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ROMA: cineforum “La donna è una cosa meravigliosa”
Ottobre 8 @ 19:00 - 23:00
Riprendiamo i nostri consueti cineforum con una panoramica sulla produzione italiana anni sessanta – settanta meno conosciuta, con una attenzione particolare ai temi del grottesco, del macabro, della follia attraverso lo sguardo di registi come Mauro Bolognini e Damiano Damiani, nel loro rapportarsi spesso conflittuale con l’archetipo femminile.
8 ottobre
LA DONNA È UNA COSA MERAVIGLIOSA (1964) di Mauro Bolognini
Film a episodi il cui titolo palesemente ironico rivela l’intento di mostrare il punto di vista del maschio sulla crisi ineluttabile del suo ruolo di dominio, in una narrazione che potrebbe appartenere a un Ferreri (basti pensare a film come Marcia Nuziale)
In La balena bianca, il nano Eros che ha sposato per interesse la donna cannone, padrona del circo, cerca invano di eliminarla per sposare la sua amante, la nana trapezista Luciana. In Una donna dolce dolce (protagonisti Sandra Milo e Vittorio Caprioli, a loro agio in ruoli al limite del fumettistico) Rossella ama il proprio marito come fosse un neonato, un rapporto possessivo e soffocante fino alle estreme conseguenze. Nel cast comparsata di Tinto Brass che rivendica la sua libertà di scapolo. Tra i due episodi il corto di animazione Ai amore (di Yoji Kuri) l’allucinante parabola di un omino in fuga da una donna che lo vuole suo schiavo (interessante la colonna sonora protoelettronica che sottolinea le atmosfere malsane del disegno)
Questa è la programmazione di ottobre:
15 ottobre
LA STREGA IN AMORE (1966) di Damiano Damiani
Dal romanzo “Aura” del messicano Carlos Fuentes. Sergio, scrittore squattrinato, accetta l’incarico di archivista fattagli da Consuelo, una strana signora padrona di un antico e fatiscente palazzo romano, ma solo perché sedotto da sua nipote, l’affascinante Aura. Ma nella biblioteca lavora già Lorenzo: per prenderne il posto Sergio dovrà compiere un delitto.
Il femminile è rappresentato come labirintica seduzione, malìa intrappolante, e la donna è multiforme Circe e vedova nera nella sua dimora, tana e carcere vista come immensa estensione uterina, dove il maschio è burattino e vittima. Il film si discosta da esempi italiani coevi più debitori dell’estetica gotica (vedi Bava) per sconfinare nello sprimentale pop, nel grafic novel (non a caso Damiani ha lavorato come fumettista, anche horror) complice il bianco e nero contrastato e i tagli netti (fotografia di Leonida Barboni)
Cast notevole: oltre a Richard Johnson e Rosanna Schiaffino (nel ruolo di Aura) spicca l’interpretazione di Gian Maria Volonté (in uno dei suoi ruoli meno conosciuti) e della grande attrice teatrale Sarah Ferrati, che raramente si è concessa al cinema. Musiche di Luis Bacalov.
22 ottobre
PER LE ANTICHE SCALE (1975) di Mauro Bolognini
Dal romanzo, in parte autobiografico, di Mario Tobino. Nel manicomio di Lucca, ai tempi del fascismo, il primario professor Bonaccorsi si ostina a cercare le prove di un’ origine virale della malattia mentale. È al centro di un microcosmo – harem fatto di colleghe, amanti, malate più o meno represse, dove la sua ossessione di controllo, la volontà di piegare la realtà scontrandosi ogni giorno con il suo evidente fallimento, rappresenta il fallimento di un’intera epoca, di una visione del mondo.
Nel libro di Tobino, psichiatra e scrittore che non accetterà mai la rivoluzione basagliana, è evidente il contrasto tra due concezioni della follia, e di conseguenza di approccio alla cura. Nel film il vecchio mondo è rappresentato da un Mastroianni intenso e dolente, che interpreta il professor Bonaccorsi, mentre il nuovo mondo da Françoise Fabian, nel ruolo di una giovane dottoressa che si fa portavoce delle nuove teorie. Inoltre nel cast presenze notevoli, come Adrana Asti, Barbara Bouchet, Lucia Bosè. Le musiche di Morricone, ben poco “morriconiane”, si ispirano alle prime avanguardie novecentesche (Shoemberg ecc.)
29 ottobre
GRAN BOLLITO (1977) di Mauro Bolognini
Tratto liberamente dalla vera storia di una delle prime serial killer italiane, quella Leonarda Cianciulli che trasformava le sue vittime in sapone (era detta “La saponificatrice di Correggio “)
Lea è visceralmente legata all’unico figlio, avuto quasi per miracolo dopo innumerevoli aborti. Per evitare di perderlo non esita a esercitare le sue arti stregonesche, mettendo a bollire nella soda caustica tre amiche sole e senza figli.
Danza macabra che spinge a tutta sul feroce sarcasmo e il grottesco ai limiti dell’horror, il film è famoso per le interpretazioni “travestite” di tre attori tra loro diversissimi come Renato Pozzetto, Alberto Lionello e addirittura Max von Sidow, nel ruolo delle tre zitelle destinate a diventare sapone, mentre la terribile Lea è resa magistralmente da Shelley Winters, non nuova a parti sopra le righe. Oltre a loro nel cast Mario Scaccia, Laura Antonelli e l’immanchevole Adriana Asti, mentre è curioso trovare nello stesso film le due mogli “fantozziane” Liù Bosisio e Milena Vukotic. Musiche ovviamente geniali di Enzo Jannacci.
Dopo le proiezioni si potrà dibattere, bere, fare, mangiare…
Come sempre ci vedremo ogni mercoledì alle ore 19:00 in Via Vettor Fausto 3, Garbatella (entrare dal portone e scendere le scale).
Gruppo Anarchico Bakunin, F.A.I. Roma e Lazio