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Roma: #FreeThemAll! Presidio solidale antirazzista

10 Gennaio 2023 @ 18:00 - 20:00

Un anno fa, centinaia di rifugiati hanno protestato per più di tre mesi davanti alla sede dell’UNHCR di Tripoli, in Libia. Un evento di autorganizzazione che è passato alla storia del movimento internazionale anche per le condizioni più estreme che hanno vissuto e denunciato.

In Italia non ha avuto alcuna copertura mass-mediatica. Questa mancanza di rilevanza politica istituzionale e giornalistica è anche
dovuta alle palesi e dimostrate responsabilità dello Stato italiano nella costruzione di quei lager in Libia e di tutta la macchina repressiva atta a torturare, uccidere e respingere le persone che si trovano a passare per quelle terre. Attraverso l’esternalizzazione
delle frontiere molti Paesi europei, Italia su tutti, delega a Paesi
come la Libia tutta la gestione e la vita di persone che hanno
estremo bisogno di aiuto e accoglienza e di chiedere asilo politico.
Infatti, l’attuale governo italiano, invece di porre fine al rinnovo automatico degli accordi del Memorandum Gentiloni-Minniti (MoU) che finanzia e addestra questo sistema di morte e tortura, preferisce emanare decreti per ostacolare burocraticamente il lavoro delle ONG nel salvataggio di vite umane.
Durante la mobilitazione autorganizzata queste persone chiedevano semplicemente

di essere evacuate verso Paesi ritenuti sicuri,

di essere garantiti nella richiesta di protezione da parte dell’UNHCR in Libia per tutte e tutti le/i rifugiat*,

la fine del finanziamento della cosiddetta Guardia costiera libica e dei campi di detenzione da parte dell’UE e dei Paesi europei,

qualche forma di giustizia legale per coloro che sono stati uccisi, torturati e detenuti arbitrariamente in quei lager e

che la Libia firmasse e rispettasse la carta della Convenzione di
Ginevra sui rifugiati del 1951.

Durante quella mobilitazione pacifica i manifestanti sono stati
più volte minacciati e aggrediti, ma hanno comunque mantenuto le loro posizioni tenendo salde le loro richieste. Anche se il sit-in fu brutalmente smantellato e centinaia di persone furono imprigionate, il 10 gennaio scorso, i manifestanti non hanno mai abbandonato la
lotta politica né la speranza. Refugees in Libya fa sentire la sua
voce in Europa grazie a chi è riuscit* a raggiungere le coste
occidentali, alleandosi con chi è loro solidale (la rete Solidarity with Refugees in Libya). Ad un anno di distanza, circa 250 manifestanti sono ancora rinchiusi ad Ain Zara dove patiscono violenze, sfruttamento, fame e sete.

Chiediamo il rilascio e l’evacuazione di tutte le persone incarcerate nei campi di detenzione in Libia. Sosteniamo Refugees in Libya e la loro resistenza contro il micidiale regime di morte ai confini europei.

Ringraziamo inoltre Melitea per aver organizzato, in concomitanza con altre piazze europee,

il 10 gennaio 2023 un sit-in a Roma, in via Leopardi 24, alle ore 18:00;

come Gruppo anarchico Mikhael Bakunin – FAI Roma&Lazio, interni ai percorsi Black Lives Matter Roma e Rete Antirazzista saremo in questa piazza e daremo tutto il nostro supporto e solidarietà alle e ai militanti di Refugees in Libya e a tutt* coloro che vivono ancora l’orrore di tutti i Lager, in ogni parte del mondo.

Gruppo anarchico Mikhael Bakunin – FAI Roma&Lazio

Dettagli

Data:
10 Gennaio 2023
Ora:
18:00 - 20:00

Luogo

roma