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Pier Carlo Masini e la storia degli anarchici italiani

Pier Carlo Masini e la storia degli anarchici italiani

Mercoledì 27 settembre 2023 presso la sede del Mutuo Soccorso di Bergamo (Sala Zaninoni) è stato presentato dai due curatori, Franco Bertolucci e Giorgio Mangini, il libro Storia degli anarchici italiani da Bakunin a Berneri di Pier Carlo Masini, recentemente pubblicato dalle edizioni Biblioteca Franco Serantini di Pisa. La presentazione è stata organizzata congiuntamente da Archivio Bergamasco, Biblioteca Franco Serantini di Pisa e Centro Culturale NuovoProgetto di Bergamo.

Il volume, di oltre 550 pagine, raccoglie innanzi tutto Storia degli anarchici da Bakunin a Malatesta e Storia degli anarchici nell’epoca degli attentati, le due fondamentali opere che Masini pubblicò con Rizzoli a distanza di dodici anni l’una dall’altra (1969 e 1981). A queste, che coprono nel complesso un arco cronologico compreso tra la metà dell’Ottocento e l’età giolittiana e che costituiscono una sintesi ancora oggi insuperata sulla storia anarchica in Italia, vera e propria pietra miliare di riferimento per tutti gli studi successivi sul tema, si aggiungono poi alcuni capitoli di un terzo libro che Masini intendeva pubblicare (ma mai completato) sugli anni successivi del Novecento anarchico oltre ad alcuni altri suoi saggi sparsi.

Nel corso della presentazione, volta soprattutto a tratteggiare la biografia intellettuale, umana e politica di Pier Carlo Masini – di cui ricorre quest’anno il centenario della nascita (Cerbaia, 1923 – Firenze, 1998) –, oltre ai due curatori del volume sono intervenuti Carlo Salvioni e Giulio Orazio Bravi. Presidente del Comitato Antifascista di Bergamo, Salvioni ha attinto ad alcuni ricordi personali di Masini che fu figura ben nota nel capoluogo orobico, dove trascorse quarant’anni della sua vita (dal 1957 al 1998) lavorando come funzionario della Pubblica Istruzione e militando in quegli anni nell’area del socialismo democratico. In precedenza Masini aveva invece aderito alla causa anarchica (al riguardo si è ricordata, in particolare, l’esperienza dei GAAP-Gruppi Anarchici di Azione Proletaria attivi tra 1949 e 1957). Già direttore della Biblioteca Civica “Angelo Maj” di Bergamo, Bravi ha invece sottolineato come Masini si sia dimostrato in più occasioni un competente e appassionato bibliofilo e come abbia instaurato un legame profondo con la centrale Biblioteca, luogo di studio e di ricerca di cui era assiduo frequentatore: vi rintracciò lettere scambiate tra Antonio Labriola e Silvio Spaventa (poi prontamente pubblicate), ritrovò e studiò a fondo l’archivio di Arcangelo Ghisleri (che contribuì a trasferire a Pisa) e proprio alla Biblioteca “Angelo Maj” destinò un consistente lascito librario.

Di Masini si è sottolineato il rigore analitico del pensiero, la sistematica, minuziosa ricerca d’archivio, la scrittura limpida, l’accuratezza mai disgiunta da grande passione. Gli studi storici di Masini hanno avuto il merito di sottrarre gli anarchici dalla vulgata che li costringeva nel binomio deformante e semplificatorio di “sognatori o bombaroli”, restituendo all’anarchismo la sua ricca complessità, fatta di una pluralità di correnti e di profili individuali, cercando di ricostruire la genealogia delle sue molte anime e riconoscendone il ruolo fondamentale svolto in Italia soprattutto tra la fine dell’Ottocento e il Biennio Rosso.

Masini fu inoltre promotore, insieme a Maurizio Antonioli che ci ha recentemente lasciato, della “Rivista storica dell’anarchismo”, pubblicata per dieci anni tra il 1994 e il 2004. Nel primo numero della rivista Masini così chiariva, con grande nitidezza, il senso dell’indagare la storia anarchica in modo inscindibile rispetto ai meccanismi di potere, alle “archie”:

L’anarchismo, si sa, è un fenomeno complesso per la varietà delle sue correnti ideali: socialiste e individualiste, violente e non violente, pratico-sperimentali e socio-comportamentali, pedagogiche e psicologiche, ecc. Ma c’è una ragione più profonda di complessità: che non si può fare la storia dell’anarchismo senza fare contestualmente la storia delle sue antitesi, cioè delle archie politiche, economiche, burocratiche, militari, ecclesiastiche, accademiche, massmediali e delle loro contraddizioni. Né il potere si presenta sempre con i sigilli dello Stato, ma si prolunga, camuffato, nella società civile, in oligarchie private non meno pericolose di quelle pubbliche” (“Rivista storica dell’anarchismo”, gennaio-giugno 1994, pp. 5-6).

FT

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