – ma ancor più l’intero ambientalismo radicale – è figlio di questa presa di coscienza e la sintetizza: il dominio dell’uomo sull’uomo è incompatibile con la stessa prosecuzione della vita su questo pianeta. Una società egualitaria e libertaria non è dunque solo moralmente desiderabile ma è necessaria alla prosecuzione della vita stessa. Come nella presa di coscienza della ribellione da parte degli indigeni de Il Mondo della Foresta di Ursula K. Le Guin,[3] noi esseri umani oramai conosciamo l’industrializzazione ed i suoi saperi: non possiamo tornare più indietro e, se vogliamo sopravvivere, dobbiamo solo organizzarci in una forma sociale che la tenga sotto controllo.

La Questione Sociale già da lungo tempo aveva mostrato in pieno il Sadismo Sociale presente nelle minoritarie classi dominanti della società capitalistico-industriale: la loro ricchezza e potenza era chiaramente il frutto della miseria materiale e dell’infelicità morale della gran parte dell’umanità. Di fronte a tutto ciò, la loro scelta è stata quella di non toccare un briciolo delle loro ricchezze a favore degli altri, finché non sono stati costretti per una trentina d’anni ad invertire la rotta dopo la crisi del 1929, la Seconda Guerra Mondiale e, soprattutto, le Resistenze, tornando poi alla loro sadica prassi sociale appena i contesti ed i rapporti di di forza sono stati loro nuovamente favorevoli.[4]

La Questione Ambientale è di sicuro legata alla Questione Sociale: lo sfruttamento dell’ambiente è una diretta prosecuzione dello sfruttamento dell’uomo sull’uomo, con annesso la totale disattenzione, per usare un eufemismo, verso la salute ed il futuro dei lavoratori. Vi è però qualcosa in più. Se in un passato ancora relativamente recente il padrone del vapore poteva mantenere il suo sadismo sociale relegato all’esterno della sua famiglia e, in qualche misura, preoccuparsi del benessere dei suoi figli, oggi questo non appare avere più alcun limite. “Vedi, un giorno tutto questo sarà tuo” se detto oggi da un genitore appartenente alle classi dominanti alla sua discendenza rischia di sembrare una beffa atroce o il segno di un’incapacità di vedere la realtà delle cose.

È paradossale: da un punto di vista razionale potenti, padroni, liberisti, nazifascisti, sessisti e quanto di peggio si possa immaginare dovrebbero sperare nella nostra vittoria, nella vittoria di un mondo senza classi ed autogovernato, dove la logica è quella della soddisfazione dei bisogni e non quella della ricerca del profitto, senza denaro e senza potere politico, perché è l’unico mondo in cui essi, i loro discendenti ed i loro affetti potrebbero sopravvivere.

Il problema è però proprio che potenti, padroni, liberisti, nazifascisti, sessisti, ecc. non adottano affatto un punto di vista razionale o, meglio, l’unica razionalità che conoscono e coltivano è quella rivolta al mantenimento della gerarchia sociale ed al soffocamento delle ribellioni. Da questo punto di vista sono indubbiamente geniali, peccato che la loro intelligenza appaia ogni giorno di più rivolta a trovare sempre nuovi, migliori e più dolorosi metodi di evirarsi per far dispetto alla moglie.

In un articolo dedicato ad altro tema,[5] facevamo notare come, tra le tante cose, il movimento No Vax/Green Pass segnava una spaccatura generazionale, in quanto è composto platealmente nella stragrande maggioranza da persone abbondantemente adulte. Un corteo No Vax/Green Pass e uno di Friday for Future si riconoscono a occhio, anche se non si legge alcun cartello o striscione, per le fasce di età che lo compongono per la maggior parte. La cosa, dicevo, si spiegava in base alla formazione politica che aveva ricevuto il movimento Friday for Future, in cui la critica al negazionismo pseudoscientifico e al becero complottismo politico era stata un momento forte.

Se davvero, allora, la razionalità è rimasta dalla parte di chi è l’ultima speranza di sopravvivenza dell’umanità e, forse, della biosfera in generale, dobbiamo giocarci al meglio le nostre carte che, poi, in buona parte, sono le stesse del movimento operaio e socialista libertario dei suoi inizi con, in più, la consapevolezza di un livello di distruttività delle relazioni sociali capitalistiche – e gerarchiche in generale – prima inimmaginabile.

Enrico Voccia

NOTE

[1] Alcuni compagni sono infastiditi dalla scelta mediatizzazione della propria figura da parte della giovanissima militante ambientalista svedese che ha dato vita al movimento Friday for Future. Questo fatto, però, non inficia la sostanza del problema che agita e delle critiche che pone al potere politico ed economico che, d’altronde, sono in parte comuni alle ali più radicali del movimento ambientalistico, quello per cui questo “senza lotta di classe è giardinaggio”.

[2] https://www.ilpost.it/2021/10/31/g20-accordo-clima/ .

[3] K. LE GUIN, Ursula, Il Mondo della Foresta, Prima Traduzione Italiana Milano, Nord (Cosmo. Collana di Fantascienza), 1977.

[4] Vedi PIKETTY, Thomas, Il Capitale nel XXI Secolo, Milano, Bompiani, 2014.

[5] VOCCIA, Enrico, “Il Sonno della Ragione Genera Davvero Mostri”, in Umanità Nova, n° 29, 3 ottobre 2021, pp. 6/7.

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