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Le belle statuine

Le belle statuine

Ci sono persone che hanno una strana convinzione: che la storia sia finita, i giochi siano chiusi, che serva giusto una qualche limata per rifinire e niente sia più possibile. Costoro hanno l’idea che la storia sia un percorso teleologico che abbia portato dalla preistoria dritto ai loro tweet indignati per della vernice sulla statua di uno stupratore come Montanelli.

Per costoro la storia è un museo: tutto ciò che è accaduto nel passato va preservato come monumento al percorso che li ha portati a poter scrivere su tweet che le statue non si imbrattano, che farlo è da vandali e che la “storia non si cancella”. Stolti.

Prendiamo l’idea che abbattendo la statua di qualche personaggio più o meno illustre si cancelli la storia e cerchiamo di capire che cosa significhi. Per non parlare del solito stupratore iscritto all’ordine dei giornalisti ed immortalizzato da una brutta statua meneghina, prendiamo invece Churchill – figura che, nella terra di Albione, è stata messa in discussione in questi giorni.

È accaduto, infatti, che qualcuno abbia sollevato la questione di come Churchill fosse un razzista ed un imperialista di prima categoria, dunque la sua figura, rappresentata in varie statue e busti sparsi per il Regno, andrebbe rimessa in discussione. Immediatamente si sono alzati gli scudi in difesa del povero Premier attaccato dai perfidi iconoclasti, si è accusato questi di non saper contestualizzare, di volere cancellare la storia dell’illustre difensore della democrazia britannica dalle mire naziste.

C’è un piccolo problema: Wiston Churchill oltre ad avere delle idee razziste, spesso esternate, era il rappresentante di un sistema, quello colonialista inglese, assolutamente razzista. Tanto per dirne una sotto il suo governo si presero le scorte di cibo dalla fertile regione del Bengala, India, che tra il 1943 e 1944 subiva gravi danni ai raccolti a causa di inondazioni, mandandole in giro per i vari fronti di guerra per sostenere lo sforzo bellico ed evitare che cadessero nelle mani giapponesi – all’epoca le forze nipponiche avevano occupato la vicina Birmania. Risultato? Tre o quattro milioni di morti per fame tra la popolazione del Bengala, assolutamente previste ma volutamente ignorate in quanto gli Indiani occupavano un gradino inferiore nella gerarchia razziale dell’Impero Britannico.

Ovviamente questo episodio non lo si trova sui manuali scolastici di storia contemporanea, venendo spesso ignorato in buona fede o taciuto in malafede da buona parte di coloro che lanciano grida di orrore davanti a qualcuno che dice che Churchill forse sarebbe una figura storica da rivisitare.

Anche qua in Italia siamo pieni di statue, vie e piazze dedicate a illustri e meno illustri colonialisti. Se volessimo davvero contestualizzare, ricordare e comprendere la storia dovremmo riflettere su come l’imperialismo italiano sia stato assolutamente feroce, su come l’esercito italiano, a partire dall’inizio delle avventure coloniali e non solo durante il ventennio, si rese responsabile di crimini nei confronti delle comunità libiche, del Corno d’Africa ma anche della Grecia, della Slovenia e della Croazia.

Ecco, se volessimo parlare di storia e contestualizzarla dovremmo parlare di questo. Le statue e la toponomastica non hanno la funzione di ricordare la storia e di analizzarla ma hanno la funzione di celebrare certi personaggi o eventi. Ora, i personaggi e gli eventi da celebrare vengono scelti in base ai rapporti di forza presenti: dunque, statue e monumenti sono una rappresentazione concreta dei rapporti di forza in vigore.

La storia, come sa chi non vive in un libro di Fukuyama, va avanti. I rapporti di forza mutano, si operano scelte, i meccanismi compiono i loro cicli, a volte per forza d’inerzia, a volte alimentati da nuove forze. La storia è tutto fuorché ferma.

Mettere in discussione, a livello concettuale o a livello di pratica una statua o la toponomastica è un atto assolutamente giusto ed è indice di come la storia non sia ferma. Le belle statuine verranno criticate, qualcuna non sopravviverà alla critica ed il suo bronzo verrà usato per qualcosa di più utile. Altre rimarranno imbrattate cambiando di significato e portando un tangibile segno della memoria storica, quella che ricorda gli oppressi e non celebra gli oppressori.

lorcon

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