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Palermo: fuori Alfredo dal 41bis
16 Dicembre 2022 @ 17:30 - 20:00
PRESIDIO IN SOLIDARIETA’ CON ALFREDO COSPITO IN SCIOPERO DELLA FAME CONTRO IL 41BIS
FUORI ALFREDO DAL 41BIS
STRAGISTA E’ LO STATO
STRAGISTA E’ LO STATO
ai Quattro canti
I compagni anarchici Alfredo Cospito ed Anna Beniamino, detenuti in carcere, sono accusati di essere responsabili dell’esplosione di due ordigni a basso potenziale davanti alla scuola allievi dei carabinieri di Fossano, esplosione che non ha provocato nessun morto o ferito. Per Alfredo è stata richiesta per la prima volta nella storia la condanna per strage politica all’ergastolo ostativo (fine pena: mai): lo stesso stato che l’8 marzo 2020 ha ucciso 13 detenuti nel carcere Sant’Anna di Modena, che dal 2014 annega in media dieci migranti al giorno trasformando il mediterraneo in un enorme cimitero a cielo aperto o che copre e salva i responsabili delle stragi della Thyssenkrupp o di Viareggio, ora vuole rinchiudere per sempre un compagno in carcere affibbiandogli l’infamante etichetta di “stragista”.
Come se non bastasse Alfredo, “colpevole” di continuare ad esprimere dal carcere le proprie opinioni e partecipare al dibattito politico della propria area, dal maggio di quest’anno è stato sottoposto al regime carcerario del 41bis: una vera e propria forma di tortura bianca in cui il detenuto passa 23 ore su 24 nella propria cella e accede all’ora d’aria in un riquadro di cemento coperto da una rete metallica; i colloqui possono essere solo uno al mese con la presenza di un vetro separatore, la corrispondenza è censurata e si ha la possibilità di leggere solo libri provenienti dalla biblioteca del carcere. Questo ordinamento penitenziario nasce come reazione alla cosiddetta “emergenza” mafia (un fenomeno che di emergenziale ha poco ma che in realtà rappresenta un dato strutturale del capitalismo meridionale) ma dai primi anni del 2000 è stato ampliato anche ai detenuti politici, aprendo le proprie porte nel 2005 per quattro militanti delle BR-PCC di cui una si è tolta la vita.
Contro tale ordinamento penitenziario e contro l’ergastolo ostativo, il 20 ottobre Alfredo ha iniziato uno sciopero della fame ad oltranza ed è stato seguito da Anna, per cui sono stati richiesti 29 anni di carcere, e da altri compagni detenuti dentro e fuori l’Italia, con lo scopo di rendere tutto il mondo cosciente di quelli che lo stesso Alfredo ha definito “due abomini repressivi”.
Quando il 12 dicembre 1969 esplose una bomba alla Banca Nazionale dell’Agricoltura a Piazza Fontana a Milano, causando diciassette morti e oltre ottanta feriti, bomba messa dai fascisti coperti e coordinati dallo stato, inquirenti e giornalisti si premurarono immediatamente di seguire la pista anarchica cercando di delegittimare e indebolire le lotte operaie e studentesche che in quel periodo infiammavano il paese. Come nel 1969 dalla repressione anti-anarchica si passò a una repressione di chiunque si ponesse in contrapposizione con gli interessi e i piani di stato e padroni, così crediamo che questa vicenda sia solo l’inizio di una svolta repressiva che vediamo già in atto. Tra i tanti esempi ricordiamo solo che nell’ultimo periodo sono stati arrestati quattro studenti medi torinesi per le proteste contro l’alternanza scuola lavoro, oppure che è iniziata una indagine per associazione a delinquere contro i sindacati di base piacentini che portano avanti da anni una importante lotta nel comparto della logistica. La lotta di Alfredo non è dunque qualcosa che riguarda unicamente lui o la galassia anarchica, ma la libertà di tutte e di tutti.
Come se non bastasse Alfredo, “colpevole” di continuare ad esprimere dal carcere le proprie opinioni e partecipare al dibattito politico della propria area, dal maggio di quest’anno è stato sottoposto al regime carcerario del 41bis: una vera e propria forma di tortura bianca in cui il detenuto passa 23 ore su 24 nella propria cella e accede all’ora d’aria in un riquadro di cemento coperto da una rete metallica; i colloqui possono essere solo uno al mese con la presenza di un vetro separatore, la corrispondenza è censurata e si ha la possibilità di leggere solo libri provenienti dalla biblioteca del carcere. Questo ordinamento penitenziario nasce come reazione alla cosiddetta “emergenza” mafia (un fenomeno che di emergenziale ha poco ma che in realtà rappresenta un dato strutturale del capitalismo meridionale) ma dai primi anni del 2000 è stato ampliato anche ai detenuti politici, aprendo le proprie porte nel 2005 per quattro militanti delle BR-PCC di cui una si è tolta la vita.
Contro tale ordinamento penitenziario e contro l’ergastolo ostativo, il 20 ottobre Alfredo ha iniziato uno sciopero della fame ad oltranza ed è stato seguito da Anna, per cui sono stati richiesti 29 anni di carcere, e da altri compagni detenuti dentro e fuori l’Italia, con lo scopo di rendere tutto il mondo cosciente di quelli che lo stesso Alfredo ha definito “due abomini repressivi”.
Quando il 12 dicembre 1969 esplose una bomba alla Banca Nazionale dell’Agricoltura a Piazza Fontana a Milano, causando diciassette morti e oltre ottanta feriti, bomba messa dai fascisti coperti e coordinati dallo stato, inquirenti e giornalisti si premurarono immediatamente di seguire la pista anarchica cercando di delegittimare e indebolire le lotte operaie e studentesche che in quel periodo infiammavano il paese. Come nel 1969 dalla repressione anti-anarchica si passò a una repressione di chiunque si ponesse in contrapposizione con gli interessi e i piani di stato e padroni, così crediamo che questa vicenda sia solo l’inizio di una svolta repressiva che vediamo già in atto. Tra i tanti esempi ricordiamo solo che nell’ultimo periodo sono stati arrestati quattro studenti medi torinesi per le proteste contro l’alternanza scuola lavoro, oppure che è iniziata una indagine per associazione a delinquere contro i sindacati di base piacentini che portano avanti da anni una importante lotta nel comparto della logistica. La lotta di Alfredo non è dunque qualcosa che riguarda unicamente lui o la galassia anarchica, ma la libertà di tutte e di tutti.
Dalle piazze, alle carceri, dal mediterraneo fino ai luoghi di lavoro, stragisti sono stato e padroni.
Solidali con Alfredo e gli/le altri/e compagni/e in sciopero della fame
Tutte e tutti libere/i
Solidali con Alfredo e gli/le altri/e compagni/e in sciopero della fame
Tutte e tutti libere/i
Compagne e compagni contro la repressione