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Claudio Catanese. Un caro ricordo.

Claudio Catanese. Un caro ricordo.

Un po’ di ricordi sparsi di Claudio. Nel gruppo alcuni di noi lo conoscevano da tantissimo tempo, da oltre quarant’anni e lo ricordano sempre pieno di vita e di iniziative. Ricordano, in particolare, la sua esperienza di “Blue Cobalto”, un ritrovo culturale ed artistico nel cuore del centro storico di Napoli in cui, in anni di “riflusso”, tenne viva la cultura anarchica in città. Tutti poi di lui ricordiamo le lunghe chiacchierate in cui riusciva a a mettere insieme la controcultura libertaria con l’anarchismo sociale.

Poi, alcuni anni fa, aderì al Gruppo “Mastrogiovanni” della F.A.I. e cominciammo a vederci ancora più di frequente, organizzando tutta una serie di iniziative in cui spesso lui era l’animatore – una vera e propria macchina da guerra come organizzatore di eventi.

Poi, gli ultimi anni e la pandemia. Un’immagine o meglio un ricordo ci torna spesso in mente durante questo lungo periodo di restrizioni del primo lockdown che oggi sembrano a volte un pallido ricordo. Una città deserta, Napoli, che ci trovavamo spesso a vivere da soli, persino durante quel maggio 2020 quando alcune restrizioni furono attenuate (in realtà un po’ per lavoro, un po’ per spirito di ribellione individuale, un po’ per attività politica ci sentivamo relativamente liberi rispetto al coprifuoco ed alle intimazioni a “restare a casa”; poiché vivevamo nello stesso quartiere, ci vedevamo spesso con lui).

Eravamo però certi di una cosa, di un punto di riferimento che riusciva a rassicurarci e farci sentire meno soli… un luogo: Piazza Miraglia, nel centro storico di Napoli. In quella piazza Claudio Catanese, compagno del nostro gruppo, artista anarchico, poeta underground, spesso durante e anche dopo le restrizioni imposte dalle istituzioni, organizzava ritrovi, spettacoli musicali e video insieme a molti amici e compagni suoi di lunga data… Col suo triciclo elettrico, dotato di batterie, tablet, telo da schermo, proiettore e altre diavolerie tipiche della sua genialità trascorrevamo ore intere, dal tardo pomeriggio fino a notte insieme, fra video, reading, lettura di poesie, discussioni e molto altro. Un punto di riferimento per tutti, senza differenza di età, sesso, religione ecc… Se c’era una cosa bella in lui, era la capacità di non far sentire solo nessuno e non è stato solo nemmeno il giorno del suo funerale, partecipatissimo nonostante la data e l’assenza di tantissimi.

Tornando a prima, nel novembre del 2018, riuscimmo a mettere in piedi una tre giorni di arte e cultura anarchica di cui l’organizzatore principale dell’evento fu lui, pressoché da solo, che riuscì a coinvolgere compagni dell’Asilo Filangieri, artisti locali ed internazionali, esponenti del cinema, registi, musicisti… Un evento che diventò uno dei più belli della città e che tutti ancora oggi ricordano.

Poi un altro ricordo: il ferragosto del 2019. Nel cortile di casa Morra nel rione di Materdei dove lavorava e viveva, riuscì ad organizzare un vero e proprio evento: cucina e braciate autogestite (ognuno portava cibo idee, musica…), un momento di convivialità interamente organizzato da Claudio, indimenticabile, nel quale erano presenti suoi amici da tutta Europa e Italia.

Un artista ed un uomo che ha girato il mondo, è vissuto per un periodo negli USA e dovunque andava era amato ed apprezzato come uomo, compagno, artista e genio dalle idee vulcaniche. Un anarchico Underground, celebrato anche da articoli di giornale che lo ricordavano così: un anarchico metropolitano gentiluomo, amico dell’artista Herman Nitch, del quale curava il museo a lui intitolato, museo che fu anche una delle “location” più suggestive di un convegno della Federazione.

Potremmo ricordare molto altro del nostro amico e compagno Claudio, come le nostre escursioni dell’APE (Associazione Proletari Escursionisti) la quale per un certo periodo tenemmo in piedi come sezione napoletana, con le braciate improvvisate nel mezzo della valle delle ferriere di Amalfi, dove persino quel luogo diventò punto di attrazione per avventori e turisti inglesi, tedeschi, che si fermarono a parlare con lui e noi e trovavano sempre punti in comune o addirittura amici in comune (non chiedeteci come faceva, non sapremmo davvero dirlo ma era così).

Potremmo anche ricordare i suoi improbabili e bellissimi viaggi, dove incontrava mezzo mondo e che documentava, talvolta in diretta, con il suo inseparabile smartphone.

Potremmo anche ricordare il suo amore viscerale per l’esperienza del Rojava che aiutava in tutti i modi che gli erano possibili: diceva spessissimo che, se non fosse stato per l’età ed i conseguenti acciacchi, sarebbe stato lì, a fianco dell’esperienza del Confederalismo Democratico. Ci ha lasciato anche una sorta di testamento in merito: per ricordarlo voleva che organizzassimo un’iniziativa di conoscenza e sottoscrizione ai compagni sotto attacco. Lo faremo di sicuro, Claudio, come faremo anche l’altra cosa che ci dicesti all’ultima riunione cui partecipasti, una iniziativa per Umanità Nova, e ti dedicheremo anche questa.

Per noi era diventato un punto di riferimento… l’ultimo artista hippy metropolitano e dicendo questo sappiamo che gli avrebbe fatto piacere: durante una discussione fra amici qualcuno, non ricordo perché, disse: “Sì, vabbe’ ma mica dobbiamo fare i figli dei fiori” e lui rispose subito: “Perché no? Io sono un figlio dei fiori!”

Claudio ci ha lasciati questa estate, proprio a ferragosto… ci aveva invitati in tanti, già profondamente malato, al suo 69esimo compleanno la sera fra il 31 luglio ed il primo di agosto, riuscimmo a portargli un po’ tutti un piccolo regalo e ad abbracciarlo – non lo dimenticheremo mai.

Una breve e impietosa malattia, un cancro ai polmoni, lo ha portato via. Nel nostro ricordo però lui è ancora insieme a noi. Ecco abbiamo voluto ricordarlo così, forse in maniera confusa, nei momenti e nelle serate che ci hanno reso felici e spensierati.

Ciao Claudio, ci rivedremo al prossimo viaggio, in questo possiamo solo dire di essere stati fortunati a incontrarti. Scusa per la confusione di queste righe ma siamo davvero commossi all’idea di non vederti più.

Flavio Figliuolo ed Enrico Voccia

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